AZERBAIGIAN: Aliyev nomina sua moglie vicepresidente

Mehriban Aliyeva è stata nominata vicepresidentessa dell’Azerbaigian da suo marito, il presidente Ilham Aliyev. Lo ha annunciato lui stesso il 21 febbraio scorso, durante il Consiglio di Sicurezza, e successivamente ha riportato la notizia sul suo sito ufficiale.

La vicepresidenza è una posizione tutta nuova, introdotta dal referendum costituzionale dello scorso settembre, già criticato da RFE/RL e altri osservatori internazionali, e visto come l’ennesima trovata di Aliyev per accrescere il suo potere e quello della sua famiglia. Infatti, oltre a creare questa nuova figura, che ha il potere di governare il paese in via temporanea in caso di impossibilità o dimissioni forzate del presidente, ha esteso la durata del mandato presidenziale da 5 a 7 anni, mentre ha eliminato l’età minima per i candidati, spianando dunque la strada al figlio Heydar, 19 anni.

Chi è Mehriban Aliyeva

52 anni, medico ma da sempre in politica, la Aliyeva è appartenente a una delle famiglie più influenti del paese, ed è conosciuta per il suo amore per il lusso e la moda. Dal 2005 presiede il partito del marito, Nuovo Azerbaigian, ed è a capo della Fondazione Heydar Aliyev, la più grande organizzazione non governativa del paese intitolata al suocero, ritenuto il padre della repubblica caucasica. Nel 2004 è stata nominata ambasciatrice UNESCO. In seguito alla nomina di vicepresidentessa, la Aliyeva ha commentato “capisco pienamente la serietà della responsabilità assegnatami, e credo di essere in grado di onorare la fiducia del presidente e del popolo che crede in me”.

Contestazioni

La mossa è stata aspramente criticata dalla società civile e dalle ONG che da sempre si battono per il rispetto dei diritti umani, troppo spesso negati nella repubblica caucasica. L’avvocato Akif Qurbanov ha affermato che l’azione viola la legge anticorruzione, la quale vieta ai parenti del presidente di ricevere nomine sotto la sua subordinazione. Khadija Ismayilova, famosa attivista e corrispondente di Radio Free Europe ha invece riportato che nelle ultime settimane i maggiori oppositori politici azeri sarebbero stati arrestati, secondo lei per evitare le proteste che si sarebbero create in seguito alla nomina. Lei stessa ha passato 17 mesi in prigione per aver denunciato la corruzione della famiglia presidenziale, tra l’altro confermata dai Panama Papers.

Secondo il leader dello storico Partito Uguaglianza (Musavat), la trovata di Aliyev sarebbe un modo per continuare a cementificare il controllo che la sua famiglia detiene sul paese e che usa per ammassare fortune, mentre il vignettista azero Gunduz Aghayev ha ironizzato sulla vicenda su Facebook, con lo slogan “l’amore è cambiare la costituzione per lei”.

Alle critiche per la nomina della first lady si aggiungono poi le proteste generalizzate contro i referendum costituzionali proposti dagli Aliyev nel corso degli ultimi anni. Già nel 2002 era stato modificato il quorum, grazie al quale è stato possibile legittimare tutta una serie di riforme, come quella per abolire il limite di due termini per il presidente, che è attualmente al terzo mandato, e quella sull’introduzione del “diritto all’immunità personale”; entrambe rese possibili dal referendum del 2009. Tutti questi emendamenti, che fortificano la dinastia Aliyev, si aggiungono alla repressione sistematica di ogni forma di dissenso da parte del governo, confermando le posizioni di quanti considerano l’Azerbaigian come un consolidato regime autoritario.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.

Chi è Francesca Barbino

Nata in Calabria nel 1993, vive a Forlì dove si è laureata presso il MIREES, Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe. Da maggio 2016 collabora con East Journal, per il quale si occupa principalmente di Caucaso.

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