Per l’Asia centrale, il 2015 è stato un anno centrale dal punto di vista diplomatico. Dopo aver ricevuto le visite, tra gli altri, dei primi ministri giapponese ed indiano, del Segretario generale dell’ONU e del Segretario di Stato USA, il 21/12 si è tenuto nella capitale kazaka Astana l’XI Incontro Ministeriale tra UE ed Asia centrale. Al vertice hanno partecipato i Ministri e Vice-ministri degli Esteri dei cinque Paesi dell’area e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Federica Mogherini .
Durante la riunione, che aveva come tema generale lo sviluppo delle relazioni Asia centrale e l’Unione Europea, è stata toccata un’ampia gamma di questioni, dalla democrazia e rispetto dei diritti umani alla sicurezza, al commercio ed all’energia. Al di là delle solite dichiarazioni di rito tuttavia, due sono state le novità più interessanti.
La prima riguarda la decisione europea di rilanciare la propria politica nell’area con la creazione di una nuova strategia regionale per lo sviluppo dell’Asia centrale, versione rivista e corretta della precedente, che copriva gli anni dal 2007 al 2013. In questo nuovo documento l’Unione Europea promette di aumentare la quantità di aiuti economici all’area, che passano da 719 milioni di euro ad un miliardo, da versare in un periodo di tempo dal 2014 al 2020. Secondo il piano dell’UE, di questo miliardo 251 e 214 milioni dovrebbero toccare rispettivamente al Tagikistan ed al Kirghizistan per migliorare il sistema educativo e sanitario e per incrementare le condizioni di vita della popolazione nelle aree rurali. All’Uzbekistan dovrebbero andare 168 milioni, usati per progetti per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale, mentre al Turkmenistan spettano 37 milioni per progetti nell’ambito dell’educazione. I restanti 360 milioni dovrebbero infine finanziare una serie di progetti di livello regionale nel settore della sicurezza, dell’amministrazione e dell’educazione, in particolare rivolti ad aumentare i numeri di scambi studenteschi con l’UE .
La seconda novità invece riguarda invece la firma dell’Accordo di Partenariato e Cooperazione Avanzato (in inglese EPCA) tra l’Unione Europea ed il Kazakistan. Questo nuovo accordo, al quale si lavorava ormai dal 2011, va a sostituire l’Accordo di Partenariato e Cooperazione (PCA) firmato tra i due Paesi nel 1994. La firma dell’EPCA rappresenta il coronamento della relazione tra Bruxelles ed Astana, che risale al periodo immediatamente successivo all’indipendenza del Kazakistan. In un primo tempo, tale collaborazione ha riguardato principalmente il commercio e lo sviluppo, per poi passare dal 2002 a coinvolgere anche questioni come l’amministrazione pubblica, il sistema giudiziario e lo scambio energetico. Il Paese centrasiatico ha inoltre beneficiato di importanti aiuti economici, il cui totale ammonta a circa 140 milioni di euro.
Il rapporto privilegiato con Bruxelles ha avuto importanti riflessi anche sul piano commerciale, tanto che l’Unione Europea è diventata il primo mercato per le esportazioni del Kazakistan, costituite principalmente da petrolio e gas naturale, ed il terzo per le importazioni, soprattutto macchinari industriali e prodotti farmaceutici.
Nonostante questa indubbia importanza economica, l’Europa continua ad essere un attore di secondo piano, nel Kazakistan così come nel resto dell’Asia centrale. La distanza tra i confini, che impedisce la creazione di un collegamento diretto ed obbliga i Paesi a servirsi di infrastrutture russe, soprattutto nel campo energetico, l’insistenza dell’Unione Europea su questioni quali il rispetto dei diritti umani, ed ultimamente la scarsa crescita economica ed il calo del fabbisogno energetico europeo hanno spinto il Kazakistan, così come i suoi vicini, a privilegiare le relazioni con altri grandi Paesi come la Russia e la Cina.
In definitiva quindi nel vertice del 21/12 l’UE ha voluto ribadire il proprio ruolo come attore nell’area rafforzando la collaborazione con l’Asia centrale e soprattutto con il principale Paese della zona, ovvero il Kazakistan. Nonostante l’impegno profuso tuttavia, tale collaborazione si è dimostrata molto ricca in retorica, ma, fino ad ora, povera nei fatti, e non ha permesso all’UE di uscire dal ruolo di attore secondario nell’area.
Umberto Guzzardi