CALCIO: Lutto per Umut Bulut, il padre tra le vittime dell’attentato di Ankara

Il figlio di Kemal Bulut aveva da poco finito la sua partita contro il Gençlerbirliği. Il centravanti Umut Bulut, con la maglia numero nove, aveva tentato di tenere alto il nome di un Galatasaray in crisi nera: da una punizione conquistata da lui era nata l’azione da cui era scaturito il rigore del pareggio. Un pareggio fuori casa allo stadio 19 maggio che è troppo poco quando non vinci da tre partite di fila, quando la tua squadra è sommersa dai debiti e, dopo l’eliminazione dall’Europa League, è arrivato anche il verdetto che esclude il Gala dalle coppe europee dell’anno prossimo, condannando di fatto la squadra ad anni di rifondazione e anonimato.

Un pareggio che però è qualcosa se lo sfidante, il Gençlerbirliği, nonostante sia al nono posto in classifica, da capodanno sembra una squadra nuova. Se nella prima parte della stagione erano arrivate solo tre vittorie in Süper Lig – e se il 2015 si era chiuso al termine di una striscia di cinque sconfitte consecutive e nove partite senza una vittoria – dall’arrivo del nuovo allenatore İbrahim Üzülmez, detto “İbrahim il pazzo”, la squadra è letteralmente resuscitata: 20 punti su 24 a disposizione in otto partite disputate in questo 2016, grazie soprattutto alle reti segnate dal romeno Bogdan Stancu.

Umut Bulut, 33 anni proprio oggi, è arrivato al Galatasaray nel 2012, dopo aver posto una parentesi francese – targata Tolosa – in una carriera che fino a quel momento aveva speso principalmente al Trabzonspor. Il suo impatto fu immediato: debuttò nella gara di Supercoppa del 2012 contro il Fenerbahçe e fu il migliore in campo, segnando due reti in una gara vinta 3-2 dal Galatasaray. In giallorosso si portò a casa subito uno scudetto, per poi replicare due stagioni più tardi. Nelle coppe europee si distinse soprattutto per il gol segnato alla Juventus nel 2013, rete che fissò il risultato della sfida sul 2-2: la gara di ritorno, sospesa e poi ripresa per via della forte nevicata a Istanbul, sancì con un gol di Sneijder l’eliminazione dei bianconeri.

Finita la partita del figlio, Kemal Bulut ha lasciato lo stadio 19 maggio, l’impianto dedicato al giorno del 1919 in cui Mustafa Kemal Atatürk dichiarò la guerra di indipendenza turca. Era alla partita per dare sostegno morale a Umut, recentemente contestato dai suoi tifosi per le troppe gare passate senza segnare: l’ultima marcatura risale a due mesi fa, quando segnò il gol del pareggio contro l’Akhisar Belediyespor in un altro stadio intitolato al 19 maggio, però a Manisa. Stava rincasando, diretto al negozio di barbiere aperto grazie al sostegno economico del figlio nel quartiere di Kızılay, quando è detonata l’autobomba tra piazza Kızılay e il parco Güven.

Kemal Bulut non vedrà mai più il figlio segnare, né oggi potrà festeggiare il suo trentatreesimo compleanno: il nome di Kemal è tra quelli delle trentasette vittime dell’attentato che ieri ha colpito, per la seconda volta in meno di un mese, la capitale turca Ankara. Umut Bulut l’ha saputo soltanto ieri mattina, raggiunto dal fratello al campo di allenamento del Galatasaray. La seduta è stata sospesa per permettere all’attaccante di raggiungere il resto della famiglia ad Ankara. Il campionato turco osserverà un minuto di silenzio all’inizio delle partite del prossimo turno, in ricordo delle vittime dell’attentato.

Foto: Galatasaray (Facebook)

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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