RUSSIA: Aspettando Nonno Gelo e la Fanciulla delle Nevi

Avvolto nel suo ampio giaccone tradizionale russo, un tulup di colore azzurro, bianco o argento, raramente rosso per non confondersi con il suo collega-rivale occidentale, Nonno Gelo (in russo: Ded Moroz) è un vecchio slanciato e magro, ma tutto d’un pezzo. Privo di sorriso, è buono e giusto nella sua aria maestosa ed austera, ben diversa da quella più bonacciona di Babbo Natale, la cui risata risuona allegra e divertita. Ha una lunga barba folta e dei capelli grigi arruffati dal vento, che copre con un semplice berretto russo tradizionale, senza pon-pon. Sotto la sua pelliccia di Astrakan nasconde pantaloni e camicia bianchi, indossa guanti ben rifiniti e calza i valenki, gli stivali di feltro russi, e passeggia tranquillo col suo elegante scettro argentato. Viaggia a bordo di una slitta trainata da tre cavalli, la tradizionale trojka, e recapita i doni ai bambini personalmente, bussando alla porta delle loro case nella notte di Capodanno. Giunge dalla nordica città di Archangelsk, perla del Mar Bianco, sebbene possieda anche una dacia nella regione confinante di Vologda, a Velikij Ustjug, meta ormai turistica.

Ded Moroz e Sneguročka

La nascita di Nonno Gelo ha radici mitologiche molto diverse. Alcune leggende raccontano come egli non sia altro la reincarnazione del dio pagano Morok, sovrano dell’inverno e della neve, considerato il dio delle illusioni, delle bugie e del buio. Morok, con la sua lunga barba grigia, se ne andava per i boschi trasformando in ghiaccio tutto quello che lo circondava, spaventando adulti e bambini che, per evitare di cadere nelle sue grinfie, decisero di invitarlo nelle loro case a degustare gelatine di bacche, biscotti e dolci. A poco a poco, e grazie all’influenza delle tradizioni ortodosse, Ded Moroz diventò una figura buona, pur continuando ad impersonare l’arrivo del freddo, dell’inverno, della neve e delle lunghe notti buie.

Nella tradizione letteraria russa ottocentesca molte sono le varianti natalizie che formano il personaggio attuale di Nonno Gelo. Egli compare nelle fiabe di Afanas’ev e nella raccolta di Odoevskij, dalla cui piuma nascerà “Moroz Ivanovich”, in seguito trasformatosi nel noto personaggio legato alle feste natalizie che porta i doni ai bambini, influenzato dagli occidentali San Nicola e Babbo Natale.

Durante il periodo comunista Ded Moroz non ha vita facile. La censura si impone e solo alla fine degli anni ’30 l’albero di Natale e con esso la figura di Nonno Gelo vengono reintrodotti nella cultura sovietica. Fu proprio nel 1937 che Ded Moroz e la nipote Sneguročka portarono auguri e doni alla Casa dei Soviet di Mosca, ristabilendo così le tradizioni precedenti.

Tuttavia, solamente verso la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 la figura di Nonno Gelo diventa protagonista. Ad Archangelsk viene costruita la sua dimora principale, dove arriva la posta dei bambini, e dove il 18 novembre si festeggia il suo compleanno, data che calza a pennello a Nonno Gelo in quanto in quei giorni si manifestano di solito i primi geli.

Oggi egli collabora con i suoi colleghi. Il più noto è Pakkajne, il Nonno Gelo della Carelia, che vive nelle foreste di questa regione.

Il Babbo Natale russo si avvale di un assistente molto speciale, Sneguročka, che abita nella regione di Kostroma. Sneguročka è un personaggio delle fiabe russe indicata come la nipote di Nonno Gelo, anche se in alcune versioni viene raffigurata come sua figlia. La storia della Fanciulla delle Nevi, detta anche “neve nubile”, racconta come lei sia la figlia della Primavera e dell’Inverno a cui viene impedito di amare: se dovesse innamorarsi, il suo corpo si scioglierebbe come neve al sole. Sneguročka viene rappresentata con delle guance rosse, in abito bianco e celeste, con i capelli biondi raccolti in una lunga treccia e, quando chiamata, arriva avvolta in un vortice di neve.

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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