RUSSIA: “Non vogliamo una nuova censura”. La lettera aperta dell’unione dei registi

La sua uscita nelle sale russe è prevista per ottobre (una premier si dovrebbe tenere a marzo), ma il solo trailer ha già sollevato scalpore e proteste. “Matil’da”, questo il titolo del film del regista Aleksej Učitel’, racconta la storia d’amore, durata tre anni, tra il futuro imperatore Nicola II (l’ultimo dei Romanov prima della Rivoluzione d’Ottobre) e la giovane ballerina Matil’da Kšesinskaja. La trama apparentemente leggera tuttavia ha urtato la sensibilità di gruppi ortodossi, come “La croce dello zar” e “Stato Ortodosso – Santa Rus’”, che non accettano che lo zar – canonizzato ufficialmente dalla Chiesa Ortodossa nel 2000 – sia dipinto come un peccatore. Addirittura denunciano il film come pornografico e anti-patriottico. È stata creata una petizione su Change.org indirizzata al Ministero della Cultura per far vietare l’uscita del film (firmata da oltre 16 mila persone). Nonostante la procura abbia fatto sapere a gennaio che il film di Učitel’ è già stato controllato ed ha ricevuto il nulla osta, nuovamente i gruppi ortodossi si sono fatti sentire e si sono appellati alla deputata della Duma Natal’ja Poklonskaja, che ha chiesto che la pellicola venga nuovamente controllata dagli organi di dovere. La Poklonskaja, che aveva già ricoperto un ruolo importante su mandato del Cremlino al momento dell’annessione della Crimea nel 2014, ritorna ora a far parlare di sé: il film, secondo la donna, viola il Codice Penale russo, offendendo “i sentimenti religiosi dei credenti”, e mostra la Russia come un paese di ubriaconi e fornicatori. Dal Cremlino, tuttavia, Peskov, il portavoce di Putin, il 7 febbraio fa sapere che l’amministrazione “non intende prendere parte” alla questione. Lo stesso giorno l’unione dei registi russi Kino Sojuz ha pubblicato una lettera aperta, contestando la Poklonskaja e questi tentativi di “nuova censura”. Pubblichiamo qui la traduzione.

Il film di Aleksej Učitel’ “Matil’da” uscirà nelle sale, da programma, solo in ottobre 2017, e per ora non è ancora stato visto da nessuno. Tuttavia, è da tempo che contro la pellicola viene portata avanti una campagna che soltanto delle persone di strette vedute possono considerare una pubblicità originale. Il deputato Natal’ja Poklonskaja per la seconda volta intende invocare una revisione del film da parte della procura, perché sospetta che lo stesso possa offendere i sentimenti dei credenti. La  preoccupazione di questi ultimi è che l’imperatore Nicola II, canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa, potrebbe apparire non proprio come un “santo”: il film si basa infatti sulla sua storia d’amore (conclusasi peraltro ben prima dell’incoronazione e del matrimonio) con la ballerina Matil’da Kšesinskaja. Ma non è tutto qui. È stato reso noto che l’organizzazione “Stato Ortodosso – Santa Rus’” ha inviato a diversi cinema delle lettere minatorie contro i distributori che si arrischieranno a dare “Matil’da” nelle loro sale. In tali lettere si minaccia di incendiare i cinema e di mettere in atto altre azioni violente.

La situazione creatasi attorno a “Matil’da” si aggiunge a tutta una serie di conflitti registratisi negli ultimi tempi nel campo della cultura, come il divieto posto sull’opera “Tannhäuser” (opera di Richard Wagner, ritirata nel 2015 dal teatro di Novosibirsk perché offendeva i credenti, ndt), gli atti vandalici alla mostra di Vadim Sidur (nel 2015 a Mosca, per lo stesso motivo, ndr), le lamentele sulla politica delle esposizioni all’Ermitage (nel 2016, in seguito alle installazioni con cadaveri di animali di Jan Fabre, ndt). In tutte queste faccende si distinguono per la particolare forza i cosidetti attivisti ortodossi; tuttavia la chiesa ufficiale non si esprime sugli avvenimenti. Nel migliore dei casi anche il Ministero della Cultura non prende posizione, ma si prende del tempo per decidere.

Noi registi, soprattutto quelli della vecchia generazione, sappiamo bene cosa sia la censura, che per alcuni decenni in epoca sovietica ha deciso i destini degli artisti ed ha ostacolato lo sviluppo dell’arte. Non vogliamo che la nostra cultura cada sotto la pressione di una nuova censura, qualunque siano le forze interessate ad invocarla. Vogliamo vivere in un paese laico e democratico dove la censura non sia vietata solo secondo la Costituzione, ma anche nei fatti.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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