CROAZIA: L'Europa dice sì all'adesione. La storia di un cammino travagliato

di Marina Szikora

Riportiamo un articolo di Marina Szikora, collaboratrice di Passaggio a SudEst, il blog con cui Roberto Spagnoli da anni segue la realtà balcanica. Un blog al quale East Journal deve molti insegnamenti. Sapendo di non fare cosa sgradita proponiamo un articolo sul raggiunto traguardo d’adesione della Croazia all’Unione Europea.

Ci sono voluti 6 anni e 9 mesi perché la Croazia imboccasse la dirittura finale verso il traguardo dell’ingresso nell’Unione Europea. Ma come si è arrivati a questa svolta che qualcuno ha già definito “storica” e che, nonostante non sia ancora ufficiale, sembra ormai acquisita?

La Croazia ha atteso sei lunghi anni e nove mesi per il momento annunciato venerdi’ scorso, vale a dire la buona notizia arrivata da Bruxelles che alcuni hanno qualificato come storica. Va ricordato che sei anni fa, iniziarono i negoziati di adesione tra la Croazia e l’Ue. L’inizio, come ricordiamo, e’ stato subito rinviato a causa della latitanza del ricercato imputato dell’Aja, il generale croato Ante Gotovina, recentemente accusato con la sentenza di primo grado ad una pesante condanna di 24 anni di carcere per aver commesso crimini contro i serbi in Croazia. La sua estradizione e’ stata all’epoca la condizione chiave per l’inizio dei negoziati.

Dopo la cattura di Gotovina in Spagna, l’allora procuratore capo dell’Aja, Carla del Ponte aveva pronunciato la lungo attesa valutazione che “la Croazia collabora pienamente con il Tribunale”. Questo e’ bastato per il segnale verde di Bruxelles e dei stati membri dell’Ue per l’inizio dei negoziati. Ma il cammino e’ stato sempre piu’ duro e frustrante, questo non solo a causa degli obblighi da soddisfare da parte di Zagabria. C’erano di mezzo gli ostacoli esterni, quali la costituzione europea che fu bloccata ostacolando anche l’ulteriore allargamento dell’Ue.

L’approvazione del Trattato di Lisbona ha riavviato il processo. Poi pero’ arrivo’ lo ZERP, la zona di protezione marittima che per lungo tempo e’ stata l’ostacolo al proseguimento dei negoziati croati e il nocciolo duro nella disputa sul confine marittimo tra la Slovenia e la Croazia. Seguiva in contemporanea la lotta alla criminalita’ organizzata che vide alcuni pezzi molto grossi finire dietro le sbarre. La disputa tra Slovenia e Croazia diventava sempre piu’ grave e minacciava di trasformarsi perfino in un conflitto aperto. La questione dei cantieri navali, un’ altra condizione importantissima, una difficile sopravvivenza sotto il cappello statale che contestava ogni idea di privatizzazione. Arrivavano le riforme della giustizia e la lotta alla corruzione che si dimostreranno come parte piu’ difficile dei negoziati. L’ex premier Ivo Sanader che era per diversi anni il preferito dell’Europa se ne ando’ da un giorno all’altro per finire infine, mezz’anno fa’ nel carcere austriaco di Salisburgo. Lo succedeva l’attuale premier e la sua mano destra, Jadranka Kosor. Il ritmo dei negoziati negli ultimi due anni diventava sempre piu’ intenso con il lavoro di tutte le forze, sia quelle governative che quelle dell’opposizione.

L’apertura verso l’Europa fu resa possibile a partire dal premier dell’opposizione e leader socialdemocratico, il defunto Ivica Račan e dal presidente Stjepan Mesić che dopo due mandati presidenziali, il massimo possibile secondo la Costitzione, aveva ceduto il posto all’attuale presidente Ivo Josipović. L’uomo della giustizia e del giusto, della Croazia di riconciliazione, di pace e stabilita’ nella fragilissima regione balcanica ancora frustrata e ferita dalle sanguinose ed atroci ferite delle guerre degli anni novanta. Bisognava creare l’atmosfera che poteva rendere possible l’europeizzazione della Croazia, anche come esempio ai vicini, per incamminare la via verso le integrazioni europee anche al resto dei Balcani occidentali. Un processo per nulla facile se si tiene presente che la Croazia e’ il primo paese che aderira’ all’Ue portando alle spalle le conseguenze della guerra e della transizione. Va sottolineato che il processo negoziale per la Croazia e’ stato molto piu’ difficile rispetto a quei paesi che l’avevano preceduta. Condizioni assai piu’ richiedenti rispetto all’ultima grande ondata di adesione. E poi le cattive esperienze con la Bulgaria e la Romania hanno ulteriormente appesantito il cammino del prossimo aderente.

Negli ultimi due anni, Zagabria ha concluso assai piu’ capitoli rispetto ai precedenti quattro anni. Nessun cedimento nemmeno in questi ultimi anni, come nemmeno negli ultimi metri fino all’ingresso. Ma il lavoro non e’ ancora per niente concluso. Nonostante il pronunciamento della data magica, del prossimo primo luglio 2013, resta ancora molto lavoro da fare. Bisognera’ convincere i partner europei che Zagabria sta veramente attuando le indispensabili riforme e ci sara’ bisogno di risultati concreti.

L’obiettivo della conclusione dei negoziati e’ raggiunto anche se adesso la decisione della Commissione europea deve essere approvata da tutti gli Stati membri. Ma il prossimo lavoro spettera’ al prossimo governo. Chi sara’ quello che continuera’ a guidare questo processo lo dimostreranno le prossime elezioni parlamentari. L’attuale governo afferma che sulla data delle elezioni i partner di coalizione decideranno a fine giugno e che non c’e nulla di urgente. L’opposizione chiede le elezioni al piu’ presto possibile, a fine estate – inizi d’autunno, ma senz’altro prima del referendum in modo tale che il voto al referendum sull’adesione non rischi di diventare un voto pro o contro il governo di Jadranka Kosor.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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