RUSSIA: Polemiche post-elettorali a Mosca. Ma anche Naval'nyj non è un agnellino

I risultati elettorali della tornata amministrativa in Russia suscitano non poche polemiche e riflessioni, anche se in forma probabilmente minore di ciò che è accaduto nell’inverno 2011-2012, quando nel periodo tra le votazioni per la Duma e le presidenziali si sviluppò un movimento di protesta contro i risultati favorevoli a Russia Unita e a Putin.

Il test più importante per il Cremlino e per i partiti e i movimenti d’opposizione si è svolto a Mosca, dove il sindaco uscente Sergej Sobjanin è riuscito di poco a superare il 50% (51,37%) e ad evitare il ballottaggio con Aleksej Naval’nyj, blogger e principale volto della “Russia senza Putin”, che ha conquistato il 27,24%. Una sfida diventata da subito a due, con un risultato storicamente significativo, il terzo posto del candidato del Partito Comunista (KPRF) Ivan Melnikov: il 10,69% ottenuto è infatti lontano dal 19,4% delle parlamentari del 2011 e dal 46,95% ottenuto da Gennadij Zjuganov nelle contestate presidenziali del 2012. Nonostante la particolarità dell’appuntamento elettorale e le logiche legate alla personalizzazione del voto, l’emersione di un nuovo fattore nel sistema istituzionale russo, definito una “democrazia guidata”, rappresenta un elemento da non sottovalutare.

Bisogna sottolineare anche il dato dell’astensione, nella capitale solo il 32,07% degli aventi diritto si è recato al seggio, percentuale alta rispetto al 26,21% di Ekaterinburg e il 12,41% di Arcangelo. Una spia d’allarme, segnale di un certo fastidio e di una indifferenza frammista a ostilità verso una politica vista come lontana dalle esigenze quotidiane della società. A catturare l’attenzione in questa campagna elettorale è stato sicuramente Naval’nyj, divenuto celebre per le battaglie anti-corruzione e le proteste contro Putin dell’inverno-primavera 2012, poi condannato (pena sospesa fino alle elezioni) per appropriazione indebita nell’affaire “Kirovles”, avvenuto nel 2009, quando il blogger era consulente del governatore di Kirov. La sentenza, che si è colorata di connotazioni politiche legate alla battaglia di Naval’nyj per una “Russia senza Putin”, è stata accolta da proteste e contestazioni a Mosca e a Pietroburgo, ma la reazione più significativa è stata presa da parte del Dipartimento di Stato americano, “preoccupato” per la condanna dell’attivista anti-corruzione.
In Italia Aleksej Naval’nyj gode di ottima stampa: sarà il sorriso da bravo ragazzo, sarà il suo stile accattivante e basato sui nuovi media e su internet, ma il blogger è visto come il beniamino e il leader dell’opposizione russa, e spesso quotidiani importanti (su tutti, La Repubblica) dedicano spazio alla figura dell’avvocato moscovita, di cui vengono ricordate le prese di posizione contro Putin.

Di Naval’nyj però vengono spesso poco prese in considerazione altre opinioni, non propriamente democratiche e compatibili con la sua rappresentazione quale “nuovo Mandela” o “nuovo Sacharov”.
Già nell’autunno 2011, poco prima delle proteste contro i brogli elettorali, Naval’nyj prese parte all’organizzazione della Russkij Marš (La marcia russa), appuntamento organizzato ogni anno dalle formazioni di estrema destra e nazionaliste in occasione del 4 novembre (anniversario della cacciata dei polacchi da Mosca nel 1612), festa dell’unità nazionale che ogni anno però si trasforma in una parata dai forti connotati xenofobi. Alle perplessità manifestate da parte dell’opinione pubblica, l’avvocato rispose con un’intervista al portale lenta.ru, dove con decisione difese la propria partecipazione alla marcia: “Il Volga sfocia nel Mar Caspio, gli hipster amano portare occhiali con la montatura spessa di plastica, e in Russia esiste la Marcia Russa“. Il blogger non ha mai, d’altro canto, nascosto le sue idee politiche, definendosi un nazional-democratico, e per questo entrando in rotta di collisione con Jabloko, il partito liberale guidato da Grigorij Javlinskij. La propensione di Naval’nyj verso un certo tipo di politica è evidente rileggendo anche l’intervista concessa a Der Spiegel nell’agosto del 2012, all’indomani del processo alle “Pussy Riot”, dove senza remore si dichiarava favorevole a un partito sullo stile di Le Pen, essendo favorevole sì al libero mercato, ma per la legge e l’ordine.

