RUSSIA: Lo scoordinato valzer russo-americano sulla Siria

Lo scorso 15 dicembre il Segretario di Stato della Casa Bianca John Kerry ha incontrato a Mosca il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov e il presidente Putin. L’incontro, durato tre ore, ha visto uno scambio reciproco delle posizioni dei due paesi, che hanno discusso primariamente di Siria, ma anche di Turchia e Ucraina. È stato il ventesimo scambio di opinioni tra il segretario statunitense e il ministro russo, che si sono detti pronti alla collaborazione: un accordo tra USA e Russia “è negli interessi del mondo intero”, ha affermato Kerry, che ha rassicurato il collega che la politica degli Stati Uniti non è volta ad “isolare” Mosca. A giudicare però dall’inamovibilità delle posizioni, soprattutto quelle russe, le regole della collaborazione non saranno facili da fissare.

La Siria

Da una parte Kerry, interessato a concordare con Mosca sul futuro di Bashar al-Assad; dall’altro Lavrov, che esclude un’eliminazione del leader a priori – cosa che deve essere invece lasciata decidere, a suo parere, dalla popolazione –, mentre giudica più impellente affrontare prima di tutto la questione terrorismo, in rapida espansione non solo nell’area siriana. In particolare, il Cremlino è interessato alla stesura di una lista accurata di terroristi e gruppi che distingua quelli moderati, con cui sia possibile portare avanti negoziati. Kerry, invece, ha chiesto che Mosca spinga Assad ad incontrare ed ascoltare i ribelli siriani – quelli che un mese fa Lavrov definiva un’”organizzazione fantasma”, ma che lo stesso Capo di Stato Maggiore Valerij Gerasimov ora riconosce.

“Ho di nuovo comunicato a Vladimir Putin che gli Stati Uniti sono pronti a collaborare con la Russia nella lotta allo Stato Islamico, ma certamente solo se Mosca avrà come obiettivo la minaccia reale, l’IS. Gli ho fatto capire che temiamo che alcuni raid aerei russi fossero indirizzati verso l’opposizione siriana moderata, invece che essere focalizzati verso le posizioni dell’IS” ha affermato Kerry.

Alle speranze di Obama che Mosca si unisca alla coalizione contro lo Stato Islamico, Putin ha risposto insistendo sulla creazione di una nuova alleanza con mandato ONU. Lavrov ha sottolineato che la Russia non può combattere insieme a Washington, finché agisce senza tale mandato e senza invito del governo siriano. Kerry ha pertanto invitato la Russia a presenziare a Washington al vertice del 18 dicembre, dove ha espresso la speranza che sarà presentata una risoluzione ONU.

La Turchia

Kerry ha indicato come necessario il ridimensionamento delle tensioni attuali tra Russia e Turchia, mentre Mosca non è affatto pronta a farlo. Anzi, l’ambasciatore russo Andrej Karlov in Turchia ha posto tre condizioni perché si possano riaprire i dialoghi con Ankara: le scuse ufficiali per l’abbattimento dell’aereo militare russo, la ricerca e inflizione di una pena per coloro che hanno ucciso il pilota e il soldato russi, ed anche i danni per l’aereo abbattuto. Tutte richieste che la Turchia per ora si è rifiutata di accogliere.

L’Ucraina

Argomento, quello ucraino e degli accordi di Minsk, trattato quasi in sordina, rispetto al conflitto siriano, ma che comunque Kerry si è sentito in dovere di affrontare, ricordando ai colleghi russi che già questa settimana avranno la conferma delle sanzioni europee. Il Segretario ha ribadito che se Mosca continuerà, a dispetto degli accordi, a supportare i separatisti e a mantenere sul campo le sue armi pesanti, Washington non leverà le sanzioni.

Alcuni media americani hanno suggerito che Mosca abbia velatamente proposto di “barattare” la sua influenza su Assad (tale forse da convincerlo ad aprire negoziati con l’opposizione) con un alleggerimento delle sanzioni. Tuttavia, il Dipartimento di Stato USA si è detto “non intenzionato a giocare e scambiare l’Ucraina per la Siria”.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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Un commento

  1. Forse, visto che Putin è così desideroso di invischiarsi nel ginepraio siriano, gli USA e tutti gli altri sono ben felici di lasciargli il posto, magari un po’ perplessi sulla minaccia putiniana di usare la bomba atomica.
    Sicuramente Luttwak avrà aggiornato la lista dei folli abitanti del girone bellico-militare del Vicino Oriente, vero leviatano che ha man mano divorato iraniani e irakeni, palestinesi e israeliani, libanesi di tutti i colori, sunniti e sciiti, sauditi e yemeniti, Isis e siriani e turchi, con i russi putiniani.
    Chiunque sia sano di mente (o se lo può permettere) dovrebbe accomodarsi sulla riva del fiume in paziente attesa.

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