CROAZIA: La calciopoli croata e il potere di Zdravko Mamic

A un occhio italiano le recenti vicende calcistiche croate presentano un’incredibile analogia con quanto avvenne in Italia nel 2006, quando la nazionale di Lippi partiva per la Germania con la federcalcio commissariata, i maggiori club sotto inchiesta, e polemiche mediatiche che avevano coinvolto gli stessi calciatori.
Un clima di sfiducia simile nei confronti del calcio imperversava anche in Croazia quando i Vatreni (“gli infuocati” – come vengono chiamati i calciatori della nazionale) sono partiti per la Russia il mese scorso, dopo lo scandalo Zdravko Mamic, il deus ex machina del calcio croato.

Chi è Zdravko Mamic?

Zdravko Mamic arriva ai vertici della Dinamo Zagabria, il club più titolato in Croazia, nel 2002. Sin da subito si scontra con i tifosi, i Bad Blue Boys (BBB), che lo accusano di portare avanti una privatizzazione silenziosa della squadra per il proprio guadagno personale, rimuovendo arbitrariamente gli allenatori (dal 2002 al 2013 la Dinamo ha cambiato 28 allenatori) e vendendo i migliori giocatori, senza reinvestire i proventi nel club.

Lo scontro si è esacerbato fino alla decisione dei BBB di disertare gli spalti, rendendo le partite allo stadio Maksimir un’esperienza stranamente silenziosa e desolante.
Nel frattempo, Mamic diventa anche il vice-presidente della Federcalcio Croata (HNS) e stabilisce, secondo alcune indiscrezioni, rapporti con i grandi nomi della politica, della giustizia e dei media.
I tifosi, nonostante gli scudetti, continuano a lamentare una gestione calcistica “famigliare e losca” dominata dal conflitto d’interessi. Mamic, oltre alla Dinamo, aveva secondo molti l’ultima parola anche alla Lokomotiv Zagabria, l’altra squadra della capitale che arriva in prima divisione.

Il fratello Zoran fu allenatore della Dinamo dal 2013 al 2016, mentre il figlio Mario, procuratore di professione, secondo alcuni avrebbe avuto il potere di decidere chi far giocare nelle partite della nazionale, in base a esigenze di calcio mercato. Anche l’UEFA interrogò Mamić sul conflitto d’interessi nel 2010.
Se molte di queste accuse non sono confermate, è però vero che Mamic è noto in Croazia per comportamenti discutibili, attacchi verbali e fisici ai danni di giornalisti, della minoranza serba e degli omossessuali.

L’ultimo scandalo

Pare che le preghiere dei tifosi siano state ascoltate, perché Mamic e due suoi collaboratori sono stati arrestati nel novembre del 2015 e accusati di evasione fiscale fino a 12,2 milioni di euro e di appropriazione indebita fino a 15 milioni di euro nel trasferimento di giocatori della Dinamo.
Secondo gli inquirenti, veniva promesso aiuto o un posto nella Dinamo a promettenti giocatori, facendo firmare loro contratti privati che li avrebbero poi obbligati a condividere con i Mamic il 50% di eventuali trasferimenti.

Il 6 giugno 2018 Zdravko Mamic è stato condannato in contumacia a 6 anni di detenzione; mentre il fratello Zoran, l’ex dirigente della Dinamo e direttore esecutivo della HNS Damir Vrbanović, nonché il revisore dei conti Milan Pernar sono stati condannati a pene detentive di durata inferiore. La sentenza deve essere ancora confermata dalla Corte Suprema ma Mamic è già fuggito a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina e, avendo doppia cittadinanza, si oppone alla richiesta croata di estradizione promettendo scandali e vendetta.

La nazionale

Tra i trasferimenti sotto esame rientrano quelli di Luka Modric al Tottenham e di Dejan Lovren al Lione. Le parti hanno già confermato di aver versato metà dei proventi a Mamic ma resta da chiarire se, come sostengono Modric e Lovren, la clausola che li obbligava a farlo sia stata aggiunta ai contratti in un secondo momento. Così aveva inizialmente affermato Modrić per poi ritrattare dichiarando di non ricordare cosa fosse successo. Modrić è stato infine accusato di falsa testimonianza. La data del suo processo non è stata fissata ma, se condannato, rischia da 6 mesi a 5 anni. Lovren, invece, è sospettato di falsa testimonianza ma le accuse non sono ancora state formalmente depositate. Anche Sime Vrsaljko e Mateo Kovacic avevano contratti simili mentre Andrej Kramaric ebbe la forza di rifiutare tale sistema, anche rischiando la carriera.

Il clima di sfiducia generalizzato nel mondo calcistico croato non ha certo fatto intraprendere alla nazionale l’avventura di Russia 2018 a cuore leggero. Eppure, i Vatreni stanno facendo sognare i tifosi: compatti, affiatati, pronti a riscattare lo sport che tanto hanno amato e visto infangato. Modric e compagni stanno dando il meglio di sé, augurandosi di lasciarsi questa storia alle spalle.

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