REP. CECA: Anche Praga uscirà dall’UE? Il presidente a favore di un referendum

L’ultimo supporter del Brexit è Milos Zeman, presidente in carica della Repubblica Ceca. Durante un discorso nella città di Velke Mezirici ha affermato che pur non approvando un abbandono dell’UE da parte del suo paese, sarebbe a favore di un referendum che lasci esprimere i cittadini cechi sull’appartenenza a NATO ed Unione Europea.

Tuttavia Zeman, le cui posizioni filo-russe e talvolta euro-scettiche sono ben note, non ha alcun potere per indire un referendum.

Ci sono diversi aspetti che vanno tenuti in considerazione e che non rendono la prospettiva della consultazione popolare plausibile: innanzitutto il Presidente, non avendo potere per indire un referendum dovrebbe spingere per una riforma costituzionale, che non è comunque facile da raggiungere perché non solo serve un quorum del 50%,  ma il 60% dei membri di entrambe le camere dovrebbe votare a favore della suddetta riforma.

Inoltre l’unico partito nel parlamento ceco favorevole ad una definitiva dall’UE è Usvit (Alba), che tra aprile e maggio aveva tentato di proporre un referendum consultivo alle camere senza che la richiesta venisse accolta. Nel corso del 2015 il partito ha subito varie crisi che lo hanno portato prima alla scissione e poi all’ unione di una delle due correnti al Partito degli Interessi Nazionali. Questa impasse ha contribuito a segnarne il declino che forse nelle elezioni del prossimo anno non gli permetterà di raggiungere il quorum necessario per tornare in parlamento.

Altri due sono i partiti critici verso le istituzioni europee: il Ksčm (Partito Comunista di Boemia e Moravia) e Ano (Azione dei cittadini insoddisfatti), che però mantenendo posizioni diverse, non lascerebbero Bruxelles.

Comunque, per evitare equivoci e malintesi, il primo ministro socialdemocratico Sobotka ha fatto sapere che il referendum è fuori discussione così come la membership ceca nell’Unione; dello stesso parere sembrerebbe l’alleato di governo Babis, che avrebbe definito dannoso un potenziale referendum.

Sobotka in marzo aveva dichiarato che l’ abbandono dell’Unione da parte della Gran Bretagna avrebbe potuto innescare reazioni simili negli altri stati membri. La stampa aveva interpretato queste preoccupazioni come sintomo di un possibile Czexit. Il premier aveva subito smentito tale interpretazione, affermando che l’appartenenza del paese all’UE è una garanzia di prosperità e stabilità, che conferma l’identità europea della Repubblica Ceca.

Nonostante le intenzioni della classe dirigente appaiano chiare, la fiducia della popolazione verso il processo di integrazione europea è in calo, come dimostrato da alcune statistiche. Il Centro di ricerca indipendente sull’opinione pubblica ceca (CVVM) in un report dell’aprile scorso ha analizzato la soddisfazione dei cittadini cechi nell’adesione dell’UE. Quest’anno, solo il 25% si è definito soddisfatto contro il 32% dello scorso anno e il 40% del biennio 2008 e 2009. Si eguagliano le percentuali di insoddisfatti (36%) e neutrali, anche queste peggiorate rispetto al 2015. Sempre secondo la stessa ricerca, il 60% della popolazione non è orgoglioso di far parte dell’Unione.

Già prima del terremoto Brexit, un altro sondaggio aveva inserito la Repubblica Ceca tra i paesi che meno sostenevano la membership dell’Unione; gli svantaggi maggiori? L’imposizione di norme non necessarie, il pagamento del debito di altri paesi, la perdita di sovranità nazionale che permette che alcune decisioni vengano prese da rappresentanti non direttamente eletti.

Ma come potrà risolversi la situazione a Praga? Politicamente e legalmente parlando sembra non ci sia alcun rischio di referendum, o comunque se c’è, visti i lunghissimi tempi di incubazione, bisognerà aspettare anni. E forse chissà, tra qualche anno la crisi europea potrebbe essere passata, o altri referendum potrebbero aver contribuito ad aggravarla. I dubbi sono tanti e le certezze poche, ma per quanto riguarda un potenziale Czexit per ora si possono dormire sonni tranquilli.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e Pecob, Università di Bologna.

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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