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RUSSIA: Quale futuro per il programma spaziale? – parte 2

East Journal dedica due “puntate” al programma spaziale russo. La prima parte è disponibile qui.

Nemici, ma non troppo

L’ultimo pezzo del puzzle che costituisce il programma spaziale russo è il futuro della collaborazione con i rivali di sempre, gli americani.

La corsa allo spazio tra Stati uniti e Unione sovietica è uno degli aspetti più noti della Guerra fredda. A cavallo tra gli anni ’50 e ’60 la rivalità è stata particolarmente accesa, con le due potenze che si sono date battaglia per portare il primo essere umano in orbita terrestre e raggiungere la Luna. Dopo il celebre “grande passo” di Neil Armstrong sulla superficie lunare (1969), però, l’interesse politico e ideologico per lo spazio è scemato e si è iniziato a parlare di una collaborazione tra i due contendenti. Tutto questo si è coniugato nel programma Apollo-Sojuz (1975), durante il quale una navicella americana e una sovietica si sono agganciate in orbita terrestre e i due equipaggi hanno lavorato insieme per alcuni giorni.

Negli ultimi anni del Novecento la conoscenza reciproca si è approfondita. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, infatti, a Washington si temeva che qualche paese inviso agli Stati uniti potesse sfruttare le grosse difficoltà economiche della neonata Federazione russa, cooptando ingegneri aerospaziali russi rimasti senza lavoro. Per questo motivo, a partire dai primi anni Novanta, gli americani hanno favorito la cooperazione con Mosca raggiungendo il duplice scopo di tenere impegnati i lavoratori del programma spaziale russo e venire in possesso delle tecnologie sviluppate dai sovietici. 

I risultati di questa politica sono molto evidenti. In primo luogo, i razzi Atlas III e Atlas V dell’azienda americana United Launch Alliance, spesso utilizzati anche per portare in orbita satelliti-spia del dipartimento della Difesa, sono alimentati da motori RD-180 di fabbricazione russa. Similmente, i lanciatori Antares di Northrop Grumman sono il frutto di una collaborazione tra aziende americane, russe e ucraine, un paradosso se si guarda agli attuali rapporti fra Mosca e Kiev. In secondo luogo, la ISS è nata dal congiungimento dei progetti di due stazioni spaziali: la russa Mir II e l’americana Freedom, ed è il simbolo per eccellenza del successo della cooperazione internazionale. 

Nonostante alcuni momenti di tensione – Rogozin è finito persino nella lista dei cittadini russi soggetti a sanzioni americane – la collaborazione tra Mosca e Washington è continuata anche dopo la crisi nelle relazioni tra i due paesi a seguito dell’annessione russa della Crimea (2014). Nel prossimo futuro, però, le cose potrebbero cambiare. La ISS rimarrà in orbita almeno fino al 2028, ma, su pressione del dipartimento della Difesa, i Vulcan, i razzi che a breve sostituiranno gli Atlas V, avranno motori di fabbricazione americana.

Gli accordi Artemis

Inoltre, la NASA ha annunciato l’obiettivo ambizioso di tornare sulla Luna nel 2024. In questo contesto, l’agenzia spaziale americana ha rinnovato il suo interesse per una collaborazione internazionale. In particolare, il 13 ottobre, otto paesi, tra cui l’Italia, hanno siglato gli accordi Artemis, un documento per definire le modalità della futura esplorazione del satellite terrestre. La Russia non era tra i firmatari, dopo essersi tirata fuori dalla costruzione della Gateway, la futura stazione spaziale internazionale in orbita lunare. Secondo quanto dichiarato da Rogozin, quest’ultimo progetto sarebbe troppo americano-centrico e non basato sui principi di cooperazione internazionale sviluppati per la costruzione della ISS. Il direttore di Roskosmos ha, però, auspicato che la Gateway abbia porti d’attracco compatibili con la Orël, non escludendo del tutto una futura collaborazione.

Il periodo di transizione iniziato con il crollo dell’Unione Sovietica per il programma spaziale russo sembra destinato a protrarsi a lungo. Le ambizioni di seguire le orme di Korolev e Gagarin, si scontrano con la realtà di un futuro che rischia di essere più modesto.

Immagine: Russia Matters

Chi è Alessio Saburtalo

Alessio Saburtalo è uno pseudonimo. L'autore che vi si cela si occupa principalmente di Caucaso con sporadici sconfinamenti in Russia e Asia Centrale. Saburtalo è un quartiere di Tbilisi.

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