Kosovo in UEFA

CALCIO: Kosovo ammesso alla UEFA, sarà il 55° membro

Il 40° congresso UEFA stamattina a Budapest ha votato a favore dell’ammissione del Kosovo nella confederazione, nonostante lo stato non sia un membro ONU. La votazione, avvenuta in seduta segreta e con il requisito di una maggioranza semplice, ha avuto un esito di 28 voti a favore, 24 voti contro e due voti nulli. La federcalcio del Kosovo diventa così il 55° membro della UEFA e ora punta gli occhi alla votazione FIFA della prossima settimana, quando il congresso FIFA, riunito a Città del Messico il 12 e 13 maggio, si esprimerà sull’ammissione del paese. Punti cruciali ancora da chiarire saranno la possibilità dei giocatori di origine kosovara che giocano per altre nazionali di cambiare maglia e vestire quella del paese d’origine e la possibilità, ventilata da alcune fonti, che il Kosovo possa unirsi a uno dei gironi di qualificazione alla Coppa del Mondo Russia 2018. Un risultato importante in una settimana cruciale nella storia della repubblica, che potrebbe ottenere lo status visa-free travel nell’area Schengen dal parte della Commissione Europea nonostante ci siano ancora sei dei 28 stati membri UE che non la riconoscono come stato indipendente.

La giornata di votazioni non si era aperta nel modo migliore per la delegazione kosovara. Il voto sull’ammissione del paese era infatti stato preceduto dalla votazione sugli emendamenti agli statuti UEFA e in particolare all’articolo 5 del terzo capitolo, in cui si stabilisce che «L’ammissione alla UEFA è aperta alle associazioni calcistiche nazionali situate nel continente europeo, basate in un paese che sia riconosciuto dalle Nazioni Unite come uno stato indipendente, e che siano responsabili dell’organizzazione e implementazione delle questioni legate al calcio nel territorio del loro paese». Un requisito che il Kosovo non ha, non essendo stato membro, ma essendo riconosciuto da 108 dei 193 stati membri dell’ONU. La votazione sull’emendamento necessitava di una maggioranza qualificata di 2/3 per passare, una maggioranza che non è stata però raggiunta, dal momento che solo 34 delle 54 federazioni parte dell’UEFA hanno votato a favore.

Sembrava una porta chiusa, l’ennesimo “no” per il calcio kosovaro, mentre Fadil Vokrri, presidente della federcalcio kosovara ed ex giocatore del Partizan Belgrado (fu l’unico kosovaro a vestire la maglia della nazionale jugoslava), si apprestava a motivare la richiesta di ammissione. L’appello di Vokrri è stato basato sull’argomento dell’isolamento calcistico subìto dal Kosovo in quanto esterno ai circuiti del calcio ufficiale. Una questione su cui c’erano stati in anni recenti dei progressi, come l’ammissione del Kosovo al Transfer Matching System, che ha garantito più tutele nei trasferimenti ai club kosovari, o la decisione di permettere a una rappresentativa kosovara e ai club della repubblica di giocare partite amichevoli con membri FIFA, a patto che non venissero esposte bandiere, simboli nazionali o eseguiti inni nazionali. «Una buona percentuale della popolazione kosovara è sotto i 27 anni – ha sottolineato Vokrri – Abbiamo noi il diritto di tenerli lontani dal calcio?».

Il dibattito si è infiammato subito dopo. Si sono registrate la prudenza della Svizzera, preoccupata dalla prospettiva di perdere alcuni dei suoi migliori talenti visto che il paese ospita una fetta rilevante della diaspora kosovara – diaspora di cui ha goduto la nazionale confederata – e l’opinione favorevole dell’Albania, altra nazionale che rischia di vedere ridotto il proprio bacino di raccolta talenti (diversi dei giocatori della squadra allenata da De Biasi e recentemente qualificata a Euro 2016 sono di origine kosovara).

