Mentre l’attenzione dei media internazionali è puntata sulla rielezione di Vladimir Putin – appena riconfermatosi, senza sorprese, presidente della Russia fino al 2024 – un altro capo di stato autoritario, il presidente azero Ilham Aliyev si appresta a riconsolidare la propria stretta sul potere attraverso elezioni altrettanto scontate.
Se il risultato del voto è tutt’altro che incerto, a cogliere di sorpresa l’opinione pubblica azera è stata invece la decisione “affrettata” del presidente in carica di anticipare le elezioni di svariati mesi rispetto alla data prevista. Come stabilito da un decreto emanato lo scorso 5 febbraio dallo stesso Aliyev, le elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 17 ottobre 2018, si terranno il prossimo 11 aprile.
Come riportato da OBCT, i funzionari governativi hanno tirato in ballo ragioni più o meno fantasiose per giustificare la decisione. Ma il lasso temporale estremamente breve (poco più di 60 giorni) che separa l’annuncio delle elezioni anticipate dal voto vero e proprio fa piuttosto pensare ad una mossa studiata dal presidente, leader del partito del Nuovo Azerbaigian (Yeni Azərbaycan Partiyası – YAP), per impedire all’opposizione di prepararsi per la campagna elettorale.
Ilham Aliyev, o come rimanere al potere per vent’anni
Secondo il leader del partito di opposizione Musavat, Arif Hacili, lo scopo di Aliyev sarebbe quello di garantire in maniera più rapida possibile l’estensione del proprio mandato presidenziale fino al 2025. Altre analisi suggeriscono che la decisione di anticipare il voto serva a risolvere lotte intestine all’interno del partito di maggioranza, o anche a distogliere l’attenzione pubblica dall’attuale contesto socioeconomico del paese: marcato dalla crisi economica, in cui la corruzione e gli scandali (come quello del Laundromat) aumentano, così come il numero di prigionieri politici, e in cui la repressione contro la società civile e i difensori dei diritti umani si fa sempre più dura.
L’estensione del mandato presidenziale da cinque a sette anni, così come il diritto di convocare elezioni anticipate, erano stati introdotti dalla riforma costituzionale del 2016, sancita da un controverso referendum, che ha attribuito al presidente un controllo senza precedenti sull’apparato politico e sociale.
Ilham Aliyev è presidente in carica dell’Azerbaigian dal 2003, quando ha preso il posto del defunto padre Heydar (ufficiale del KGB e segretario del Partito Comunista Azero in epoca sovietica). Rieletto nel 2008, nel 2009 Aliyev ha organizzato un referendum per abrogare il limite dei due mandati presidenziali. Dopo un’ennesima rielezione nel 2013 e il già menzionato referendum costituzionale del 2016, nel febbraio 2017 Aliyev aveva nominato sua moglie vice-presidente e nel dicembre 2017 aveva emendato la legge elettorale che permette al presidente di convocare elezioni anticipate con un anticipo minimo di 60 giorni.
“Basta con la monarchia”
I partiti d’opposizione hanno deciso di boicottare le elezioni, definendole una farsa. Lo scorso 10 marzo, i rappresentanti del Consiglio Nazionale delle Forze Democratiche e dei partiti Fronte Popolare e Musavat si sono riuniti a Baku per protestare. Si tratta della prima manifestazione organizzata dalle forze d’opposizione dal 2011, quando le proteste erano state violentemente soppresse dalle autorità e si erano concluse con l’arresto di 469 persone, tra cui lo stesso Arif Hacili.
Gli organizzatori della manifestazione si sono visti accordare il permesso di riunirsi alla periferia di Baku, sotto lo stretto controllo (e le minacce) delle forze di polizia e solo a patto che fossero utilizzati slogan già concordati con le autorità municipali. Secondo le informazioni rilasciate dalla polizia di Baku, circa 1500 persone avrebbero partecipato alla manifestazione, mentre gli organizzatori affermano che i partecipanti fossero diecimila. I partecipanti alla manifestazione hanno richiesto le dimissioni del presidente Aliyev, denunciando la corruzione, l’accentramento del potere e la mancanza di libertà nel paese. Secondo quanto riportato da RFE/RL, le autorità azere avrebbero inoltre sospeso la connessione Internet sul posto durante la manifestazione, per impedire che l’azione fosse filmata e condivisa in diretta sui social media.
Il vicesegretario del partito del Nuovo Azerbaigian non ha tardato a definire la protesta dell’opposizione come “un flop totale”.
Nel 2013, Aliyev aveva vinto le elezioni con l’85% dei voti, ma i risultati delle elezioni erano stati contestati da numerosi osservatori. Secondo il rapporto finale della missione di osservazione elettorale dell’OSCE, le elezioni erano state accompagnate da brogli, intimidazioni, restrizioni sui media, nonché da arresti e uso della forza contro giornalisti e attivisti. Per ora, niente lascia presagire che le elezioni del prossimo aprile si svolgeranno in un contesto più democratico.
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Immagine: Jam News