Il 18 febbraio scorso il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, ha firmato una dichiarazione congiunta con alcune organizzazioni LGBT. Tra i provvedimenti previsti troviamo la lotta alla discriminazione e l’attivazione di un programma di educazione sessuale nelle scuole. Come prevedibile, quest’ultimo punto ha scatenato la pronta reazione del governo in carica.
Lo scopo ultimo del documento è di combattere qualsiasi forma di discriminazione perpetrata contro le minoranze LGBT. Alla base della scelta del sindaco, membro del partito cattolico e centrista di Piattaforma Civica (PO), c’è la volontà di affermare nella capitale un clima inclusivo e solidale dove tutti i cittadini possano sentirsi al sicuro.
La reazione del governo
A poca distanza dalle elezioni europee, il leader di Diritto e Giustizia (PiS), Jarosław Kaczyński, non si è fatto sfuggire l’opportunità di screditare un diretto avversario politico. Per Kaczyński, quella proveniente da Varsavia è una minaccia pericolosissima diretta contro i bambini. Un chiaro attacco ideologico pensato per distruggere il modello di famiglia tradizionale difeso dal PiS, che durante questa legislatura ha introdotto un generoso assegno familiare, lasciando però indietro giovani precari e madri single.
Seguendo la linea tracciata dal suo Segretario, Ryszard A. Legutko, membro del Parlamento Europeo, ha definito gli attivisti LGBT un gruppo “brutale” che utilizza “metodi bolscevichi” per imporre la propria agenda politica.
Facendo leva su un linguaggio che si lega all’universo simbolico della guerra, alla difesa della prole e che richiama in causa lo spauracchio comunista, le forze conservatrici polacche chiamano alle armi il loro “popolo” per una battaglia tra due modelli di civiltà: quello cattolico-illiberale e quello secolare-liberale.
Il 2019, un anno cruciale
Recenti sondaggi vedono il PiS in calo nelle prossime elezioni europee, mentre i suoi avversari politici riacquistano punti percentuali. La coalizione pro-Europa (Koalicja Europejska) che vede insieme i cattolici del PO, i liberali di Moderno, il Partito Popolare Polacco e i socialdemocratici della SLD è al 37.5%. Il neo-partito dell’attivista omosessuale Robert Biedroń, Wiosna (Primavera), sembra poter ottenere un buon risultato (il 10.6%). Il partito di Kaczyński è fermo invece al 36.3%.
In un paese dove quasi il 90% della popolazione si dichiara cattolica, e dove 12 milioni partecipano alle funzioni religiose ogni domenica, la recente presa di posizione del sindaco di Varsavia rappresenta per il PiS un’occasione per recuperare parte del consenso perso. Il meccanismo adottato dal partito al governo rimane fedele allo schema “tipo” dei nazionalisti di oggi: fare leva sulla paura di un elemento che minaccia l’equilibrio (fittizio) di condizioni socio-culturali considerate immutabili, evitando di aprire un dibattito civile che metta a confronto le diverse posizioni sul tema.
L’obbiettivo del PiS non sono solo le elezioni europee. A novembre i polacchi saranno chiamati alle urne per le elezioni del parlamento. La domanda è se la retorica nazionalista ostile al movimento LGBT riuscirà a fare breccia nell’elettorato.
Nelle aree rurali il partito di Kaczyński sembra non avere rivali. La partita si giocherà nei centri urbani, dove una parte dell’elettorato che ha dato fiducia ai conservatori nel 2015 (giovani, piccola e media borghesia) potrebbe ricredersi e spostare l’ago della bilancia a favore di altre forze politiche.
Foto: Kafkadesk