La retorica nazionalista e anti-migranti si è fatta sentire sotto varie forme anche in campagna elettorale. Un tratto comune anche del programma di Sobjanin e del KPRF, ma che nel caso di Naval’nyj, come si può anche verificare sul suo blog, ha avuto risvolti particolari, con accuse agli “uzbeki, assoldati dal sindaco” per levare gli striscioni; o con un flyer girato su Facebook e Vkontakte (il popolare social network russo), dove si definiva Sobjanin “allevatore di renne” (olenoved in russo), termine volto a definire in modo dispregiativo le origini siberiane dell’ex governatore di Tjumen’.

Il candidato-blogger non ha riconosciuto valide le votazioni, e già ieri si è tenuta una manifestazione di protesta a piazza Bolotnaja, luogo simbolo delle proteste antigovernative. Questa volta però il meeting non è stato molto partecipato: novemila persone secondo le fonti del Ministero degli Interni, svariate decine di migliaia secondo lo staff di Naval’nyj. La prima impressione secondo le osservazioni fatte in piazza è che a prendere parte al comizio ci siano state circa diecimila persone, con un certo viavai di gente. Nessun incidente, clima abbastanza sereno, con un’atmosfera di soddisfazione dei partecipanti, ma senza alcuna idea chiara di come poter proseguire il cammino. L’impressione è che nemmeno il “sindaco della gente”, come è stato definito alla Bolotnaja, sappia precisamente quale strada percorrere, al di là del ricorso ai tribunali: una mobilitazione generale come quella avvenuta nel 2011-12 appare poco probabile (a meno di eventuali colpi di scena) e anche la condotta avuta dalle autorità durante questo appuntamento elettorale e una certa bonarietà dimostrata verso il “grande oppositore” (dalla raccolta di firme alla sospensione della pena) è qui a testimoniare un impasse politico, che non vede alcuna proposta se non quella di andare al ballottaggio, richiesta a gran voce da Naval’nyj.

Di certo, in conclusione, non si può non essere d’accordo con le parole dell’opinionista e politologo Boris Kagarlickij, direttore dell’Istituto della globalizzazione e dei movimenti sociali (IGSO), quando fa notare come quel 2% in più ottenuto, onestamente o meno, da Sobjanin, rende difficile la situazione per l’amministrazione Putin, perché sembra essere stato “conquistato” appositamente per evitare il ballottaggio.

Foto: Rt.com

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11 commenti

  1. Ciao,

    segnalo questo articolo di Lucia Sgueglia su La Stampa:

    http://www.lastampa.it/2012/01/02/esteri/il-blogger-xenofoboche-unisce-la-piazza-contro-lo-zar-putin-BAMAFoc6KM5Lpe84K4QafO/pagina.html

    Non è l’unica collega ad aver sottolineato alcuni lati ambigui di Navalny (nonché il fatto che venga sovrastimato), che in ogni caso, a mio modo di vedere, vanno ricondotti anche al contesto in cui opera e non visti soltanto con la lente della democrazia liberale. I paragoni su Mandela e Sacharov sono stati fatti dalla stampa russa e anglosassone. In Italia non li ho visti, se a questo vi riferivate. Sull’immigrazione, paradossalmente, il suo programma per la campagna a Mosca è avanzato, rispetto alla media.

    http://www.contentiouspoliticsrussia.com/2013/07/navalnys-election-platform.html

    Saluti,

    Matteo

  2. Infatti i paragoni si riferiscono alla stampa anglosassone. Mi piacerebbe conoscere in cosa sarebbe avanzato il programma di chi accusa gli uzbeki di ogni malefatta, come può evincere dal blog di Navalny.

    Saluti,

    G.

    • Scusa, ma almeno gli hai dato un’occhiata? Quel programma parla di alloggi e integrazione, di porre fine al reclutamento in nero degli immigrati e di salari equi. Non mi sembra poco rispetto all’andazzo complessivo. Poi certamente, come hai fatto, va dato conto anche delle dichiarazioni di Navalny sugli immigrati, tassativamente da condannare. Ma la visione di Navalny sull’immigrazione è indubbiamente più complessa rispetto a certe sue dichiarazioni e in quel programma ha cercato di rimodellare le sue precedenti prese di posizione. Con questo non intendo né idolatrarlo, né difenderlo. Sia chiaro.

