E’ finalmente entrato in vigore il regime visa-free tra Ucraina e Unione Europea. A partire dal 11 giugno, come avevamo anticipato con precisione qualche mese fa, i cittadini ucraini in possesso di un passaporto biometrico possono viaggiare all’interno dell’area Schengen senza necessità di un visto. Esclusi dall’accordo rimangono il Regno Unito e l’Irlanda, per i quale la necessità di formalizzare un permesso di viaggio rimarrà in vigore.
Passaporto biometrico e libera circolazione
Quello della liberalizzazione dei visti è un successo importante per Kiev. Il presidente Poroshenko ci ha investito un significativo capitale politico, subendo l’ironia dei social negli ultimi due anni di rinvii. Come previsto dal regolamento, la possibilità di spostarsi all’interno dell’Unione Europea e dei quattro stati associati (Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein) è garantita per non oltre 90 giorni continuativi in un periodo di 180 giorni. I cittadini ucraini dovranno anche dimostrare di avere risorse economiche sufficienti, un alloggio e il viaggio di ritorno prenotato. Inoltre, non potranno svolgere attività lavorativa o studiare. Per queste attività la necessità di un visto rimane in vigore.
Infine, rimane l’obbligo del passaporto biometrico. Solo i cittadini in possesso di quest’ultimo, infatti, potranno viaggiare liberamente nell’area Schengen. Il rilascio di questo documento è iniziato ormai da qualche anno e anche se ad oggi solo una minoranza dei cittadini ucraini ne possiede uno, le richieste per il passaporto biometrico sono aumentate negli ultimi mesi. Qui subentra anche la problematica questione dei territori occupati (Crimea e Donbass). Secondo le recenti dichiarazioni delle autorità di Kiev, anche i residenti della Crimea e del Donbass potranno far richiesta per ottenere il nuovo passaporto, ma dovranno fornire una serie di documenti aggiuntivi (come il certificato di nascita). Questa procedura appare necessaria per riuscire ad identificare i richiedenti, considerando la perdita dei registri anagrafici a causa del conflitto e dell’autorità amministrativa di Kiev sui territori in questione. Va ricordato inoltre che l’Ucraina non riconosce la doppia cittadinanza, quindi tutti quelli che negli ultimi tre anni hanno ricevuto il passaporto russo saranno esclusi. In linea teorica, comunque, il regime di liberalizzazione dei visti varrà anche per i residenti della Crimea e del Donbass, un fattore che Kiev spera di sfruttare a suo vantaggio per attrarre la popolazione delle regioni in questione.
Apertura con l’Europa, chiusura con Mosca?
Per festeggiare l’avvenimento a Kiev è stato organizzato un imponente concerto in Evropeys’ka Ploshchad (Piazza Europa). A partecipare all’evento e al countdown finale che separava l’Ucraina dalla liberalizzazione dei visti c’era anche il presidente Petro Poroshenko, che non ha mancato di sottolineare il significato storico dell’evento. Il tema ricorrente della serata è stato il “ritorno nella famiglia europea” del popolo ucraino e il definitivo “abbandono del mondo russo”.
In concomitanza con la festa si sono intensificate anche le voci per una maggiore regolamentazione dei viaggi da e verso la Russia. Nonostante il conflitto in Donbass e l’annessione della Crimea, infatti, la libera circolazione tra Russia e Ucraina è ancora in vigore. Proprio di questo ha parlato di recente il Ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, proponendo di “creare una piattaforma e controllare l’ingresso” dei cittadini russi. L’introduzione di un regime di visti con la Russia, però, rimane una decisione politica che porta in seno una serie di problemi. In primo luogo si tratta di costi aggiuntivi per Kiev che, dato un momento di certo non facile per l’economia, rappresenta un ostacolo significativo. Inoltre, una tale decisione andrebbe ad influire negativamente sui legami di alcune regioni frontaliere che, nonostante il conflitto, mantengono un importante interscambio con la Russia. Infine, rimane aperta la questione della Crimea. Instaurare un regime di visti con Mosca significherebbe, secondo la rappresentante del Blocco di Petro Poroshenko in parlamento, Irina Lutsenko, il definitivo abbandono politico della penisola annessa dalla Russia nel 2014. Insomma, più facile a dirsi che a farsi.
Intanto, mentre l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Federica Mogherini, ha parlato del visa-free come di una piattaforma che “creerà nuove opportunità per tutti, rafforzando le economie, la sicurezza e l’amicizia”, circa 3000 ucraini hanno già varcato la frontiera con l’Europa (prevalentemente con la Polonia) senza bisogno di un visto.
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Foto: Reuters
Prepariamoci all’invasione di banderisti, servi, servi dei servi, terroristi, schiavi e distruttori dei diritti del lavoro. Così ha ordinato il capitale.