Nell’agosto 2016 dalla Crimea si alzano di nuovo venti di guerra. Dopo l’annessione manu militari del 2014 da parte di Mosca, sancita immediatamente da un referendum votato in punta di baionetta, con percentuali sovietiche e manifestamente irreali, la tensione tra Russia e Ucraina ritorna a livelli di guardia. Mentre nel Donbas il volume di fuoco dell’artiglieria è ritornato ai livelli dei momenti più aspri del confronto, si apre un potenziale e pericoloso nuovo fronte di tensione, proprio sui confini della penisola di Crimea.
La Russia accusa l’Ucraina di aver tentato per due volte, il sette e l’otto agosto, di inviare sabotatori in Crimea: i presunti assalitori sarebbero stati respinti, al prezzo però di due morti tra gli agenti russi dell’ FSB. Sarebbero stati arrestati diversi cittadini ucraini e russi. Tra di essi, Yevgen Panov, un ucraino che aveva combattuto nel Donbass e che era ritornato alla vita civile. Le autorità ucraine sostengono che sia stato sequestrato e condotto in Crimea. L’Ucraina respinge totalmente le accuse di Mosca, e sostiene che si tratti di una provocazione ben costruita. Nei giorni precedenti, erano avvenuti significativi movimenti di truppe meccanizzate russe in Crimea, nei pressi del confine con l’Ucraina. Per due giorni il confine è stato chiuso per chi volesse uscire dalla penisola, e hanno potuto farvi ingresso solo cittadini russi e abitanti della regione. I fatti si sarebbero svolti presso la città di Armyansk, ma i testimoni che si trovavano presso il confine non ricordano intensi scambi di colpi, né esistono immagini o filmati dei presunti conflitti a fuoco. Esiste una ipotesi riguardo alla diserzione di quattro soldati russi, in abiti militari, che sarebbero ricercati, e il conflitto a fuoco potrebbe riguardare proprio il loro tentativo di fuga, più che un attacco da parte di ucraini.
La vicenda è molto confusa, e i dati probatori reali di quanto avvenuto quasi inesistenti: è però sospetto e pericoloso il fatto che la Russia accusi ufficialmente l’Ucraina mentre nel Donbass la sua pressione militare cresce: nelle ultime 24 ore si registrano 59 attacchi con mortai da 122 e 82 millimetri e granate, 28 nella zona di Mariupol, 23 nella zona di Donetsk e 8 nella zona di Lugansk, con un preoccupante aumento della pressione militare attorno a Mariupol. Le intenzioni della Russia non sono chiare, però le prossime elezioni alla Duma il 18 settembre potrebbero richiedere un supplemento di nazionalismo nell’opinione pubblica, egregiamente supplibile agitando una minaccia ucraina sulla Crimea. Inoltre il mese di Agosto è un periodo propizio per le guerre di confine con gli ex membri riottosi dell’Urss, come avvenne nel 2008 con la guerra in Georgia, quando, parallelamente, la tensione a Sevastopol con la flotta ucraina divenne altissima, e si temette seriamente quell’annessione della Crimea portata a termine pochi anni dopo. Non si può escludere poi il desiderio di un’escalation nel Donbass mentre le cancellerie europee sono in vacanza, a confermare il fatto che la stretta russa sull’Ucraina permane al suo massimo vigore, e che non sarà consentito all’Europa di condurre a sé il paese, culla della Kievska Rus’.