Beïgalé Orkestra, e Israele riscoprì la musica dell’Europa Orientale

E’ il 2008 quando il musicista israeliano Amit Weisberger, da poco trasferitosi in Francia, fonda assieme a una dozzina di musicisti bretoni la Beïgalé Orkestra, specializzata nei ritmi klezmer della tradizione ebraica dell’est Europa. L’anno successivo la fanfara intraprende un viaggio-tournée in Israele, che registra nel documentario “Le voyage des klezmorim“, girato da Aude Weisberger. Un viaggio di scoperta, tanto per i musicisti che per gli auditori israeliani, poco avvezzi a questa musica est-europea, con le sue danze popolari e i suoi canti in yiddish. “L’ho organizzato assieme ai mie contatti, per presentare simbolicamente Israele alla Beïgalé Orkestra, e la Beïgalé Orkestra a Israele”, afferma Weisberger nella pellicola.

Il klezmer, la musica popolare degli ebrei d’Europa orientale

“Il klezmer è la musica della diaspora ebraica ashkenazita, non nasce in Israele, è una musica molto più antica dello stesso stato d’Israele, si forma nel corso dei secoli tra il mar Baltico e il mar Nero”, spiega Weisberger. E se la musica klezmer prende origine nella spiritualità ebraica, in particolare chassidica, vi si percepiscono anche influenze slave, balcaniche, zigane e turche, legate alla stessa regione geografica e periodo storico in cui questa musica nasce – l’Europa orientale e balcanica del XIX secolo, al tempo dei grandi imperi, con i suoi shtetl, vilaggi rurali a maggioranza ashkenazi dei territori occidentali dell’impero zarista cui erano confinate le comunità ebraiche. Le fanfare klezmer vi sviluppano uno stile particolarmente vivace per accompagnare matrimoni e feste religiose. Famosa è la scena della battaglia musicale tra la banda ebraica e la banda zigana, nel film Train de vie – ma vi sono anche fonti storiche di fanfare miste ebraiche e romanì.

Con l’avvio dell’emigrazione verso gli Stati Uniti a inizio ‘900 e il contatto con il jazz, prende il via una vera e propria età dell’oro del klezmer a New York tra il 1910 e il 1930, periodo di ottimismo e creatività segnato da gruppi storici quali la Abe Shwartz Yiddisher Orkestra o la Harry Kandel’s Orkestra. Il klezmer vivrà un nuovo revival negli Stati Uniti degli anni ’70 e ’80, per arrivare ad essere popolarizzato fino ai giorni nostri da gruppi quali i Klezmatics. Come notava Ynet, “ironicamente, mentre gli ultimi anni questo genere musicale ebraico ha guadagnato ampia popolarità in Europa, Israele vi resta estraneo.”

La musica klezmer infatti non trova un suo posto nel canone culturale dello stato d’Israele, dove l’ebraico moderno soppianta lo yiddish come lingua franca tra gli ashkenazi e gli ebrei di cultura araba, i mizrahi. Come spiega Weisberger, “la musica klezmer in Israele ha un’immagine negativa, frutto di una volontà politica, e legata all’idea dell’ebreo della diaspora come personaggio ridicolo, patetico e miserable. Il klezmer è associato o agli ultra-ortodossi o alla Shoah, alla sofferenza e allo statuto di vittima. Per questo non è considerato una musica cool, che si ha voglia di ascoltare” – tutto il contrario delle festive fanfari dell’origine.

Una fanfara goyim per la musica ebraica d’Europa

Esistono già bande che suonano musica simile in Israele, ma per evitare le connotazioni negative legate al klezmer alcuni di questi si rifanno piuttosto alla musica balcanica, che è ben apprezzata, come il gruppo Balkan BaMakhsan (“I Balcani nel garage”). Il revival del klezmer è condotto da gruppi come Oy Division, o i Kleine Mentschele, il cui frontman Ury Apfelboym spiega: “non sono d’accordo che si utilizzi la frattura della Shoah per farne le nostre radici, tali radici sono nella cultura che esisteva prima di essa”, e che purtroppo non viene presentata ai giovani israeliani condotti ogni anno in viaggio-studio ad Auschwitz.

Sul palco così come in mezzo alla platea, l’effetto ricercato dalla fanfara klezmer è quello di valorizzare il gruppo piuttosto che l’individuo, e di mettere il pubblico a proprio agio e coinvolgerlo nelle danze collettive e nel canto, grazie all’intermediazione del badkhan, metà frontman e metà giullare.

La tournée della Beïgalé Orkestra si trasforma allora nell’occasione per il pubblico israeliano – in strada, nei piccoli concerti, nelle feste popolari – di riscoprire una musica della tradizione ebraica d’Europa. E più volte Amit si trova a dover spiegare agli ascoltatori, increduli, che no, tranne lui, gli altri musicisti non sono ebrei. “Nessuno?” No, nessuno, sono tutti francesi.” “Neanche lui? Ma suona come…” “Suona come un ebreo, sì, ma è francese.” Come nota un’ascoltatrice, “il fatto che dodici goyim vengano a suonare klezmer gli leva il suo lato triste e pesante, e di colpo mi rendo conto che è una musica gioiosa, che ci si può danzare.”. Una riscoperta che è continuata negli ultimi dieci anni ma su cui c’è ancora tanto da fare.

Anche per i vecchi cantori chassidim della Jerusalem Klezmer Association, che hanno mantenuto una tradizione musicale klezmer legata ai riti religiosi e centrata sull’uso del clarinetto, ascoltare una fanfara klezmer composta da goyim, non ebrei, è una novità e – nelle parole di uno di loro – “un segno dell’avvio della redenzione dell’umanità“.

L’incontro con il popolo d’Israele è festivo, ma non semplice. E se il pubblico chiede che la fanfara suoni la Hatikvahl’inno nazionale israeliano – Weisberger deve spiegare perché il klezmer non c’entra niente con il sionismo, e introdurre i toni nostalgici di pezzi come Rumania, Rumania!, in cui Aaron Lebedeff cantava in yiddish il paradiso perduto della Romania ebraica dove non mancavano mai mamaliga, pastrami e kashkaval. “Perché mai l’abbiamo abbandonata, buon Dio!”, chiede retorico Weisberger a un pubblico un po’ interdetto.

Road movie ritmato dalle melodie klezmer e dai paesaggi israeliani, “Le voyage des klezmorimlascia aperte parecchie domande – in primis a chi appartiene la musica, a chi la suona, o al gruppo etnico da cui origina? e quale è il rapporto tra la cultura yiddish e Israele? – e propone di abbandonare il pensiero manicheo e le fratture identitarie per inchinarsi alla forza universale della musica tradizionale.

Negli ultimi dieci anni, Amit Weisberger ha continuato nel suo percorso musicale, imponendosi come uno dei principali esponenti della scena klezmer francese, prendendo parte – oltre che alla Beïgalé Orkestra – a vari gruppi musicali come Yiddishé Fantazyé Trio e The Belf project (klezmer storico), Tarafikants (musica romena), Kabarétalè (cabaret musicale yiddish), e Tish (pasti cantati in yiddish), oltre a collaborare con musicisti klezmer internazionali come Alan Bern, Frank London, Daniel Kahn e Sasha Lurje. Continua a insegnare la musica klezmer e il repertorio yiddish, incluso violino e violoncello ad orecchio nei festival francesi in Alvernia e Normandia, oltre che nei vari festival europei internazionali come Klezkanada (Québec), Kleztival (Sao Paulo), e l’accademia Yiddish Summer di Weimar.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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