Si è registrata soprattutto la preventivabile opinione contraria da parte della Serbia, che osteggia l’ammissione del Kosovo considerandola un precedente pericoloso e che potrebbe favorire il riconoscimento internazionale di una regione che Belgrado vede come suo legittimo territorio, e del Montenegro. Il delegato montenegrino, il leggendario ex calciatore Dejan Savićević, ha messo in questione la legittimità dell’adesione in seguito al mancato emendamento degli statuti UEFA: «Se ammettiamo il Kosovo, allora significa che il congresso è al di sopra degli statuti?». Tomislav Karadžić, presidente della federcalcio serba, ha invece lanciato un appello a «proteggere il calcio dalla politica», agitando lo spauracchio che altre autonomie in Europa possano seguire l’esempio kosovaro e affermando che non essendo riconosciuto dall’ONU, «l’autoproclamata repubblica del Kosovo» sia ancora «una parte integrante della Serbia». A queste obiezioni ha dato risposta un membro del consiglio generale UEFA, Alasdair Bell. Bell ha affermato che «non è l’ONU a riconoscere gli stati, sono gli stati a riconoscere gli stati», sottolineando come non si trattasse di una questione legale (e togliendo quindi dal campo la questione legata agli statuti attraverso una nuova interpretazione degli stessi) quanto di una questione politico-sportiva.

Il Kosovo, che ha dichiarato la propria indipendenza il 17 febbraio 2008, ha fatto esordire la propria nazionale nel 1993 a Tirana contro l’Albania e da anni si batte per essere ammesso in UEFA e FIFA. Tra i migliori talenti del calcio kosovaro ci sono diversi giocatori che hanno scelto di rappresentare altre nazionali: Xherdan Shaqiri, Valon Behrami (Svizzera), Adnan Januzaj (Belgio), Lorik Cana (Albania) e i fratelli Granit e Taulant Xhaka, rispettivamente nazionali di Svizzera e Albania e destinati a scontrarsi nella gara tra le due nazionali all’Europeo 2016. Nel gennaio 2014 il Comitato di Emergenza FIFA aveva confermato il raggiungimento di un compromesso per l’attività internazionale dei club e delle rappresentative del Kosovo: la prima partita di una squadra kosovara sotto l’egida della FIFA si era tenuta il 5 maggio 2014 a Mitrovica, un pareggio a reti bianche contro Haiti. Da quando può giocare legittimamente sotto l’egida FIFA la rappresentativa ha ottenuto sconfitte contro Turchia e Senegal, vittorie con Oman e Guinea Equatoriale e un pareggio 2-2 contro i “cugini” albanesi. Tra i giocatori attuali della squadra spicca il portiere del Latina, ex Palermo e Novara, Samir Ujkani, che in passato ha vestito la maglia dell’Albania. Non è chiaro se, con l’ammissione del Kosovo nella UEFA, potrà continuare a rappresentare la squadra kosovara.

Su Twitter il giornalista del New York Times James Montague ha riassunto le questioni aperte dall’ammissione del Kosovo nella UEFA e dalla sua possibile ammissione nella FIFA:

  • Giocatori. È difficile che la FIFA permetterà ai giocatori di cambiare nazionale, dovrebbe cambiare le sue regole

  • Coppa del Mondo 2018. Il congresso FIFA voterà su Gibilterra e Kosovo la prossima settimana, i gruppi I e H di qualificazione hanno solo cinque squadre (contro le sei degli altri gruppi, ndA). Non improbabile.

  • Russia. Ha bloccato il riconoscimento del Kosovo alle Nazioni Unite. La nazionale kosovara sarà fortemente motivata a raggiungere Russia 2018.

  • Serbia. La reazione a Belgrado da parte di alcuni sarà aspra. Però il Primo Ministro serbo Vučić sta muovendosi lentamente verso una risoluzione della questione Kosovo in cambio dell’ammissione all’UE

Questioni a cui se ne aggiunge un’altra, relativamente alla legittimità della votazione. La Serbia infatti ha annunciato la preparazione di un ricorso al Tribunale Arbitrale per lo Sport contro la decisione, in quanto presa in violazione degli statuti UEFA.

Foto: @Arditasejdiu (Twitter)

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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