UCRAINA: Gli Stati Uniti forniranno armi letali a Kiev

Giovedì scorso la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità l’atto di ‘Sostegno alla stabilità e democrazia in Ucraina’ (Support of stability and democracy in Ukraine). Oltre a delineare i contorni generali della politica americana, però, come si legge nel testo, il recente progetto di legge prevede la fornitura di “sistemi di armi difensive letali”.

Anche se il progetto deve essere ancora approvato dal Senato, esso rappresenta una significativa novità nella politica americana nei confronti di Kiev, che chiede dall’inizio del conflitto nel Donbass un coinvolgimento più attivo da parte di Washington e, soprattutto, un’assistenza militare diretta.

Finalmente le armi

La notizia della possibile fornitura di armi letali all’Ucraina arriva in momento particolarmente delicato. L’incessante attività di lobby di Poroshenko si è concentrata prevalentemente su due fronti, quello economico e quello militare. A margine della recente Assemblea Generale delle Nazioni Unite il presidente ucraino ha avuto una conversazione privata con Obama per sbloccare il prestito di un miliardo di dollari promesso dagli Stati Uniti in cambio di riforme. Altro punto cruciale per Kiev è l’assistenza militare diretta. Oltre agli istruttori e al materiale tecnico (vestiti, attrezzatura e droni) solo la fornitura di armi letali, secondo quanto sostiene da tempo il governo ucraina, potrebbe rappresentare la definitiva svolta nel conflitto.

La decisione del Congresso, però, si inserisce in un contesto molto complesso. Appena qualche giorno fa, infatti, il gruppo di contatto all’interno del formato degli accordi di Minsk ha raggiunto un nuovo accordo che dovrebbe creare una buffer zone in almeno tre siti lungo la linea di demarcazione tra l’esercito ucraino e le forze dei separatisti sostenuti da Mosca. La nuova fase di tregua, iniziata parallelamente l’ 1 settembre, rimane come sempre appesa ad un filo, con numerose violazioni registrate quotidianamente. A influenzare la decisione americana, però, potrebbe essere stato anche il caos siriano, dove i rapporti tra Russia e Stati Uniti hanno registrato un decisivo peggioramento negli ultimi giorni.

Serviranno davvero?

Non mancano dubbi sull’effettiva utilità della possibile fornitura di nuovi armamenti letali all’esercito ucraino. Quella del Donbass è ormai da molto tempo una guerra a bassa intensità e nessuna delle parti sembra avere veri stimoli politici per risolvere la situazione dal punto di vista militare. Mosca, che si è sempre opposta alla fornitura di armi da parte degli Stati Uniti, potrebbe utilizzare il pretesto per rafforzare di nuovo la propria posizione sul campo.

Infine, rimangono molte perplessità sulla gestione da parte di Kiev dei nuovi fondi destinati all’esercito. Secondo alcune recenti dichiarazioni dello stesso Poroshenko, ad impedire la fornitura di materiale militare letale da parte dei partner occidentali è stato finora l’alto livello di corruzione all’interno del Ministero della Difesa. In oltre due anni di guerra non sono mancati, infatti, scandali intorno alla gestione dell’apparato militare. Oligarchi e politici hanno trasformato spesso la guerra in fonte di guadagno. A finire nella bufera, oltre al potente Igor Kolomoisky, è stato ad esempio il ministro degli interni Avakov che avrebbe favorito società legate a moglie e figlio nella milionaria fornitura di zaini e abbigliamento all’esercito.

A lanciare il campanello d’allarme è stata anche la pilota Nadia Savchenko, la cui etichetta di eroina dopo la liberazione da parte di Putin è andata sbiadendosi parallelamente alle sue esternazioni critiche nei confronti del governo ucraino e della guerra nel Donbass. Serviranno le armi americane a far tornare la pace in Ucraina?

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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