UCRAINA: Kiev ricorda i cinque anni dall’arresto di Oleg Sentsov. “Do you remember?”

Da KIEV – “Do you remember?”. Oggi, venerdì 10 maggio, si terrà nel centro di Kiev una marcia simbolica per commemorare i 5 anni dall’arresto del regista ucraino Oleg Sentsov, nonché ricordare tutti i prigionieri politici ucraini detenuti illegalmente nei territori della Federazione russa e delle zone occupate a est dell’Ucraina e in Crimea.

#SaveOlegSentsov

Durante l’evento, gli organizzatori e gli attivisti della campagna #SaveOlegSentsov porteranno – porta a porta – a 14 ambasciate una lettera con l’elenco dei prigionieri politici ucraini ostaggi del Cremlino per ricordare agli stati membri del Consiglio d’Europa che qualsiasi dialogo con il presidente russo Vladimir Putin deve iniziare con il rilascio di Oleg Sentsov e di tutti i detenuti politici che si trovano illegalmente dietro le sbarre in Russia e nei territori occupati dell’Ucraina.

Al momento, secondo i dati raccolti dalla campagna #SaveOlegSentsov, almeno 98 prigionieri politici ucraini sono detenuti illegalmente in Russia e nella Crimea occupata, circa 120 prigionieri di guerra e civili nella regione del Donbass occupato e 24 soldati della marina nel carcere moscovita di Lefortovo.

I partecipanti all’evento dichiarano che il rilascio di Sentsov dovrebbe essere il tema principale del prossimo incontro del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, previsto il prossimo 16-17 maggio a Helsinki.

Oleg Sentsov: l’arresto, lo sciopero della fame e il premio Sakharov

Oleg Sentsov è stato arrestato dalle forze speciali russe (FSB) in Crimea nel maggio 2014 con l’accusa di pianificazione di atti terroristici sulla penisola. Nell’agosto 2015, il tribunale militare distrettuale del Caucaso settentrionale di Rostov-sul-Don ha condannato il regista a 20 anni di carcere, pena che sta attualmente scontando nella colonia penale siberiana di Labytnangi.

Dopo uno sciopero della fame che chiedeva il rilascio di tutti i prigionieri politici ucraini durato 145 giorni, Sentsov è stato costretto a interrompere la protesta lo scorso ottobre a causa delle critiche condizioni di salute.

Il 25 ottobre 2018 Sentsov ha ricevuto il Premio Sakharov del Parlamento europeoPer la libertà di pensiero” (East Journal ne ha parlato alla trasmissione radiofonica Kiosk). Il premio viene assegnato a persone che hanno dato un contributo eccezionale alla lotta per i diritti umani in tutto il mondo, sostenendone la causa. Nonostante Sentsov non abbia potuto partecipare personalmente alla cerimonia di premiazione, le parole di ringraziamento sono le sue: “Non posso essere presente in questa sala ora, ma potete sentire le mie parole, anche se sono pronunciate da qualcun altro: la parola è lo strumento principale di un uomo, e spesso l’unico, soprattutto quando gli si toglie tutto il resto”.

Anche dalla prigione, Sentsov continua a lottare per le sue convinzioni e per la libertà della sua gente. Dopo la riabilitazione e le cure mediche, Oleg è tornato alla creatività, lavorando a nuove sceneggiature, ma purtroppo l’amministrazione della colonia penale non gli permette di usare il lettore multimediale e di guardare i lavori dei suoi colleghi e collaboratori.

La speranza è l’ultima a morire

Dal 2014 le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, chiedono l’immediata liberazione del regista e di tutti gli altri prigionieri detenuti illegalmente dal Cremlino. La Corte europea dei diritti dell’uomo (ECHR) ha accolto la richiesta di Sentsov riportante la violazione del suo diritto alla libertà e alla sicurezza, nonché la tortura nei suoi confronti. Tuttavia l’udienza pubblica del caso “Ucraina contro Russia” è stata ulteriormente rinviata a data da destinarsi.

Nel frattempo, la prossima visita degli avvocati al regista ucraino è prevista, secondo Olga Dinze, per la fine di maggio.

Immagine: #SaveOlegSentsov

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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