CROAZIA: Le trattative per il governo e lo spettro di nuove elezioni

Ad un mese dallo svolgimento delle elezioni parlamentari, la Croazia non ha ancora un governo e rischia di non averlo ancora per molto. Il risultato elettorale, che ha sancito che non vi è nessun vincitore, ha reso necessario l’inizio di serrate trattative tra i partiti politici, che, ad oggi, hanno portato ad un nulla di fatto. I tre protagonisti principali di questa complessa fase sono l’Unione Democratica Croata, HDZ, guidata da Tomislav Karamarko, il Partito Socialdemocratico Croato, SDP, del premier uscente Zoran Milanović, e il partito delle liste indipendenti MOST, che ha il volto del sindaco di Metković, Božo Petrov. Sono loro tre che dovranno trovare una soluzione allo stallo creatosi, ma ad oggi, dopo due round di consultazioni aperte dalla Presidente della Repubblica Kolinda Grabar-Kitarović, lo spettro di nuove elezioni si fa sempre più reale.

Alla luce dei risultati elettorali, che hanno visto di fatto pareggiare HDZ e SDP, è MOST, con i suoi 19 deputati, l’ago della bilancia per ogni governo. Fin da subito, i rappresentanti di MOST hanno dichiarato che avrebbero fatto il governo con chi avesse appoggiato una lista di riforme, da quella della pubblica amministrazione all’autogoverno regionale fino alla lotta alla corruzione. La gestione di una fase così delicata ha creato non poche difficoltà ad un partito nato da meno di tre anni e che si è presentato per la prima volta alle elezioni politiche: la crisi maggiore si è registrata pochi giorni dopo il voto, quando gli organi del partito hanno deciso di espellere un esponente di spicco, Drago Prgomet, reo di un incontro clandestino con il premier Milanović. Nonostante questo e le tante previsioni che annunciavano uno sfasciamento del partito, Petrov è riuscito, fino ad ora, a tenere unito MOST e a portare una posizione unitaria nelle consultazioni. L’ultima proposta che viene dal partito delle liste indipendenti è quella di creare una grande coalizione tra MOST-SDP-HDZ, guidata da una personalità esterna ai partiti, che possa portare a casa le riforme.

La proposta di Petrov ha tutt’altro che entusiasmato i due partiti che dominano, e si litigano, la scena politica croata da 25 anni. L’HDZ, tramite Karamarko, ha espresso apertura verso le riforme di MOST ma ha chiuso alla possibilità di governare insieme agli avversari di sempre. La speranza dell’HDZ è di riuscire a creare un patto di coalizione con MOST e poter così tornare a governare estromettendo dai giochi i socialdemocratici. In realtà, la solidità della leadership di Karamarko, che di fatto ha mancato una vittoria che sembrava certa fino a pochi mesi prima del voto, sta vacillando e non poche voci all’interno del partito chiedono un cambio di strategia. L’SDP, dal canto suo, sta sostanzialmente lavorando per mettere insieme più deputati possibili, coinvolgendo piccoli partiti e deputati delle minoranze. Nonostante questo, il sogno di Milanović di continuare a governare il Paese non può prescindere da un accordo con MOST, finora non raggiunto, nonostante le offerte allettanti, come la poltrona di presidente del Parlamento che sarebbe stata proposta a Petrov.

A fronte di questo quadro, sono tre gli scenari possibili: il primo è quello auspicato da MOST, una grande coalizione che faccia le riforme; il secondo vede uno dei due partiti principali governare insieme a MOST, estromettendo il rivale; il terzo è quello di nuove elezioni, forse già a gennaio se non si troverà un accordo nelle prossime due settimane. Se si dovesse andare ad elezioni, difficile dire chi gli elettori croati premierebbero e chi invece verrebbe punito: nel dubbio, i leader politici lavoreranno fino all’ultimo per raggiungere un accordo e per riuscire a trovare il modo per andare, o restare, al governo del Paese.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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