      M.

      • In effetti in passato era arrivato a caldeggiare la deportazione degli immigrati clandestini con i vagoni piombati, adesso sta cercando di darsi un’immagine più moderata. Per me rimane un meritorio combattente anti-corruzione ed un pessimo politico, demagogo e parolaio.

  3. Seguo Navalny dal 2010, quando ancora ero un dottorando a Pietroburgo e mi chiedevo se ci fossero influenze dell’ideologia nazionalista della tarda età imperiale nella politica russa di oggi. Grazie a Daniil Kotsyubinsky, figura eccentrica di storico e opinionista, lui si un fondamentalista liberale, mi imbattei in Navalny. Il problema non è tanto nei programmi (da storico, mio costume e’ analizzare le fonti) ma il discorso politico, e in che modo ricorrono figure retoriche,metonimie, e parole. Foucault su questo e’ una lettura sempre utile.
    Poi chiaramente la mia e’ un’opinione, che mi faccio qui sul posto, leggendo e andando anche agli appuntamenti organizzati dal nazional-democratico (sua definizione). Anche ieri alla Bolotnaja era visibile questa presenza di discorsi xenofobi, nonostante ci siano anche nazionalisti che non hanno votato Navalny. Ammetto la differenza di opinioni, che è utile a confrontarsi e a crescere, però posso assicurarti che al programma di Alexei ci ho dato molto più di “un’occhiata”.

    • Io da giornalista, sebbene con studi storici alle spalle (metterci dentro un po’ di storia è sempre una gran cosa) ragiono un po’ diversamente. A mio avviso Navalny sta cercando “democristianamente”, passami il concetto, di acchiappare quanti più voti possibili. Ammicca al nazionalismo, che è un fenomeno costante nella società russa. E offre una sponda ai sentimenti xenofobi, tutt’altro che marginali. Poi però rintuzza con qualche proposta inclusiva sull’immigrazione. Non vedo però come al momento possa sfondare a sinistra.

  4. Su come possa sfondare a sinistra, si dovrebbe aprire un discorso a parte sulle forze della sinistra russa, perché la sua frammentazione è uguale alla sua mancanza di prospettive, e faccio l’esempio di Udaltsov: figura per un periodo abbastanza popolare soprattutto tra i giovani, quando sono iniziate le mobilitazioni non ha fatto molto per distinguersi da Navalny, anche strictu sensu. Mi spiego: anche da una semplice ricerca delle immagini, si vedrà come sia sempre apparso assieme al blogger, addirittura ricordo quando lo scorso dicembre ci fu la manifestazione davanti la pietra delle Solovki alla Lubjanka arrivarono insieme. Questo ha avuto ripercussioni, anche perché c’è comunque una figura un po’ balzana, dell’hipster o del bohemién “rosso”, dove oltre la fraseologia (anche questa blanda), poco si fa per dare una proposta politica. I risultati si son visti anche questa volta, con la piccola ma molto presente organizzazione RSD (Movimento socialista russo, afferente a quel che resta della Quarta internazionale) che fa un appello in cui testualmente si dice “voterete pro o contro Navalny, non voterete, ci rivedremo per discutere”, testo che all’elettore non dice assolutamente niente. Ma servirebbe un altro articolo 😀

  5. Aggiungiamo che gli attivisti di Navalnj sono in buona parte figli di papà con la puzza sotto il naso e di una supponenza irritante. Non esattamente il tipo di persone che può piacere al russo medio. Anche lui non è che un demagogo alla Bossi, ci vuol altro contro un Vladimir Putin

    • Tu li chiami figli di papà con la puzza sotto il naso, per altri invece è la classe media. Quella che proprio Putin, ironia della sorte, ha contribuito a creare nei suoi anni di governo, segnati da una discreta crescita economica.

      • Più che altro direi i figli della classe media, i loro genitori si guardano bene dal manifestare. Sono un pò come i nostri sessantottini figli di avvocati e notai che giocavano ai “proletari”. In Russia ci sarebbe molto spazio per un partito di sinistra moderno, tutte le inchieste mettono in risalto come i russi considerino prioritarie la sanità gratuita, il welfare, l’occupazione e il controllo statale sull’economia. Non esattamente il programma delle opposizioni liberali.

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