UCRAINA: Agguato al sindaco di Kharkiv. L'underground criminale gioca la sua partita per il potere?

Il sindaco di Kharkiv, Hennadiy Kernes, è stato raggiunto diversi colpi di arma fuoco sparati alla schiena mentre si trovava per strada a fare jogging. Trasportato ad’urgenza all’ospedale è sopravvissuto all’estremo tentativo di salvarlo da parte dei medici, versa però in gravissime condizioni. Kharkiv è una grande città di circa un milione e settecentomila abitanti nel nord-est del paese. Non si tratta quindi di un politico qualunque: Hennadiy Kernes è stato eletto nelle fila del Partito delle Regioni, quello del deposto presidente Yanukovich, ma nelle ultime settimane aveva espresso il suo appoggio al nuovo governo di Kiev.

Descritto come un “mini-oligarca”, il sindaco Kernes era un’imprenditore di successo che, grazie ai suoi soldi, ha potuto farsi strada nel corrotto sistema politico ucraino. La provenienza dei suoi soldi è sempre stata un mistero e i suoi detrattori lo accusavano di essere legato alla mafia ucraina. All’inizio della sua carriera da imprenditore è stato arrestato per frode, reato per il quale si è sempre proclamato innocente sostenendo si trattasse di un complotto ordito dai suoi nemici.

Era dunque, per sua stessa ammissione, un uomo con dei nemici. E un uomo ricco e potente, in una città come Kharkiv, in una fase di passaggio di poteri come quella in corso, può facilmente diventare una vittima. L’agguato che lo ha ucciso non sembra potersi ascrivere all’attività dell’estrema destra: Kharkiv non è un posto per quelli. In questo momento l’Ucraina non è solo sconvolta da una guerra civile, ma anche da bande di sicari e picchiatori di varia provenienza: mafiosi, squadracce agli ordini della politica o degli oligarchi, servizi segreti, criminali comuni che agiscono impunemente grazie al vuoto di potere, spesso con il benestare delle polizie corrotte, più spesso al soldo di chi cerca di destabilizzare ulteriormente la situazione.

Il tentato omicidio di Hennadiy Kernes accende una luce, presto spenta, sull’underground criminale ucraino, quello che non entra nelle cronache degli inviati, sfuggente e feroce, che lotta per sopravvivere e trasformarsi insieme al potere. Il ruolo di questo mondo sotterraneo non va sottovalutato e andrebbe tenuto sempre presente, anche se meno evidente delle truppe filorusse, delle bandiere, degli eserciti.

La guerra civile, fin qui evitata, potrebbe scoppiare facilmente e la miccia potrebbe essere accesa proprio da questo mondo sotterraneo, per ragioni che resterebbero a lungo insondabili e a beneficio di ignoti. I soliti ignoti che soffiano sui venti di guerra, che cercano nel caos di ottenere potere e denaro, scalando oligarchie politico-criminali. Le guerre jugoslave ci hanno insegnato che dietro ogni conflitto ci sono dei beneficiari occulti, che la ragione è sempre il denaro, e che le retoriche dell’odio e della divisione sono quelle che armano i fucili e riempiono i conti in banca di chi le propaganda.

Kharkiv è stata anche teatro di scontri di domenica 27 aprile, quando gli hooligans “filorussi” si sono scontrati con quelli “pro-Maidan”, registrando diversi feriti. E come il caso balcanico insegna, hooligans, crimine organizzato e politica sono strettamente legati in contesti come quello in corso.

Insomma, l’attentato a Hennadiy Kernes è solo un affiorare di quel fiume carsico criminale che scorre sottoterra, lontano dai riflettori della politica, e che – come avviene in ogni fase di passaggio – lotta per il potere o per la semplice sopravvivenza, cercando una nuova sistemazione nel nuovo ordine politico. Il mondo criminale è sempre il primo a sentire le guerre, ed è spesso quello che viene pagato per farle scoppiare. E in Ucraina il mondo sotterraneo è grande e complesso almeno quanto quello che si muove sotto il sole.

Foto: Il Messaggero

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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3 commenti

  1. Oleksiy Bondarenko

    Buongiorno a tutti, seguo sempre con molto piacere East Journal e lo trovo molto interessante, critico e ben diretto. Questa volta però vorrei segnalare (anche se non sono sicuro che questa sia la sede giusta) un errore piuttosto grave nell’articolo al quale si riferisce questo commento. Il sindaco di Kharkiv, Hennadiy Kernes, è stato gravemente ferito, ma, pur trovandosi in condizioni critiche è ancora vivo (anche se effettivamente nella tarda serata di ieri giravano alcune voci sulla sua morte). Questa mattina è stato trasportato in Israele per ricevere le cure necessarie da esperti di Tel Aviv (probabilmente presso una clinica privata a Haifa). Le voci della sua morte non trovano conferma ne nei media internazionali, ne in quelli russi e ucraini. Di pochi minuti fa sono le dichiarazioni dell’ufficio stampa del sindaco (rilasciate a Ria Novosti-Ukraine) che descrive le sue condizioni come critiche ma stabili. Detto questo, credo sia giusto correggere l’errore, anche se gli argomenti espressi nell’articolo rimangono ugualmente validi.
    Cordiali Saluti.

