Paweł Adamowicz è stato un punto di riferimento per tutta l’opposizione polacca, sinistra inclusa. L’augurio di chi non si riconosce nelle politiche dell’attuale governo polacco è che la tragica fine del sindaco di Danzica favorisca, con il carico simbolico che essa porta con sé, il risveglio politico dei partiti alternativi a Diritto e Giustizia (PiS).
Quello che bisogna chiedersi è se la morte di Adamowicz basterà, da sola, a minare il potere politico e culturale dei nazionalisti e a spostare gli equilibri definiti nelle elezioni amministrative dello scorso ottobre, dove il PiS ha raggiunto il 32 % delle preferenze.
La mancanza di un’opposizione di sinistra
Guardando i risultati delle amministrative, appare chiaro che manca un fronte di sinistra capace di intaccare i consensi del PiS, minacciati esclusivamente da un altro partito di destra, ma con una vocazione più europeista e liberale: Piattaforma Civica (PO).
Per la rinascita della sinistra servirebbe una proposta in grado di convincere non solo l’elettorato strutturale dell’Alleanza della Sinistra Democratica (SLD), composto da vecchi quadri dell’esercito ed ex funzionari del partito comunista polacco (PZPR), ma anche i lavoratori precari e le categorie della società più emarginate.
Un’impresa difficile, considerando che l’opera di demonizzazione della sinistra messa in atto dai nazionalisti (sopratutto a livello mediatico) e gli scandali di corruzione che l’hanno coinvolta nel 2005 sono dei deterrenti importanti per la fiducia degli elettori.
Gli ultimi, potenziali elettori
In questo scenario politico la destra sociale e nazionalista del PiS ha avuto gioco facile. È innegabile che alcune politiche del partito guidato da J. Kaczyński, come l’innalzamento del salario minimo e l’erogazione degli assegni familiari, siano andate a sostegno di una parte consistente degli ultimi della società polacca, lasciati progressivamente indietro dopo la fine del regime socialista.
Se vuole riacquisire credibilità e un posto in parlamento la sinistra polacca deve riprendersi gli spazi che le spettano, cercando di trovare un terreno fertile per tutte le sue anime. Per farlo, oltre ad aprire un dialogo con il suo potenziale elettorato, deve trovare una strategia unitaria.
Il percorso di isolamento scelto da Razem (Insieme) difficilmente porterà ad una crescita dei consensi. La (presunta) superiorità morale di chi si dichiara estraneo e slegato dalla vecchia politica è una ricetta vincente nel breve termine ma non assicura una stratega di lungo respiro.
Il movimento di Robert Biedroń
Le recenti mosse politiche di Robert Biedroń, sindaco uscente di Słupsk e attivista omosessuale, sembrano ricalcare, almeno in parte, il percorso “isolazionista” di Razem. Eletto parlamentare nel 2011 tra le fila di Twój Ruch (Il Tuo Movimento), si è slegato dal partito nel 2014 per candidarsi alle comunali della città bagnata dal fiume Słupia.
L’esperienza di sindaco indipendente dai partiti gli ha permesso di promuovere una immagine di sé anti-establishment e aliena alla “vecchia” classe dirigente. Nel settembre 2018 Biedroń ha dichiarato la costituzione di una nuova, l’ennesima, formazione di centro-sinistra, che nella giornata di domenica 3 febbraio è nata ufficialmente con il nome di Wiosna (Primavera).
Ispirato a valori europeisti, anticlericali e progressisti, il nuovo partito include tra i punti del suo programma l’ innalzamento della spesa sociale, la separazione netta tra Stato e Chiesa, la liberalizzazione al diritto di aborto e il riconoscimento delle unioni civili per le coppie omosessuali. Inoltre, Biedroń porta avanti una battaglia ecologista in totale controtendenza rispetto all’attuale governo, avendo dichiarato di voler chiudere tutte le miniere di carbone polacche entro il 2035.
I sondaggi recenti suggeriscono che Wiosna potrebbe convincere una platea di elettori che oscilla tra il 5 e il 10 %. Tuttavia, non è ancora chiaro se il partito cercherà la strada della coalizione con i conservatori di PO e le altre forze liberali nelle prossime elezioni europee. Quello che invece sembra essere certo, è che l’ex sindaco di Słupsk non aprirà un dialogo con i socialdemocratici, i verdi e i socialisti polacchi.
Una connessione da ristabilire
In Polonia, come nel resto dell’Europa centro-orientale, c’è un esercito di lavoratori che, pur avendo un’occupazione, non riesce ad avere una qualità della vita dignitosa, una casa o una minima forma di sicurezza economica. Per molti, la crescita e l’innovazione arrivati dopo la fine del regime e l’entrata nella UE non ha significato un miglioramento delle condizioni di vita.
Se la sinistra polacca non ristabilisce una connessione con questi strati della popolazione e si rifiuta di presentarsi unita, l’opposizione è destinata a rimanere incatenata ai movimenti di protesta, alle recriminazioni delle minoranze, ai partiti cuciti sul carisma delle individualità (vedi Biedroń) o ad esclusivo appannaggio di conservatori e liberali in parlamento. Per evitare l’estinzione, la sinistra deve condensare le sue lotte, agire unita e rispondere alla chiamata degli ultimi. Ne vale la sua sopravvivenza.
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Foto: Kuba Bożanowski (CC BY 2.0).
Potrà esserci una speranza per i poveri solo se si denunciano le politiche della UE tese alla concorrenza fra stati e chiarire che le politiche neoliberali hanno condotto all’attuale disastro. Naturalmente una proposta di questo genere non può di certo unire i partiti che si sono fatti alfieri della UE. Pertanto è tutto da ricostruire su nuove basi e di certo non solo in Polonia. Solo il ritorno agli stati sovrani può permettere alle classi sociali di poter eleggere una classe politica che ne difenda i propri interessi. Se non tradisce ovviamente. Entro la UE c’è solo la morte economica dei deboli (vedi Grecia).