TURCHIA: Ataturk è greco? Piccola storia delle relazioni greco-turche

Era il 9 settembre 1922 quando le truppe nazionaliste turche, guidate da Mustafa Kemal “Ataturk”, entrarono in Smirne dando fuoco alla città. L’evento segnò la fine della guerra greco-turca (1919 – 1922) e sancì di fatto la nascita della moderna Turchia. Dopo la fine della prima guerra mondiale, infatti, l’impero ottomano giunse al collasso e ampie fette di territorio vennero spartite tra le potenze occidentali vincitrici. La fascia egea fu occupata dalla Grecia, il Dodecanneso e la costa mediterranea dall’Italia, la Siria dalla Francia e il Bosforo dalla Gran Bretagna. La reazione dei nazionalisti turchi portò alla sconfitta degli occupanti e Smirne fu, appunto, l’ultima battaglia.

Smirne e le altre, Grecia o Turchia?

Smirne, secondo i dati del 1910, contava circa 974mila turchi, 630mila greci, 17mila armeni. 24mila ebrei e ben 50mila “levantini”, ovvero europei, tra cui 7mila italiani. Al termine della guerra ebbe luogo il tristemente noto scambio di popolazioni tra Turchia e Grecia. Una mossa necessaria ai disegni nazionalistici di Ataturk ma di fatto ardua da realizzare poiché almeno fino agli anni Venti del secolo scorso i due gruppi etnici erano difficili da separare: turchi cristiani di lingua greca vivevano sulle rive del Mar Nero, musulmani di lingua greca nella zona egea, greci turcofoni e musulmani a Creta (eredi di quei greci convertiti all’Islam in epoca ottomana) e poi greci e turchi in quella Istanbul che fu Costantinopoli. Lo scambio di popolazioni fu quindi un evento traumatico e per le popolazioni che da secoli vivevano nei due paesi.

Come può uno scoglio…

Da allora i rapporti tra Grecia e Turchia sono sempre stati tesi e i reciproci nazionalismi si sono infiammati a vicenda raggiungendo il culmine nel 1974, con l’occupazione turca di Cipro nord a seguito del colpo di Stato filogreco sostenuto dal regime dei Colonnelli di Atene. I motivi di tensione tra i due paesi hanno sempre riguardato la regolamentazione dello spazio aereo e della presenza di armamenti nelle isole egee. Nel 1996 il caso degli scogli di Kardanak (Imia), poche rocce senza valore nell’Egeo, rivendicate dalla Grecia e poi conquistate dai turchi con un blitz, è esemplare del livello di conflittualità tra i due paesi.

Due bimbi greci e la geopolitica egea

Per questo l’apertura, proprio il 9 settembre, di una scuola elementare riservata alla minoranza di etnia greca residente sull’isola turca di Gokceada, 49 anni dopo essere stata chiusa, è una buona notizia. I due paesi hanno cominciato a distendere i rapporti, e anche piccoli e apparentemente marginali eventi come questo possono invece essere letti come segnali di un nuovo corso. Tanto più che la scuola avrà soltanto due alunni su una capienza complessiva di settanta. Lo riferisce il quotidiano turco Hurriyet ricordando che Gokceada (‘Imbros’ in greco) è la maggiore isola turca a nord dell’imboccatura dello stretto dei Dardanelli. Un’isola strategicamente importante per la Turchia e uno dei luoghi più colpiti dallo scambio di popolazioni. L’istituto scolastico intitolato a Hagia Todori (Santa Teodora) sorge nel villaggio di Zeytinli dove era stato inaugurato nel 1951. Chiusa nel 1964, la scuola è stata riaperta dopo una recente decisione in questo senso adottata dal ministero della Pubblica Istruzione turco in seguito ad una richiesta avanzata dai rappresentanti della minoranza di lingua greca. A prendersi cura degli unici due alunni della scuola saranno tre insegnanti e un bidelllo.

Ataturk era greco? Prove di dialogo

Ma segnali di distensione arrivano anche da parte greca. A Salonicco è stata riaperta la casa in cui nel 1881 nacque Mustafa Kemal Ataturk. Ebbene sì, il fondatore della Turchia moderna è nato in Grecia. Ovviamente non era greco, la sua famiglia si stabilì in quella città cosmopolita che fu la Salonicco ottomana. La casa, restaurata dallo Stato greco, ha arredi originali e mobilia proveniente dal palazzo Topkapi di Istanbul.

Un nuovo corso per l’Egeo? Possibile, anche perché nel marzo scorso a Istanbul i due primi ministri, Samaras ed Erdogan, si sono incontrati per un’ora di colloquio: al centro del dibattito lo sfruttamento delle risorse energetiche dell’Egeo. Durante la riunione sono stati firmati 25 accordi di cooperazione nei settori del commercio, turismo, trasporti, energia e immigrazione.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. Per la precisione.
    1) La guerra turcogreca nacque dall’insensata invasione dell’Anatolia da parte di truppe greche i cui governanti cianciavano di una Grande Grecia che doveva affettarsi parti della Turchia in cui, in relativa pace, vivevano da secoli greci.
    2) Il Dodecanneso fu occupato dall’Italia nel corso della guerra di Libia, l’occupazione fu riconosciuta dai Turchi con la pace di Losanna del 1923.

    • Sì, i greci vivevano così “pacificamente” in Turchia che pochi anni prima si son consumati il genocidio dei greci del Ponto, il genocidio armeno (i genocidi, anzi, visto che erano due), e lo sterminio di altre popolazioni tra cui gli assiri. Inoltre regioni come Smirne appartenevano più alla cultura greca che a quella turca, sono aree che i turchi hanno occupato secoli prima come il resto della Grecia. Col suo ragionamento, neanche Atene doveva esser liberata.

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