SERBIA: Belgrado ricorda il genocidio di Srebrenica

Da BELGRADO – Lunedì 11 luglio è ricorso il ventunesimo anniversario del genocidio di Srebrenica, piccolo paesino della Bosnia orientale che nel luglio del 1995 fu teatro del peggior crimine di questa fattispecie sul suolo europeo dalla fine della seconda guerra mondiale.

La commemorazione ufficiale si è tenuta, come ogni anno, presso il memoriale di Potočari, nei pressi di Srebrenica, senza la presenza della delegazione serba che è stata espressamente rifiutata dalle associazioni delle vittime. Quella stessa delegazione che l’anno scorso invece partecipò e fu oggetto di un violento lancio di oggetti.

In Serbia, invece, l’associazione per i diritti umani Youth Initiative for Human Rights – Serbia ha organizzato un presidio davanti al parlamento di Belgrado, dove sono stati depositati dei fogli bianchi riportanti i numeri dall’1 all’8372, tante quante sono le vittime del genocidio, nonché delle candele.

Il messaggio principale dell’iniziativa, come scritto lungo uno striscione era “non dimenticheremo mai il genocidio di Srebrenica”. Inoltre, i giovani attivisti hanno esposto altri due striscioni riportanti le seguenti frasi: “troppo giovani per ricordare, decisi a non dimenticare” e ancora “i numeri sono importanti così come lo sono le persone”.
Come riportato dalla portavoce dell’organizzazione, Jasmina Lazović, “è importante che la Serbia affronti il proprio passato, sottolineando che quanto successo in Bosnia si chiama genocidio”.

Una delle richieste indirizzata al parlamento dagli attivisti è proprio quella di adottare una dichiarazione che definisca quello di Srebrenica come genocidio e, inoltre, di tenere una seduta commemorativa per le vittime del massacro.

Il progresso migliore in questa direzione era stato fatto nel 2010, all’epoca della presidenza Tadić, quando venne adottata una dichiarazione di condanna dei crimini compiuti a Srebrenica, senza che tuttavia questi venissero esplicitamente definiti come genocidio.

L’iniziativa di lunedì scorso non è un caso isolato circa la solidarietà in Serbia per le vittime della guerra in Bosnia. Già l’anno scorso infatti, in occasione del ventennale del massacro, era stata indetta l’iniziativa #sedamhiljada (settemila persone), una performance che prevedeva che settemila persone si sarebbero sdraiate di fronte al parlamento. La manifestazione venne poi proibita per motivi di ordine pubblico e fu consentito agli attivisti di depositare delle candele sui fogli riportanti i numeri dall’1 all’8372, come avvenuto quest’anno.

Inoltre, le donne in nero, organizzazione femminista e anti-nazionalista, come ogni anno ha commemorato le vittime esponendo lo striscione “non dimenticheremo il genocidio di Srebrenica” in piazza della repubblica, nel centro della capitale.

Nonostante le autorità di Belgrado si ostinino a non riconoscere il genocidio di Srebrenica, così come definito dalle sentenze del tribunale dell’Aja, queste manifestazioni della società civile dimostrano come Belgrado riesca ancora a preservare il suo animo multiculturale.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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