TURCICA: I turchi d’Europa nell’Alto Medioevo

Mentre in Asia fiorivano le civiltà dei turchi celesti  e degli uiguri, nelle steppe dell’Europa orientale l’eredità nomade degli unni fu accolta dagli àvari e dai bulgari. Questi ultimi erano turchi di ceppo oghur – parlavano quindi una forma di turco eccentrica e separata dal ramo comune  – e ritenevano di essere eredi diretti degli unni. I loro sovrani facevano infatti risalire la propria stirpe a Ernac, figlio di Attila. Nella prima metà del VII secolo, uniti dal carismatico sovrano Kubrat Khan, i bulgari crearono una grande confederazione tribale sulle coste settentrionali del Mar Nero. Alla morte di Kubrat, sotto la pressione di altri popoli turcofoni che premevano da est, la confederazione si sciolse e i bulgari si divisero essenzialmente in due grandi orde comandate dai figli di Kubrat: Kotrag e Asparuh. Kotrag e gli uomini a lui fedeli si spinsero a nord e si insediarono nella regione del Volga, dove formarono un regno che sarebbe sopravvissuto fino all’invasione mongola, giocando un ruolo secondario ma non trascurabile nella storia dei popoli turchi e dell’Europa orientale.

La seconda orda calò nella regione danubiana e nei Balcani orientali, dove Asparuh fondò uno stato nella regione che oggi conosciamo come Bulgaria. Le élites turcofone della Bulgaria andarono incontro a un progressivo processo di slavizzazione linguistica e culturale, evidente soprattutto dopo la conversione al cristianesimo del khan Boris (865). La Bulgaria è infatti ancora oggi un paese profondamente slavo e nell’identità bulgara non è rimasta alcuna memoria del contributo “turco” alla nascita del paese. Gli antichi turchi diedero alla Bulgaria il nome e la dinastia fondante. Per il resto, la storia bulgara è una storia slava, di cui non ci occuperemo in queste pagine.

L’identificazione etnica e linguistica degli àvari è più incerta, ma in genere si ritiene che fossero estremamente affini ai bulgari. Attorno alla metà del VI secolo, guidati Bayan Khan, invasero le pianure dell’Europa centrale, occupando a grandi linee il vecchio territorio degli unni. Bayan era un condottiero di valore e un politico intelligente, che si seppe inserire nel gioco delle alleanze e delle rivalità del mondo romano-barbarico. Assicuratosi la benevolenza bizantina, nel 567 il khan àvaro strinse un’alleanza con il sovrano longobardo Alboino, al fine di unire le forze contro i gepidi. Il successo ottenuto nella guerra che ne seguì consentì agli àvari di stabilirsi nei territori in precedenza occupati da gepidi, e pose le premesse per l’invasione longobarda dell’Italia. Gli àvari si ritagliarono dunque un ruolo importante nella politica europea. Guerrieri della steppa, essi non seppero tuttavia costruire un vero e proprio impero e continuarono a condurre una vita nomade sostenuta da un’economia pastorale e di razzia. All’inizio del IX secolo i franchi misero fine alla presenza àvara, senza che essa lasciasse un’importante memoria nella storia europea.

Il più importante regno fondato in Europa dagli antichi turchi fu quello dei cazari. Il khanato cazaro, fondato nel VII secolo da un ramo della dinastia Aşina, nacque dalla frantumazione della parte occidentale dell’impero göktürk. Formatosi nel Caucaso settentrionale, tra il Mar Nero e il Mar Caspio, il khanato si trasformò presto in un impero potente, esteso su gran parte dell’Ucraina e della Russia europea. Grazie a un alleanza di ferro con i bizantini e a una politica estera di grande intelligenza, i cazari poterono prosperare fino agli inizi dell’XI secolo. Soltanto allora, con il venir meno dell’amicizia con i bizantini e sotto l’incombente minaccia di altri turchi provenienti dalle steppe centroasiatiche, l’impero cazaro entrò in una crisi profonda e si dissolse piuttosto rapidamente.

I cazari presentavano particolarità originali e importanti sotto diversi punti di vista. L’organizzazione dell’impero cazaro era infatti caratterizzata dalla diarchia tra il Khaghan (che nella loro società aveva un ruolo sacro e cerimoniale) e un comandante militare, denominato İşad o semplicemente Bek (signore), che deteneva l’effettivo potere politico. Tale soluzione, che sarebbe stata abbastanza consueta nelle confederazioni della steppa – per esempio tra gli ungari – testimonia la complessità raggiunta dalla società e dall’organizzazione politica dei cazari. In questo modo era possibile evitare che le lotte per il potere mettessero in discussione l’unità e la stabilità dello stato, che era rappresentato da una figura sacra al di sopra delle parti in causa.

Come accadeva per gli uiguri dell’Asia, anche le preferenze religiose dei cazari ebbero un ruolo importante nello sviluppo della loro civiltà. Le élites cazare abbracciarono l’ebraismo, rappresentando quindi un caso molto particolare nella storia europea. La scelta di una religione con scarse tendenze universali può apparire bizzarra, ma fu probabilmente dettata dall’esigenza di limitare l’influenza  – anche culturale – delle potenze cristiane e islamiche. Questo non impedì di tollerare senza problemi la diffusione del Cristianesimo e dell’Islam, che ottennero un buon seguito tra il popolo cazaro. L’impero cazaro costituì un esempio eccezionale di pacifica convivenza e di reciproca tolleranza tra musulmani e cristiani, forse proprio perché essi vivevano in uno stato che si poneva come neutrale rispetto  alle due fedi.

Come era normale tra le genti della steppa, le antiche credenze sciamaniche non vennero abbandonate ma continuarono ad essere praticate accanto alle nuove religioni, proseguendo anche a fornire legittimazione sacrale alle istituzioni imperiali. Secondo le coeve fonti arabe, il khaghan durante la cerimonia d’incoronazione veniva quasi strangolato finché non dichiarava il numero degli anni per cui avrebbe voluto regnare. Al termine del tempo previsto, il sovrano veniva ucciso ritualmente in una sorta di sacrificio umano. Malgrado l’accettazione formale dell’ebraismo e delle altre religioni rivelate, il paganesimo continuava dunque a impregnare profondamente la società e la cultura dei cazari.

I cazari, pur senza mai abbandonare del tutto lo stile di vita nomade, furono grandi artigiani e abili mercanti. Diedero vita a una cultura ricca e originale, che rappresentò – insieme a quella uigura – il vertice della civiltà delle steppe nel Medioevo. Eppure, incredibilmente, i grandi imperi universali che i turchi avrebbero governato nei secoli seguenti non furono fondati né dai cazari né dagli uiguri. Il destino aveva riservato questo compito per altri turchi, fino a quel momento estremamente marginali rispetto alle grandi civiltà dell’Europa e dell’Asia, e poco più che barbari se paragonati allo splendore uiguro e cazaro.

Chi è Carlo Pallard

Carlo Pallard è uno storico del pensiero politico. Nato a Torino il 30 aprile del 1988, nel 2014 ha ottenuto la laurea magistrale in storia presso l'Università della città natale. Le sue principali aree di interesse sono la Turchia, l'Europa orientale e l'Asia centrale. Nell’anno accademico 2016-2017 è stato titolare della borsa di studio «Manon Michels Einaudi» presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Attualmente è dottorando di ricerca in Mutamento Sociale e Politico presso l'Università degli Studi di Torino. Oltre all’italiano, conosce l’inglese e il turco.

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