Sono sempre più numerose le voci secondo cui, dopo aver “sigillato” il proprio confine con la Serbia, al fine di arginare l’arrivo, in queste ultime settimane, delle migliaia di migranti provenienti perlopiù dalla Siria e desiderose di stabilirsi in Germania e Austria, l’Ungheria si appresti a chiudere anche il proprio confine con la Croazia.
Al contrario di quanto paventato, però, il confine fra Ungheria e Croazia rimane aperto e transitabile, sebbene siano diversi i rallentamenti registrati da fonti croate in merito alle procedure di registrazione dei migranti in arrivo da parte delle autorità ungheresi, stando ad alcuni aggiornamenti giunti in data 4 ottobre 2015 da Baranjsko Petrovo Selo, all’estremo confine fra Budapest e Zagabria
Alcune cifre
Il confine fra queste due nazioni, membri a pieno titolo della UE, si estende per oltre 329 chilometri, dal corso del fiume Mura a quello della Drava, ma è il tratto di 82 chilometri, proprio dalla Drava al Danubio, ad essere più interessato al fenomeno in questione; di questi 82 chilometri, circa 40 sono stati recentemente interessati dall’installazione, fortemente incoraggiata dall’amministrazione Orbán, di alte barriere di filo spinato atte a contenere il fenomeno migratorio.
Come già scritto, nel corso dell’ultimo mese, l’Ungheria ha già sigillato, sempre con una lunga barriera metallica di filo spinato, il confine sud-orientale, quello con la Serbia (per un’estensione di 172 chilometri), dicendosi interessata a fare altrettanto anche lungo il confine con la Romania, altro paese membro dell’Unione Europea.
Ranko Ostojić, Ministro dell’Interno croato, sostiene che, dall’inizio della crisi migratoria, oltre 106.000 persone abbiano fatto il loro ingresso in Croazia; solo sabato 3 ottobre, si legge in un comunicato stampa, 6.086 persone hanno attraversato il confine con la Serbia fra Bapska e Tovarnik, mentre, domenica 4 ottobre, altre 1.700 persone sono state ospitate nel centro di accoglienza permanente di Opatovac, a pochi chilometri di distanza dall’autostrada che collega Vukovar a Ilok, nell’est del paese. Sempre Ostojić ha poi affermato che sono in arrivo altri 3.296 migranti da Lesbo, in Grecia, senza dimenticare che «nei campi d’accoglienza in Turchia ci sono circa due milioni di rifugiati».
Quale alternativa?
Qualora il governo ungherese decidesse di chiudere i valichi con la Croazia, le autorità di Zagabria si troverebbero irrimediabilmente costrette a mettere in atto un piano B. Ancora una volta, Ostojić è intervenuto al riguardo, sostenendo che «i rifugiati saranno trasportati in Slovenia» e che «proprio con la Slovenia sono già stati presi accordi […] sul percorso da effettuare, poiché il fine ultimo è quello di trasportare i rifugiati verso le rispettive destinazioni finali attraverso il percorso più breve possibile».
Proprio in merito ai percorsi interessati dai flussi migratori, il ministro croato ha infine posto l’attenzione sull’esistenza di un presunto accordo fra Ungheria, Serbia e Grecia avente il fine di dirigere la grande maggioranza dei migranti verso la Croazia, anche attraverso l’impiego di volantini in arabo distribuiti direttamente nel paese ellenico che mostrano chiaramente i percorsi da intraprendere attraverso la Macedonia e mettendo allo stesso tempo in risalto lo status di “paese off-limits” adottato dall’Ungheria.
A rincarare la dose, è poi arrivato persino il Primo Ministro croato, Zoran Milanovic, il quale ha affermato che «il problema deve essere affrontato direttamente in Turchia e in Grecia» e che «a chi suggerisce di mandare l’esercito ai confini dell’Ungheria con Croazia e Serbia, rispondo che vanno piuttosto inviate delle navi in Grecia».
(Foto: AP Photo/Darko Bandic – The Associated Press)