Da BELGRADO – Nella giornata di ieri, 7 dicembre, la popolazione serba del Kosovo ha vissuto attimi di terrore. In due diversi punti della provincia, in due diversi orari, ci sono stati due attacchi con armi da fuoco che avevano come obiettivo la popolazione serba. Fortunatamente, in nessuno dei due attacchi ci sono state vittime, né feriti.
Il primo attacco è avvenuto nelle prime ore del mattino a Goraždevac, piccolo villaggio della Metochia, nella parte orientale del paese. Gli aggressori, che non sono ancora stati individuati, prima hanno distrutto il monumento posto a memoria delle vittime dei bombardamenti NATO, poi hanno sparato contro un paio di abitazioni e quindi hanno dato alle fiamme due veicoli, appartenenti a cittadini di nazionalità serba.
Nell’agosto scorso, sempre nella stessa via, c’era stata una sparatoria contro un auto con la targa di Belgrado.
Il secondo attacco, invece, è avvenuto poco dopo le 20, nel villaggio di Srbobran, comune di Ilok. Una macchina in corsa ha sparato otto proiettili contro un piccolo negozio al cui interno si trovavano la proprietaria del negozio e un giovane, entrambi di nazionalità serba.
Gli episodi di violenza di ieri sono stati condannati da più parti. Il primo ministro serbo, Aleksandar Vučić, sostiene che gli attacchi di ieri rappresentino “un attacco contro tutti i serbi della regione”; allo stesso modo, il capo della missione UNMIK, Zahir Tanin, ha condannato gli episodi sostenendo che questi siano sentiti da tutta la popolazione serba della regione e che in generale danneggino le relazioni tra le due comunità; mentre il commissario europeo all’allargamento, Johannes Hahn, ha affermato che “in un paese democratico ci si scambiano pensieri e parole, e non violenza. Questo è qualcosa che dovrebbero imparare tutti, affinché condividano una prospettiva europea. Ripeterò ovunque e a chiunque questo concetto.”
Le violenze contro i serbi hanno rievocato la memoria circa gli attacchi subiti dalla popolazione civile negli ultimi quindici anni, mentre il Kosovo era ancora sotto l’amministrazione internazionale. In particolare, lo stesso villaggio di Goraždevac, la cui popolazione serba è costituita per lo più da ex-profughi della guerra del 1998-99, è stato teatro di uno dei più gravi episodi di violenza a danno di cittadini serbi quando nel 2003 un gruppo di adolescenti e bambini, che giocavano nel fiume Bistrica, fu vittima di un attacco armato che terminò con due morti e quattro feriti.
Questi episodi di violenza avvengono in un momento particolarmente delicato per il piccolo paese balcanico, dopo che la corte costituzionale kosovara ha sospeso l’accordo che regolamentava la creazione dell’associazione dei comuni a maggioranza serba, in seguito alle violente proteste dell’opposizione dentro e fuori il parlamento di Pristina, e rischiano di compromettere ulteriormente la normalizzazione dei rapporti con Belgrado.
Foto: blic.rs