REP. CECA: Václav Havel, il potere dei senza potere

articolo scritto nell’ottobre scorso dal nostro boemista, Gabriele Merlini, che riproponiamo nel giorno della scomparsa del grande drammaturgo e politico ceco

di Gabriele Merlini

Capita con curiosa frequenza di incappare in qualcuno etichettato come trasversale. Ci troviamo nello smisurato campo delle accettazioni vaghissime tuttavia utilizzate come fossero infallibili, imprescindibili e ultra-qualificanti. Václav Havel è stato traversale per moltissimi individui: analisti politici, sociologi, critici teatrali, letterati e qualche dittatore. D’altronde la sua biografia parla chiaro. Parimenti, parla chiaro la lista dei tizi che hanno inviato i propri messaggi di auguri all’ex presidente ceco (nato a Praga il cinque ottobre del trentasei). Bill Clinton e signora Hillary, di professione segretario di stato, Lou Reed e Angela Merkel (due che menzionati assieme nella stessa frase generano un inaspettato effetto art-rock) più l’imperatore giapponese Akihito e potenti di ogni sorta. Gruppetto al quale dobbiamo aggiungere persino l’attuale presidente della Repubblica Ceca Václav Klaus, ovvero uno che di Havel è stato cordialissimo antagonista per circa trent’anni.

In questi giorni un giornalista ceco ha scritto che pure una scimmietta potrebbe svolgere in modo decoroso la professione di ministro da queste parti. Il riferimento va alla recente nomina di Petr Bendl al dicastero della agricoltura. Il governo di centrodestra guidato da Petr Nečas che l’ha proposto e fatto accomodare in poltrona risulta infatti essere piuttosto screditato tra popolazione e media, e simili constatazioni sono conseguenze di un diffuso malessere.

Sia come sia -e con tutto il rispetto per le scimmiette- combinare quel che Havel ha combinato nel corso della propria esistenza è faccenda assai diversa dal ruolo di un politico in questi tempi. Tendenzialmente più intrigante. Competenze e spirito necessari si scovano con difficoltà tra grossi primati o tra gli interpreti della attuale scena locale, più o meno benvisti. Ovvio: contesti non paragonabili. Ma piace pensare che lo spessore di qualcuno sappia emergere anche in assenza di partiti unici, filo spinato e polizie segrete.
La scorsa settimana il compleanno di Havel è stato festeggiato al centro d’arte contemporanea DOX di Praga 7, piacevole palazzo situato dove la Moldava fa un’ansa e gli spazi espositivi per pittori spuntano come funghi. Presenti circa cinquecento persone tra le quali la grande amica (ed ex segretario di stato USA con natali cechi) Madeleine Albright, che ha portato in dono un compasso pare risalente ai tempi nei quali i confini cecoslovacchi vennero tracciati su carta: era il 1918. Precisazione da rotocalco magari inadatta ad un magazine di geopolitica, ma prendiamola come notifica del fatto che la salute di Havel continui a reggere dopo i problemi respiratori dell’anno scorso e ciò deve essere motivo di felicitazione tra gli osservatori dell’area e non solo.

Uomo di stato pescato dalla gattabuia e spedito nello sfarzo del Castello a ridosso della libertà riconquistata*, primo presidente della Repubblica Ceca dopo la divisione con la Slovacchia, nonché drammaturgo di riconosciuta sensibilità. Deciso capopopolo e magnetico capocomico, Havel si è dimostrato capace di reinventarsi, rinascere e riproporsi infinite volte dando costantemente di sé la parte migliore o più funzionale al progetto.
Adam Michnik, polacco dissidente e papà della celebre Gazeta Wyborcza, nel fare gli auguri a Havel ha ricordato che il potere dei senza potere (la giustizia secondo una celebre definizione dello stesso Havel) sarà sempre più forte di ogni dittatura e finirà per imporsi in ogni contesto. Più che una constatazione storica, una speranza in chiave futura. Servono sempre. A seguire i ringraziamenti per l’impegno ai tempi della lotta e lo spessore delle opere prodotte.

