OSSEZIA DEL SUD: Il supporto alle repubbliche separatiste del Donbass

La repubblica de facto dell’Ossezia del Sud, parzialmente riconosciuta a livello internazionale ma rivendicata dalla Georgia, è intenzionata a stringere i propri rapporti con le due repubbliche separatiste del Donbass. Al momento Tskhinvali è l’unica entità politica a riconoscere la sovranità dei territori di Donetsk e Lugansk. Il riconoscimento è avvenuto nel giugno 2014, poco dopo la dichiarazione d’indipendenza dei due territori dall’Ucraina.

Si prepara l’apertura di due ambasciate

Al fine di sviluppare i propri legami, lo scorso maggio le autorità di Tskhinvali hanno firmato con la Repubblica Popolare di Donetsk un trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza, nonché un protocollo sulla creazione di relazioni diplomatiche tra i due paesi. In seguito alla firma di tale documento, le autorità di Donetsk e Tskhinvali hanno reso pubblica la volontà di aprire reciproche ambasciate nei rispettivi paesi.

In Ossezia la notizia è stata annunciata dal neo-presidente Anatoly Bibilov, nel corso della cerimonia di presentazione del nuovo ministro degli Esteri Dmitry Medoyev (precedentemente ambasciatore dell’Ossezia del Sud in Russia). Secondo Bibilov, la Repubblica Popolare di Donetsk sarebbe già pronta a ospitare la rappresentanza sud-osseta, e altrettanto sarà fatto a breve da Tskhinvali. Bibilov ha inoltre aggiunto che il governo di Tskhinvali ha intenzione di stringere accordi simili con la Repubblica Popolare di Lugansk, per poi avviare anche con essa stabili relazioni diplomatiche.

Tskhinvali intermediario tra Mosca e il Donbass

Oltre a rafforzare le proprie relazioni diplomatiche con le autorità de facto di Donetsk e Lugansk, l’Ossezia del Sud vuole provare ad affermarsi come fornitore di servizi finanziari per la Russia e per la stessa regione del Donbass. Da un paio di anni infatti, la piccola repubblica caucasica ospita una banca che gestisce il flusso di denaro proveniente da Mosca e diretto alle entità separatiste dell’Ucraina orientale, sotto forma di aiuti umanitari e finanziamenti alle industrie locali. Tale notizia è stata confermata lo scorso aprile dall’ex presidente sud-osseto Leonid Tibilov, il quale ha dichiarato che una “banca internazionale” osseta (identificata nella Meždunarodnyj Rasčetnyj Bank, basata a Tskhinvali) starebbe aiutando le repubbliche popolari del Donbass.

Il capoluogo sud-osseto è inoltre sede di Vneshtorgservis, una società di holding istituita all’inizio dell’anno corrente al fine di gestire le grandi imprese industriali sottratte dai separatisti del Donbass al governo di Kiev nel corso della guerra (nove a Donetsk e tre a Lugansk, molte delle quali precedentemente appartenenti a Rinat Akhmetov, potente oligarca ucraino). Tale società sembrerebbe essere gestita da Vladimir Paškov, cittadino russo nonché ex vice-governatore della regione di Irkutsk, in Siberia. La decisione di affidare tali imprese alla neonata società di holding sud-osseta è stata annunciata lo scorso aprile dalle stesse autorità de facto di Donetsk, attraverso un comunicato ufficiale.

Ma perché scegliere proprio l’Ossezia del Sud per fare arrivare a destinazione gli aiuti economici e gestire le imprese del Donbass? Per riorientare le rispettive economie verso la Russia, le due repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale hanno bisogno che Mosca sostenga nel breve periodo le grandi imprese locali. Al momento però, il Cremlino non riconosce le due entità de facto, e quindi non intrattiene rapporti ufficiali con esse; ecco dunque la necessità di individuare un paese terzo che funga da intermediario, facilitando l’invio dei sussidi. In questo contesto, l’Ossezia del Sud risulta essere l’intermediario perfetto, in quanto è l’unico paese a intrattenere relazioni diplomatiche ufficiali con le repubbliche separatiste del Donbass e ad essere a sua volta riconosciuto da Mosca.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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