    • Caro Oleksiy

      grazie per la segnalazione, ieri abbiamo seguito la vicenda e il rincorrersi delle differenti versioni. Non sapevamo del ricovero a Tel Aviv e delle dichiarazioni del suo ufficio stampa. Correggeremo al più presto.
      La gravità del fatto resta invariata, come non cambia la chiave di lettura che ne offriamo. E ci farebbe piacere una sua opinione in merito: questo agguato da chi è stato fatto? e perché? Questi attentati possono accendere la miccia di quella guerra civile che finora non è ancora – fortunamente – scoppiata?

      Un saluto e grazie

  2. Oleksiy Bondarenko

    Grazie per la vostra pronta risposta e correzione dell’articolo. Come ho anche sottolineato precedentemente, è vero, la chiave di lettura non cambia assolutamente.
    Difficile dire chi possa essere il colpevole, ma quest’agguato sarà sicuramente sfruttato dalle varie parti in causa. Mentre il presidente ad interim accusa i filo-russi, Partija Reghioniv (Partito delle Regioni) ad esempio non ha perso l’occasione per dare la colpa al governo, che non sembra assolutamente capace di garantire la sicurezza. Questo purtroppo è vero e non solo a est. Anche a Kiev nelle ultime settimane il tasso di criminalità si è impennato (basta dare una breve occhiata a un qualsiasi quotidiano locale), la situazione sembra instabile (le principali barricate a Kiev sono state occupate da alcuni irriducibili manifestanti fino a qualche giorno fa), le armi in circolazione non sono state deposte e in molti casi continuano a sparare e, seppur una minoranza durante le proteste di piazza, i vari gruppi di estrema destra (quelli che si definiscono l’autodifesa di Maidan Nezalezhnosti, di cui Praviy Sector è solo una componente) stanno cercando, con fortune alterne, di indirizzare il clima politico della capitale e del paese. Il problema principale è che, se svolte in questo clima, le Presidenziali di maggio (sempre se non viene introdotto lo stato d’emergenza con il conseguente rinvio delle elezioni) non riusciranno a riportare stabilità e governabilità. La parte sconfitta difficilmente accetterà il risultato come legittimo e potrebbe essere propensa ad utilizzare ogni mezzo (scendere di nuovo in piazza?) per rivendicare le proprie ragioni.
    A est la situazione è sempre più tesa e l’azione “anti-terrorismo” lanciata dal governo è una di quelle risposte che, considerando la situazione politica, sociale e culturale della regione, non potrà far altro che infiammare ulteriormente lo “scontro sociale” e legittimare una seria di lotte intestine. Credo che gli eventi degli ultimi mesi abbiano restituito un paese al collasso in cui i vari gruppi di potere politico-economico-criminale, così fortemente “legati” al potere statale, stanno cercando di definire una nuova gerarchia e di trarre il maggior vantaggio possibile. Questa lotta influenza trasversalmente quasi tutta la classe politica, anche quella attualmente al potere, ed è proprio questo il problema. Purtroppo i legami con il mondo criminale non sono solo una caratteristica di Yanukovich, ma vanno ricordati i “legami occulti” della Tymoschenko (cosa che avete fatto bene qualche tempo fa) o del favorito alle prossime elezioni, Poroshenko, solo per fare qualche facile esempio. Credo che il cosiddetto Maidan (nonostante i grandi proclami) abbia solo spostato una serie di equilibri, senza mutare effettivamente le regole del gioco. La situazione a est è anche, in parte (perché non possono ovviamente essere esclusi elementi politici, geopolitici e storici), una diretta conseguenza di questa lotta intestina di una classe politica incapace, dopo più di vent’anni dall’indipendenza, di prescindere da quella commistione occulta tra potere e criminalità che ha caratterizzato la fase transitoria iniziale della maggior parte delle ex repubbliche sovietiche. Non credo (e spero di non sbagliarmi) in uno scoppio di una vera e propria guerra civile che coinvolga la totalità della popolazione, ma penso che i prossimi anni saranno caratterizzati da un altissimo livello d’instabilità, lotta per il potere e da pulsioni centrifughe a tutti i livelli. In tutto questo, una riforma in senso federale dello stato (da mesi sollecitata da Mosca) potrebbe essere davvero inevitabile per scongiurare scenari di gran lunga peggiori.

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