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BALCANI: Cultura e investimenti, cresce l’influenza turca in Bosnia e Serbia

L’influenza della Turchia sulla Bosnia Erzegovina e la Serbia è in crescita. Lo scorso 26 ottobre il ministro per il commercio estero della Bosnia Erzegovina, Mirko Šarović, e il ministro del commercio della Serbia, Rasim Ljajić, sono stati accolti ad Istanbul dal loro omologo turco Nihat Zeybekci. L’occasione è stata l’apertura di un ufficio comune serbo e bosniaco per il commercio in Turchia. Le delegazioni di Sarajevo e Belgrado, inoltre, erano composte da numerosi imprenditori, che hanno potuto incontrare i colleghi turchi in un forum trilaterale.

Il meeting è stato solo l’ultimo tassello di un rapporto ormai consolidato. Dal 2010, difatti, si sono susseguiti diversi incontri, che hanno rafforzato la cooperazione economica e commerciale tra i tre paesi, favorendo un costante abbattimento dei dazi doganali. Un processo destinato a proseguire, dato che i tre ministri si sono detti concordi nell’aggiornare entro l’anno l’accordo di libero scambio vigente. Il legame tra la Turchia e i Balcani ha, ovviamente, radici molto antiche, che affondano nei cinque secoli di dominio ottomano sulla penisola. In tempi più recenti, è stato Erdoğan a vedere nei Balcani una preziosa area di influenza.

I rapporti economici

Questa influenza è soprattutto in campo economico. I governi di Belgrado e Sarajevo, da anni stretti partner commerciali di Ankara, hanno bisogno di capitali stranieri per creare lavoro e per privatizzare le rimanenti industrie statali. La Turchia, dal canto suo, ha bisogno di mercati dove poter investire. Il vantaggio, dunque, è reciproco.

La Turchia investe soprattutto in infrastrutture, energia, agricoltura, assicurazioni e settore bancario. In cambio, la Serbia e la Bosnia possono puntare sull’export verso la Turchia di prodotti come lo zucchero, il latte o la carne, spesso bloccati da standard europei più stringenti. I dati riferiti al 2016 confermano che il commercio tra Bosnia e Turchia ha toccato i 550 milioni di euro annui. Quello tra Serbia e Turchia forse arriverà al miliardo. E sono numeri destinati a crescere.

Influenza culturale

La crescita del peso economico della Turchia nel cuore dei Balcani rivitalizza anche forti affinità culturali. La Turchia trova qui un ambiente più prossimo che in Europa occidentale, specialmente in Bosnia, grazie alla presenza di una vasta fascia di popolazione di religione musulmana.

La Turchia è in prima fila nel finanziare ristrutturazioni o costruzioni ex-novo di moschee ed edifici religiosi. Numerose sono, inoltre, le scuole turche, con ben due università, entrambe di prestigio, situate a Sarajevo. Immancabile, nel mondo contemporaneo, il ruolo della tv: in tutti i Balcani occidentali cresce sempre più la passione per le soap-opera di produzione turca. Dietro al prodotto televisivo, c’è l’esportazione del modello culturale turco, che, nel suo mix tra tradizioni e modernità, sembra avere presa tra i giovani, serbi compresi. Una delle conseguenze di questa forma di soft-power è il crescente numero di turisti bosniaci e serbi che scelgono la Turchia per le loro vacanze, ma anche di turchi che visitano i Balcani.

Il ruolo politico di Ankara

Incrementare l’influenza nell’area rientra nello schema geopolitico ideato da Ankara. Con dei confini meridionali instabili ed una prospettiva europea sempre più lontana, i Balcani sono una zona di influenza relativamente stabile, un usato sicuro. Di fatto, la Turchia gioca nell’area anche un importante ruolo politico, dimostrandosi un attore in grado di mediare tra due paesi un tempo nemici ed oggi partner, come la Bosnia Erzegovina e la Serbia. A livello politico, resta da vedere che strada prenderà la deriva autoritaria di Erdoğan, ma difficilmente questa inficerà la stretta rete economica e culturale che lega la Turchia ai Balcani.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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