Far sbranare i rifugiati, i giochi gladiatori di Berlino provocano l’UE

Che cosa collega l’arena dei gladiatori dell’antica Roma, le compagnie aeree, la crisi dei rifugiati e le politiche degli stati nazionali e dell’Unione Europea al riguardo?

Flüchtlinge Fressen – Not und Spiele (divorare i rifugiati – miseria e giochi) è stata l’ultima provocazione artistica organizzata dal Zentrum für Politische Schönheit (ZPS) in collaborazione con il Maxim Gorki Theater nel cuore di Berlino. Per dodici giorni la presenza di un’arena con quattro tigri che avrebbero sbranato rifugiati siriani (offertisi come volontari), ha tenuto la città con il fiato sospeso e ha dato vita ad animati dibattiti in seno al parlamento tedesco.

Motivo scatenante di questa azione guidata dall’artista Philipp Ruch, è stata l’innocente domanda di una bambina: “mamma, perchè i rifugiati non prendono l’aereo?”. ZPS ha intrapreso allora una vera e propria investigazione, sul perchè questa soluzione, che salverebbe le vite dei molti che tentano di raggiungere la “Fortezza Europa”, trovi degli impedimenti legali. E la risposta è stata trovata nella giungla delle regolamentazioni europee: con la direttiva 2001/51/EC il Consiglio Europeo ha stabilito drastiche sanzioni per tutte le compagnie di trasporto che conducono passaggeri non provvisti di un visto valido in territorio europeo. Ecco allora il macabro parallelismo con la Roma antica, un gioco brutale con il destino dei rifugiati.

Ogni sera nell’arco di questo breve arco temporale, gli spettatori sono stati invitati ad assistere ad uno spettacolo fatto di satira, inclusi i commenti e gli insulti all’azione stessa rilasciati sui social media, e dibattiti con politici e giuristi, con sullo sfondo il countdown fino al giorno del massacro, le tigri e le partite di calcio. Agli occhi dei membri del ZPS il vero protagonista è stata l’Unione Europea, un processo ai valori di solidarietà e rispetto dei diritti umani. Ma oltre a sensibilizzare su questi temi, il principale scopo dell’azione era da un lato fare pressione sulla politica tedesca affinchè venisse abolita la sopracitata restrizione e dall’altro l’organizzazione, tramite raccolta fondi, di un volo speciale adibito all’esclusivo trasporto di 100 rifugiati dalla Turchia a Berlino, i cui familiari si trovano già in Germania. La cifra di circa 72.000 € aveva permesso al ZPS di prenotare l’apparecchio Joachim I di proprietà della compagnia aerea Air Berlin per il 28 giugno. Giorno in cui i rifugiati volontari si sarebbero lasciati sbranare qualora l’azione fosse fallita,  immolati alla causa di un’Europa più forte e sicura.

Il parlamento non ha accolto la richiesta e l’accordo con la Air Berlin è stato annullato. Come era prevedibile, il lieto fine quindi purtroppo non c’è stato ma neanche lo spargimento di sangue. A conclusione dell’azione gli spettatori hanno ascoltato invece il discorso accorato dell’attrice siriana May Skaf, dalla prospettiva simbolica delle tigri.

La legge è rimasta. Uomini moriranno ancora a causa sua. Indirizzate la vostra delusione (per il mancato spettacolo promesso – massacro, ndr) nei miei confronti verso coloro che vi rappresentano. Dimenticatemi, dimenticate le tigri. Pensate a voi e a che tipo di persone volete essere. Mi piacerebbe essere l’inquietudine nei vostri cuori. Grazie”.

Lo spettacolo è finito, le tigri e l’arena non ci sono più, ma la città e le coscienze sono rimaste le stesse? Che cosa ha insegnato l’esasperazione della tragedia?

Foto: Francesca La Vigna

Chi è Francesca La Vigna

Dopo la laurea in Cooperazione e Sviluppo presso La Sapienza di Roma emigra a Berlino nel 2009. Si occupa per anni di progettazione in ambito culturale e di formazione, e scopre il fascino dell'Europa centro-orientale. Da sempre appassionata di arte, si rimette sui libri e nel 2017 ottiene un master in Management della Cultura dall'Università Viadrina di Francoforte (Oder). Per East Journal scrive di argomenti culturali a tutto tondo.

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