RUSSIA: Putin ordina sanzioni per la Turchia. Autolesionismo o giusta ritorsione?

La risposta di Putin all’abbattimento da parte di jet turchi il 24 novembre scorso del Sukhoi SU-24 sui cieli del confine turco-siriano era scontata e non si è fatta attendere. Con un decreto presidenziale viene impartito un duro colpo alle relazioni economico-commerciali tra Russia e Turchia, mettendo fine ad un rapporto che negli ultimi anni era cresciuto continuamente.

A partire dal primo gennaio 2016 verrà sospeso il regime visa-free che permetteva ai cittadini turchi di recarsi nella Federazione Russa senza visto.

Ma è la parte economica che preoccupa di più. Viene imposto il bando, o la limitazione, all’importazione di prodotti turchi: spetterà al Governo decidere esattamente quali, ma già si prevede che si tratti di prodotti alimentari e tessili. È imposto divieto a tutte le aziende o datori di lavoro in genere, a partire dal 1° gennaio, di assumere alle proprie dipendenze cittadini turchi. Questa misura sembra principalmente diretta a colpire l’edilizia turca, molto attiva in Russia.

Non poteva mancare il settore turistico: Putin vieta collegamenti charter tra i due Paesi e impone il divieto per le agenzie e gli operatori turistici di vendere pacchetti con destinazione Turchia. Misura non minoritaria se si pensa che nel 2014 sono stati più di 4 milioni i Russi che hanno affollato soprattutto i resort nel comprensorio di Antalya e che rappresentano nel Paese circa il 12% di tutti i turisti.

Ma ci sono anche misure interne, come quella di effettuare maggiori controlli sulle compagnie di trasporto turche oppure di prestare maggiore attenzione sui traffici portuali, che si traduce in creare problemi alle navi turche che attraccano nei porti russi. Queste le prime misure e, probabilmente, non le ultime.

La Turchia, dal canto suo, ha cercato finora di abbassare i toni, con il Presidente Erdogan che ha dapprima dichiarato di essere “rattristato” e che “vorrebbe non fosse mai successo” e poi ha reso noto di aver richiesto un incontro, respinto al mittente, con Putin, a margine della conferenza sul clima di Parigi. Tuttavia lo stesso Erdogan ha ammonito di “non scherzare col fuoco”, facendo capire di non essere disposto a presentare scuse formali.

A cosa si riferisse Erdogan, non è dato sapere, ma ci sono molti motivi, soprattutto economici, che potrebbero far pensare al Presidente turco che Putin, prima o poi, dovrà ammorbidirsi. Già, perché l’interscambio commerciale tra Mosca ed Ankara si aggira a 31 miliardi di dollari, settore servizi escluso, e la cosa che dovrebbe maggiormente far riflettere è che a fronte di 6 miliardi che rappresentano le esportazioni turche in Russia, ci sono più di 25 miliardi di importazioni dalla Russia: chi ha tanto da perdere appare quindi più Mosca.

Inoltre Erdogan, che va ricordato non ha applicato alla Russia le sanzioni connesse con l’annessione della Crimea, ha altri assi nella manica. In primo luogo il gas, che per la prima volta sembra essere un’arma contro Putin. Circa due terzi del gas importato dalla Turchia arriva proprio dalla Russia, per una cifra di circa 30 miliardi all’anno che da Ankara si dirige in Russia rendendo il paese di Ataturk il secondo cliente, dopo la Germania, di Gazprom. Certo, ottenere altrove il gas non sarebbe facile nell’immediato, ma in questo contesto di bassi costi degli idrocarburi e di ridotta domanda del gas non appare una missione impossibile per un paese che è ben interconnesso con i paesi del Caspio, e tale mossa metterebbe in ginocchio una già vacillante economia russa.

Inoltre Putin e Erdogan avevano deciso di sviluppare un gasdotto, il Turkish Stream, che avrebbe dovuto prendere il posto dell’ormai tramontato South Stream, per portare gas russo in Europa bypassando l’Ucraina. Non proprio un progetto geopolitico minore per Mosca. E non è tutto. La Turchia ha affidato alla russa Rosatom la creazione della sua prima centrale nucleare, per una commessa complessiva di oltre 20 miliardi di dollari: anche questo progetto potrebbe saltare se Putin dovesse continuare con le ritorsioni.

Il buon senso quindi farebbe pensare che, dopo molto rumore e qualche piccola dimostrazione di forza, Putin saprà tornare al dialogo con Erdogan per una mera motivazione economica. Ma si sa, ad est a volte vince il machismo sulla logica.

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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7 commenti

  1. Direi, nel complesso, una gran figuraccia per Putin. Come ti abbattono un caccia e tu, dopo giorni di chiacchere, rispondi con delle sanzioni economiche, che nell’immediato sono un autogol e alla lunga un disastro per l’economia russa?
    Non era Putin che diceva che le sanzioni economiche EU erano ininfluenti, anzi tonificavano l’economia (russa) che le subiva?
    Al di là delle sparate propagandistiche, l’intervento russo in soccorso di Assad si dimostra sempre di più velleitario, incapace di rompere l’isolamento internazionale di Putin, men che meno di dare credibilità allo zar del Cremlino o favorire una soluzione favorevole a Mosca nel Est Ukraina, Insomma un vero e proprio boomerang all’estero ed in Russia.

    • mi spiace . Lei non conosce la VOLPE SIBERIANA! Non molla mai la sua presa.

    • Io penso che siano i turchi a rimetterci e credo che presto se ne accorgeranno; l’articolo mi sembra troppo simile a quelli che imperano nel mainstream; il pregiudizio antirusso giunge a far dichiarare all’autore che saranno i russi a rimetterci…guardando la dimensione dei 2 paesi direi il contrario.
      Putin può tranquillamente rivolgersi a oriente, è il neosultano di Ankara che rischia di rimanere senza gas.

      • La Turchia senza gas??
        Ma da quale grotta esce?
        L’Azerbaigian che possiede idrocarburi all’infinito di fatto è una colonia turca.
        L’odio verso i turchi lo rende cieco!!

  2. Edoardo Beltrame

    Qui è il turco che ha tutto da perdere,ha fatto una cazzata e non se n’è ancora reso conto!

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