CALCIO: Dalkurd, l’irresistibile scalata dei curdi di Svezia

Sette promozioni in undici anni: così si riassume la favolosa ascesa del Dalkurd di Borlänge. Una rincorsa iniziata dalla fondazione della squadra nel 2004 e culminata quest’anno con la vittoria della Division 1 Norra, terzo livello del campionato svedese, e la promozione in Superettan, la seconda divisione. Il Dalkurd ha disputato una stagione immacolata, rimanendo imbattuta e vincendo 18 gare su 25, con una media di due gol segnati a partita e uno subito goni due incontri. Domenica la squadra terminerà il proprio campionato contro l’Huddinge in lotta per la salvezza, ma già ora è stata in grado di scavare un margine di 17 punti rispetto all’inseguitrice Akropolis.

Particolarità del Dalkurd è il fatto di essere – come Assyriska e Syrianska – una squadra fondata da rifugiati. Se le due compagini di Södertälje sono però state fondate negli anni ’70 da comunità della diaspora assira, la squadra di Borlänge ha una storia molto più recente ed è stata fondata da immigrati curdi. Non è una singolarità per Borlänge, una delle città svedesi più impegnate nel garantire sicurezza e integrazione. Il capoluogo del Dalarna vanta infatti anche una squadra di bandy (una versione a 11 dell’hockey su ghiaccio) formata da immigrati somali. Una particolarità che ha permesso la partecipazione di una squadra nazionale somala ai Mondiali disputati in Russia del 2014.

Il Dalkurd è stato fondato nel 2004 da Ramazan Kizil come progetto per creare posti di lavoro per giovani. Nei suoi primi anni il club è cresciuto sotto l’ala protettrice dei più titolati concittadini del Brage, squadra con un passato in Allsvenskan (la serie A) recentemente retrocessa in Division 1, dove ha disputato i primi derby con i curdi. Dall’esordio nella stagione 2005 (in cui l’età media della squadra era di 17 anni) fino alla stagione 2009 il Dalkurd ha vinto cinque volte consecutive il campionato a cui partecipava, arrivando dall’ultima divisione della piramide di lega svedese a disputare per la prima volta nel 2010 la Division 1. Attualmente la squadra non è più formata solo da giocatori curdi: nel novero dei calciatori della squadra spicca per esempio il nome di Nedim Halilović, ex nazionale bosniaco, che tra il 2009 e il 2011 ha vestito la maglia del Dalkurd.

Sul proprio sito, il club si definisce «un’importante elemento di integrazione» e dichiara di dare priorità alla propria funzione sociale. Il co-fondatore Elvan Cicen ha spiegato a James Dorsey di Mideast Soccer: «Il calcio è il nostro strumento per integrare le persone. Abbiamo portato i ragazzi via dalle strade e dalle gang. Tutto davano la colpa ai ragazzi, ma il vero problema erano i genitori, che spesso erano analfabeti. I genitori non vedevano quel che accadeva e i ragazzi non erano integrati. Allora abbiamo iniziato a coinvolgere i genitori». Come spiega Dorsey, il club ha sostenuto un gruppo di ragazze che hanno fondato una squadra femminile, aiutandole a superare le obiezioni dei genitori maggiormente conservatori. Qualche perplessità nei confronti della squadra è stata però sollevata dalla simpatia di diversi membri della dirigenza per il PKK, che avrebbe anche, secondo alcuni, contribuito a finanziare il club. Lo stesso presidente Ramazan Kizil nel 2010 è stato condannato in absentia in Turchia a dieci mesi di carcere con l’accusa di aver “diffuso propaganda terrorista”, dopo aver fatto un discorso a sostegno di un partito politico pro-curdo.

A fine 2011 la società si è attivata per un progetto di beneficienza a sostegno delle vittime del terremoto del 6 novembre 2011 a Wan, in Kurdistan. Ora, però, il Dalkurd è impegnato soprattutto nel sostegno alla popolazione curda del Rojava e allo sforzo di resistenza di Kobane contro ISIS al confine tra Turchia e Siria. Le attività a favore dei curdi del Rojava sono state definite da Kizil un atto di «solidarietà umana», ma sono state duramente criticate dalla federcalcio svedese come un tentativo di strumentalizzare lo sport a fini politici. Netta la risposta di Kizil: «Non ci importa dei loro avvertimenti, né di eventuali sanzioni», a cui fa eco anche il figlio Adil Kizil, direttore sportivo della squadra: «Non possiamo rimanere a guardare mentre Kobane viene massacrata. Dobbiamo fare qualcosa».

Foto: Dalkurd Supporter (Facebook)

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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