MOLDAVIA: Tensioni in Transnistria per la presenza di soldati russi

La Transnistria torna a far parlare di sé. Questa volta però nello specifico è Chișinău, capitale moldava, a sollevare le tensioni, con una protesta contro la presenza dei militari russi nel paese. Una protesta ancor più delicata poiché si pone a cavallo con le elezioni presidenziali. La Russia è infatti militarmente presente lungo la linea di confine tra Moldavia e Ucraina, nella zona altresì controllata dalla non-riconosciuta Repubblica di Transnistria, secondo gli accordi della Joint Control Commission (OKK secondo la sigla russa) che dal 1992 garantirebbe la sicurezza dell’area.

Il controllo militare trilaterale di Transnistria

Il controllo militare è gestito in maniera trilaterale da Moldavia, Transnistria e Russia ed è stato sancito nel 1992 su spinta di Boris El’cin, l’allora presidente della neonata Federazione Russa, in seguito alla guerra di Transnistria. La buffer zone presidiata da checkpoint è una striscia di terra lunga circa 225 km e larga fino a 15. Dal 1998 alle forze armate dei tre paesi sono stati inoltre affiancati 10 osservatori ucraini.

In seguito all’uccisione di un civile moldavo da parte di un soldato russo ad un checkpoint a capodanno 2012 (l’uomo non avrebbe fermato l’auto), alcuni parlamentari europei avevano sollevato la questione e proposto di modificare la missione trilaterale in una operazione internazionale, ma senza raggiungere risultati. Un incidente simile sarebbe inoltre già accaduto nel 1995.

La Moldavia vorrebbe una missione civile internazionale…

Il viceministro moldavo Lilian Darij, seguendo la linea proposta dai parlamentari europei quattro anni fa, punta a una modifica della Joint Control Commission, che tramuti la missione da militare in civile e da trilaterale a internazionale.

… mentre la Transnistria continua a guardare a Mosca

In Transnistria vivono circa 200.000 cittadini russi (poco meno della metà della popolazione). Da sempre filorusso, nel 2014 il governo di Tiraspol dichiarò addirittura di volersi unire alla Federazione Russa, emulando la Crimea. Oggi, in risposta alle proteste di Chișinău, insiste sull’incremento di militari russi nella missione di controllo; Oleg Beljakov, membro della Joint Commission, chiede che i numeri tornino a quelli del 1992. Le truppe russe stanziate sono andate, infatti, negli anni diminuendo: oggi si trovano in Transnistria 500 uomini; “ne pretenderemo il triplo” ha sostenuto Beljakov.

Le motivazioni di queste richieste non sono ben chiare, tuttavia; Tiraspol, non avendo ottenuto un riconoscimento internazionale, né una tanto agognata unione a Mosca, probabilmente vuole rendersi de facto sempre più una piccola enclave russa e restare quindi sotto l’ala del Cremlino. Dall’altro lato, a Mosca non deve dispiacere avere questa postazione avanzata in Europa e strategicamente utile vista la vicinanza all’Ucraina, su cui il gigante russo non vuole ormai più togliere occhi e mani. Da Chișinău rispondono, intanto, che le richieste di Tiraspol sono illegittime, incostituzionali, e che invece di pace e stabilità porterebbero ad un esponenziale aumento di tensioni nell’area.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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