UNGHERIA: Robert Capa, il famoso fotografo dalle origini ungheresi

ITALY. Near Troina. August 4-5, 1943. Sicilian peasant telling an American officer which way the Germans had gone.

Robert Capa, uno dei più famosi fotoreporter di guerra di sempre, era in realtà di origine ungherese. Endre Ernő Friedmann, vero nome del fotografo, nacque a Budapest nel 1913, da genitori ebrei. A causa della sua militanza nel Partito Comunista, il giovane Endre fu costretto a scappare dalla sua terra natia e rifugiarsi in Germania. Purtroppo, pochi anni dopo dovette fuggire anche da Berlino per via dell’ascesa del nazismo. Approdò a Parigi, dove iniziò la sua carriera di fotografo freelance e dove conobbe la sua compagna, Gerda Taro, famosa fotoreporter morta tragicamente in un incidente in Spagna, nel 1937. Fu proprio insieme a lei che Endre creò il personaggio di “Robert Capa”, un immaginario fotografo americano giunto in Europa per cercare fortuna.

Capa seppe sfruttare al meglio il vero e proprio boom che stava vivendo la fotografia di reportage in quel periodo. Iniziò a lavorare saltuariamente per alcune riviste, come le famose Life o Vu, che si stavano concentrando sempre di più sulla pubblicazione di fotografie. Capa inseguì per tutta la vita un sogno, quello di catturare il momento esatto, entrando così nella storia. Il reporter, in questo caso, diventa parte integrante della guerra, non più un occhio lontano, ma un vero e proprio soldato, armato di macchina fotografica. Una delle frasi più famose attribuite al fotografo ungherese è proprio: “Se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei abbastanza vicino”, un chiaro esempio di come per lui un buon fotografo deve essere sempre e comunque in prima linea.

Nonostante il suo successo e la rinomata abilità, Capa non è stato certamente esente da critiche. Una delle controversie più famose, riguarda una celebre foto che scattò a Cordova, ritraendo un soldato dell’esercito repubblicano spagnolo, molto probabilmente l’anarchico Federico Borrell García, ucciso da un proiettile sparato dai franchisti. Negli anni ’70, lo storico della fotografia Ando Gilardi analizzò i negativi originali di Capa, stabilendo che la foto non era stata scattata dove affermato dal fotografo, ma nel villaggio di Espejo, a circa 50 km di distanza dal luogo indicato precedentemente. Secondo lo storico, nei primi di settembre del 1936, quando Capa avrebbe scattato la fotografia, non ci furono scontri tra le due forze della guerra civile spagnola in quella zona. Secondo le ricerche condotte da Richard Whelen, biografo di Capa, la foto sarebbe invece genuina e il miliziano colpito è effettivamente Borrell García, morto a Cordova proprio nel 1936. Esisterebbero persino degli archivi ufficiali dove venne documentata la notizia, dando manforte alla teoria di Whelen.

Durante la seconda guerra mondiale, Capa si recò in prima linea nei luoghi nel conflitto. Nel 1943 approdò in Sicilia. Qui, Capa scattò un’altra foto destinata a entrare nella storia, immortalando un soldato americano accovacciato accanto a un pastore siciliano, che gli indica la via per il villaggio di Sperlinga.
Capa, ormai assunto a tempo pieno dalla rivista Life, lasciò prontamente la Sicilia per assistere al sanguinoso sbarco in Normandia. Purtroppo la maggior parte degli scatti vennero distrutti in seguito a un errore tecnico. Rimasero solo undici drammatici fotogrammi, intrisi di tutta la rabbia e la disperazione della guerra. Una volta terminato il conflitto, Capa si recò a Parigi e nel 1947 fondò insieme a Henri Cartier-Bresson la prestigiosa agenzia fotografica Magnum.

Negli anni ’50, Capa tornò al fronte per documentare nuovamente la guerra, questa volta recandosi in Vietnam per seguire la Prima guerra d’Indocina. Purtroppo, questo viaggio gli fu fatale. Nel 1954, mentre scattava alcune fotografie, salì su un terrapieno e mise il piede su una mina, che esplose immediatamente. Endre Ernő Friedmann morì come aveva sempre vissuto: in prima linea.

Chi è Giulia Pracucci

Classe 1991, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale con una tesi sulla carriera degli interpreti dei dittatori. Dopo aver passato un inverno in Lettonia e una primavera in Germania, si stabilisce a Budapest dove vive e lavora da quasi tre anni.

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