Proporre in questa sede un bignamino della vita di Havel sarebbe forse inutile e superfluo; per gran parte è cosa nota. Inoltre il web trabocca di notizie al riguardo e fortunatamente Wikipedia è tornata a fornire il proprio preziosissimo contributo. Tuttavia, a chiunque fosse interessato a celebrare il settantacinquesimo compleanno del personaggio regalandosi un approfondimento trasversale e dettagliato si consiglia (impersonale giornalistico per dire: consiglio io) l’intrigante documentario «Občan Havel: scény z prezidentské kuchyně», correlato di sottotitoli in inglese a beneficio di chi non masticasse fluentemente il ceco. Il titolo tradotto significa «Cittadino Havel: scene da una cucina presidenziale»: tra stoviglie e caffè, qualche imbarazzo e fantastici scorci praghesi, un punto d’osservazione privilegiato per recepire qualcosa di una indole particolarissima e ripercorrere la vicenda di un tizio che come pochi ha lasciato indelebile l’impronta del proprio piedone sulla storia dell’ultimo cinquantennio in Europa centro-orientale e che, quando serve, la sua città omaggia.

* Lo slogan, ai tempi della «sametová revoluce» [«rivoluzione di velluto»: termine di conio non ceco per definire gli eventi del novembre e dicembre 1989 che portarono al rovesciamento del regime cecoslovacco] era appunto Havel na hrad, «Havel nel Castello».

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7 commenti

  1. Sarà anche vero che la sua città sempre lo omaggia, un festeggiamento convenzionalmente ufficiale non si nega mai a nessuno. Ma è anche vero che in occasione della vista ufficiale di Barak Obama, lo scorso anno, Havel non è stato invitato al Castello. Personalità troppo ingombrante al cospetto del grigio Klaus (di cui si vociferano cose non belle in epoca comunista)? Come è anche vero che la gente (vorrei dire popolo, ma la parola come è usata qui in Italia ha un pessimo sapore) ultimamente tiene nei suoi confronti un atteggiamento sprezzante. Certo non nei siti paludati, ma nei blog, da quel che ho potuto leggere. E comunque, caro Merlini, visto che sei in zona e hai il polso della situazione, non avresti il tempo di scrivere, prima o poi, un bell’articolo documentato sullo stato in cui versano il diritto allo studio, la sanità pubblica post-comunista e il welfare? Anche di questo so poco, ma tutte cose non belle e a chi legge Eastjournal credo interesserebbe sentire come il bambino è stato buttato via con l’acqua sporca. Vabbè che era un bambino comunista…

  2. Salve Sediprasevesvemchlyvku (mi permetto pure io di darti del tu, giusto per non passare da anacronistico ultra-formale.)
    Riguardo Klaus in passato già mi sono espresso su East Journal, su altri magazine online nonché sul mio spazio personale (anche sul rapporto con Havel, naturalmente. Ma non solo.) Tornarci in questa occasione non avrebbe granché senso. Aspettiamo con fiducia il suo compleanno o che compia l’ennesimo scivolone: mi sento di garantire che non passerà molto.
    A dimostrazione del fatto che non nutro una spiccata predilezione per le candeline e certo le cose importanti sono altre (ma qui vado un po’ a memoria, dovrai perdonarmi) confermo che negli ultimi dodici mesi ho scritto anche di presidenza europea ceca e relative problematiche, sui partiti di estrema destra, sugli scioperi dello scorso anno, sui pensionati e sui trasportatori, dunque welfare e le sparate di Klaus al riguardo. Sulle accuse di corruzione mosse dai media al partito di Radek John e dimissioni conseguenti quindi sulla società civile in fermento e politica e antipolitica a ridosso delle elezioni.
    Sugli impicci relativi alla ratifica del Trattato di Lisbona rinviata fino allo stremo, su Klaus all’ONU che pontifica di clima e EU oppure sui tentennamenti comunitari e le impressioni al riguardo degli elettori cechi. Su crisi dei socialdemocratici, sul governo tecnico e sul cambio al vertice tra Paroubeck e Sobotka. Su diplomazia e Schwarzenberg, come sull’entrata nella zona-Euro e relative impressioni dei cittadini.
    Certo mantenere una decorosa costanza nelle pubblicazioni non è facilissimo e fare continui ri-linking alla produzione passata impossibile, ma sono indubitabilmente d’accordo con te che questi siano gli argomenti che davvero contano e ti ringrazio per lo stimolo a tenere sempre gli occhi aperti.
    Gab.

  3. Dove si può trovare iL POTERE DEI SENZA POTERE?

    • Credo l’ultima versione italiana sia Garzanti del 1991. In libreria dunque no, però dovrebbe essere reperibile ordinandolo online sui principali siti per l’acquisto di libri. Altrimenti biblioteche o (ultima possibilità) domandando di una eventuale disponibilità direttamente alla casa editrice.
      Gabriele.

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