Slovacchia

SLOVACCHIA: Rinvenuto il primo acquedotto romano sul limes danubiano

L’infrastruttura risale al secondo secolo e si trova all’estremità sud-occidentale della Slovacchia, lungo l’antico limes imperiale.

Una campagna di scavi condotta presso la casa padronale di Rusovce ha riservato all’inizio di marzo una sorpresa inaspettata. Lo ha annunciato per primo il Dipartimento di archeologia classica dell’Università di Trnava, responsabile dei lavori sul posto, ma nei giorni successivi la notizia è rimbalzata velocemente sia sulla stampa nazionale sia su quella di settore. L’acquedotto infatti costituisce un unicum per l’intero paese e pone nuovi interrogativi sulla presenza romana nell’area, forse qualcosa più di un semplice presidio di confine.

La scoperta

Il luogo del ritrovamento si colloca tra la riva destra del Danubio e l’incrocio dei confini di Austria, Slovacchia e Ungheria. La magione di Rusovce deve il suo nome al sobborgo meridionale di Bratislava che la ospita. Si tratta di un edificio realizzato nel XVI secolo e rinnovato completamente in stile neogotico nel XIX. Al tempo residenza della principessa Stefania del Belgio, vedova del mancato imperatore Rodolfo d’Asburgo, ora la magione è di proprietà del governo, che ha promosso un lungo ciclo di restauri e di scavi in vista della riapertura al pubblico, prevista per il 2029.

Erik Hrnciarik, docente a capo del gruppo del gruppo di studio, ha descritto nel dettaglio i risultati di una scoperta senza precedenti. L’acquedotto si colloca sottoterra, a poco meno di un metro di profondità; la sua struttura è stata realizzata in pietra e poi rivestita di tegulae (mattoni d’argilla cotti, tipici dell’edilizia militare romana), in modo da creare una pendenza per lo scorrimento; ad oggi è stato riportato alla luce un segmento ben conservato lungo circa quaranta metri. Uno dei mattoni inoltre riporta il nome del produttore, Gaio Valerio Costante, quasi certamente il proprietario di una fornace privata.

Sull’utilizzo della conduttura le prime ipotesi alludono ad uno stabilimento termale, forse realizzato nel sito dove oggi si trova la casa padronale, per il ristoro dei soldati stanziati nei pressi del limes danubiano dell’impero. Non esistono ancora prove concrete a supporto di questa tesi; gli scavi condotti finora infatti non hanno svelato costruzioni antecedenti rispetto all’edificio attuale. Il gruppo di Hrnciarik però sta scoprendo tracce di fasi insediative molto diverse cronologicamente: ceramiche romane di lusso, una fornace medievale e perfino un’ampia ghiacciaia moderna, adibita alla conservazione degli alimenti.

Questi reperti si trovano in una zona già all’attenzione dell’UNESCO, quindi verranno conservati in loco. Gli archeologi incaricati hanno trovato una sistemazione accanto alla casa padronale, negli vecchi alloggi della servitù, con l’intenzione di riprendere presto i lavori.

La Pannonia e il Danubio romano

Nel momento della realizzazione dell’acquedotto, il sito dove oggi sorge Rusovce si trovava all’estremo nord della Pannonia, provincia imperiale di frontiera delimitata dai fiumi Sava e Danubio, in parte sovrapponibile all’attuale Ungheria. Le prime incursioni romane in quei territori, abitati in origine da popolazioni germaniche, risalgono ai tempi di Augusto, in occasione delle vittoriose campagne militari contro gli Illiri, mentre l’annessione vera e propria venne completata nei primi anni del principato di Tiberio.

Ma fu proprio all’inizio del secondo secolo che l’organizzazione della provincia assunse la sua forma definitiva: Traiano la divise prima in due metà amministrative, superiore a occidente e inferiore a oriente, quindi favorì la costruzione di numerosi insediamenti militari fortificati (castrum) per presidiare il limes danubiano, che rimarrà l’estremo baluardo dell’impero fino al crollo della seconda metà del quarto secolo.

Il perno dell’imponente sistema difensivo era Carnunto, oggi totalmente ricostruita e musealizzata, situata in terrirorio austriaco circa trenta chilometri a ovest rispetto agli scavi di Rusovce. Carnunto, oltre alla classica fortezza, aveva un’estensione civile molto popolosa e ricca di attività produttive. Lo stesso Gaio Valerio Costante aveva fissato in quel centro la sede della sua impresa di costruzioni, operativa in tutta l’area circostante.

Sempre lungo il corso del Danubio si trovava Gerulata, il cui sito archeologico è sempre stato considerato il cuore della Slovacchia romana. Collocato anch’esso all’interno della provincia pannonica (quasi un prologo della lunga convivenza tra slavi e ungheresi dei secoli successivi), i suoi resti sembravano rivelare i tratti canonici del castrum di confine: dimensioni contenute, pianta rettangolare, un’edilizia semplice e razionale per le necessità di alloggio, approvvigionamento e difesa. La scoperta di un acquedotto a poche centinaia di metri di distanza potrebbe rimettere in discussione alcune di queste certezze.

Immagine tratta dal profilo FB di Romano Impero.

Chi è Enrico Brutti

Si è laureato in Storia all'Università degli studi di Padova

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