CULTURA: Il film che i russi guardano sempre a Capodanno… da 43 anni

Novyj God, ovvero l’«Anno Nuovo», è la festa più amata dai russi. Nella notte a cavallo tra il 31 dicembre e il primo gennaio ci si riunisce a cena con i parenti, i bambini ricevono i regali da Ded Moroz, «Nonno Gelo». Si tratta, in tutto e per tutto, del corrispettivo russo del Natale occidentale, istituito dai sovietici come alternativa secolare alle feste sacre.

Dopo la liberalizzazione religiosa, il Natale, che la Chiesa russa festeggia il 7 gennaio, ha acquisito nel paese un significato sempre più importante. Esso, a causa anche di una posizione piuttosto scomoda nel calendario, ha tuttavia mantenuto un significato prettamente intimo e spirituale, senza spodestare Novyj God, re indiscusso delle feste.

Una commedia di Capodanno tra equivoci e stereotipi

Tra i fenomeni culturali caratteristici del Nuovo Anno russo – e, prima ancora, sovietico – si staglia un film per la televisione, Ironija Sud’by, ili s lëgkim parom! (Ironia del destino, ovvero Buona sauna!). Dal primo gennaio 1976, la pellicola, un cult ormai entrato a far parte della memoria collettiva del paese, ricompare ogni notte di Capodanno sugli schermi televisivi delle case russe. Il film, come suggerito dal titolo, rappresenta con ironia alcuni tratti tipici della quotidianità e dell’anima russa: il rituale della banja, la sauna tradizionale, la convivialità, a volte estrema, in compagnia della vodka, la gelosia incontrollata, la vita imprigionata nella serialità di casermoni in cemento tutti uguali.

Ironija Sud’by è una commedia degli equivoci: come ogni anno, Ženja e gli amici si incontrano alla banja per salutare la fine dell’anno – s lëgkim parom, «che il vapore ti sia lieve», è l’augurio che i russi si scambiano una volta usciti dalla sauna. Reduce dai festeggiamenti completamente ubriaco, il protagonista si ritrova al posto di uno degli amici su un aereo diretto a Leningrado. Inconsapevole di essere finito in un’altra città, Ženja si reca in taxi all’indirizzo di casa: la Terza via dei costruttori, n. 25, interno 12. La sorte lo condurrà in una via di Leningrado assolutamente identica alla corrispettiva via moscovita, con una palazzina, un appartamento e dei mobili in tutto e per tutto identici ai suoi. Persino la chiave e la serratura di casa coincidono. Il regista, El’dar Rjazanov, ironizza sull’abitudine sovietica di costruire interi quartieri in serie, riproponendo in ogni città i medesimi modelli architettonici e costellando il panorama urbano del paese di non-luoghi privi di storia e personalità.

Lirismo, gioia e tristezza: un condensato di “russicità”

Quando l’ubriachezza di Ženja incontra la vitalità tenace della legittima proprietaria di casa, il panorama grigio e spersonalizzato della periferia cittadina sovietica sembra colorarsi all’improvviso. Il film, in linea con i sentimenti richiesti dal Novyj God, termina con un lieto fine. La felicità raggiunta, tuttavia, è accompagnata dalla narrazione di vicende umane che dal comico trapassano spesso nel tragico. Temi come la solitudine e la fine dell’amore risuonano nelle note di una chitarra, personaggio onnipresente dell’appartamento russo, delle notti in compagnia con gli amici. Ad essere musicati sono i versi di alcuni tra i più importanti poeti russi, come Marina Cvetaeva, Boris Pasternak, Bella Achmadulina, Evgenij Evtušenko. Questa specie di cinepanettone (ma di qualità) in salsa russo-sovietica ci racconta la gioia del nuovo anno nella tristezza, e attraverso la voce di grandi poeti ci fa amare l’anima russa. Nonostante e, forse, proprio a causa dei suoi difetti.

Una narrazione alternativa, ma reale, della Russia sovietica

Circa cento milioni di spettatori assistettero alla prima uscita televisiva della pellicola di Rjazanov, nel 1976. Ma a rendere Ironija Sud’by un film imperdibile non è solo l’importanza mediatica raggiunta in patria. Sono anche, e soprattutto, i suoi meriti artistici, i suoi dettagli caratterialmente russi (e sovietici), il suo saper essere serbatoio di contenuti culturali e spirituali nonostante la destinazione televisiva di massa.

L’arte russo-sovietica è nota in Occidente soprattutto nella sua declinazione maledetta o dissidente. Un film come Ironija Sud’by dimostra il proprio valore estetico e la propria capacità di rappresentare la realtà della vita russa al di là dell’onnipresente categoria della sofferenza politico-esistenziale. Anche quest’arte, pur non osteggiata dal regime, ci racconta il passato e la coscienza di un popolo in maniera autentica, presentandocene le abitudini, i rituali, il desiderio di amore. Regalandocene una visione alternativa, non necessariamente antagonistica, ma essenzialmente complementare, e da molti, in Russia, ancora oggi rievocata e condivisa.

Foto: ria.ru

Chi è Andrea Zoller

Linguista in erba. Sangue trentino, anima slava. Muovendosi tra Mitteleuropa, Caucaso e Russie, insegna italiano e scrive su East Journal. E vi racconta di chiese, moschee e mondo queer, con un occhio di riguardo per il suo paese d'elezione: la Russia.

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