CALCIO: Dall’esercito a una privatizzazione travagliata. Il Legia Varsavia ospita il Napoli

Sono poche le squadre in Polonia che possono vantare la storia e il palmares del Legia Varsavia, squadra il cui passato si intreccia con le vicende economiche e politiche del paese sin dalla sua nascita, antecedente alla Prima Guerra Mondiale. Questo intreccio diventa parte integrante dell’evoluzione del paese negli anni successivi al secondo conflitto globale. È in quel periodo, infatti, che la gestione del Legia Varsavia venne affidata direttamente all’esercito, seguendo un tradizione piuttosto comune nei paesi del blocco sovietico. Simbolo di questa commistione è lo stadio dove il Legia gioca le sue partite in casa, noto ancora oggi come  Stadion Wojska Polskiego, ovvero “stadio dell’esercito polacco”. Ironia della sorte, attualmente lo stadio è ufficialmente dedicato a Józef Piłsudski e negli ultimi anni è stato conosciuto, per ragioni di sponsorizzazione, anche come Pepsi Arena.

Con la caduta del regime comunista, le vicende connesse alla privatizzazione della squadra testimoniano la crisi di un intero sistema, costretto a cambiare in tutta fretta per adeguarsi al nuovo corso economico. Nel 1998 la maggioranza del pacchetto azionario del Legia venne acquistata dalla Daewoo; il ministero della Difesa, che aveva fatto la storia della squadra fino a quel momento, mantenne il 20% delle quote e preferì concentrare la sua attività sul CWKS, squadra impegnata a difendere gli onori dell’esercito in sesta divisione. La transizione economica del Legia non fu affatto facile, e il futuro della squadra venne addirittura messo in discussione dopo appena due anni dal trasferimento, quando la bancarotta finanziaria colpì il colosso automobilistico coreano. Sembrava che una delle squadre più importanti del paese fosse destinata a scomparire per mancanza di acquirenti, quando intervenne ITI, uno dei giganti delle telecomunicazioni locali.

L’acquisizione da parte di ITI garantì però al Legia la permanenza agli abituali livelli della piramide calcistica polacca a un costo molto elevato. Gli accordi prevedevano, infatti, il diritto allo sfruttamento di un’area molto vasta intorno all’impianto. Su un terreno che era stato di proprietà del ministero, fu concesso a ITI di ristrutturare pesantemente il vecchio impianto, tanto da renderlo irriconoscibile. Lo stadio, completamente rinnovato e portato a circa 35 mila posti, fu inaugurato nel 2011. Da quell’anno, la squadra è tornata a essere protagonista in campionato, ottenendo quelle vittorie che mancavano dal 2006.

Se il processo di ammodernamento del Legia ha rappresentato tutte le difficoltà sopportate dall’intero sistema, un episodio avvenuto prima della caduta del regime fornisce un quadro della corruzione che spesso incancreniva gli apparati fortemente centralisti dei regimi di stampo socialista. Nel 1993, infatti, accadde che il campionato polacco dovesse essere assegnato all’ultima giornata. A contendersi la vittoria del campionato, oltre al Legia, era il ŁKS Łódź, squadra di proprietà interamente pubblica e amministrata dall’ente amministrativo dell’omonimo comune. A decidere il titolo sarebbe stata la differenza reti: il ŁKS, impegnato contro l’Olimpia Poznań, avrebbe dovuto recuperare tre gol di differenza reti al Legia che affrontava gli storici nemici del Wisła Cracovia. Il Łódź vinse per 6-0 mentre il Legia terminò la propria partita con un altrettanto insolito 7-1. Questi due risultati non valsero tuttavia a nulla, dato che la federazione decise per l’innaturalezza dell’esito sportivo, e sebbene non avesse in mano prove di combine, decise di assegnare il titolo al Lech Poznań, terzo classificato in graduatoria. L’unica pena commissionata alle squadre accusate di aver falsificato la partita fu una multa.

Adesso il presente del Legia è completamente differente. La squadra di Varsavia staziona stabilmente nelle prime posizioni della lega, e stasera affronterà il Napoli in Europa League nello stadio di casa, in cerca dei primi punti di una campagna europea iniziata con una sconfitta per mano dei danesi del Midtjylland. La storia recente del Legia Versavia rende impensabile anche ai suoi tifosi più ottimisti osare di rivivere i fasti continentali del passato, quando agli inizi degli anni ’70 uscì sconfitta dalla semifinale di Coppa dei Campioni per mano dei futuri campioni del Feyenoord. Le cronache raccontano, tuttavia, un passato prossimo decisamente soddisfacente, sebbene in modo diverso, fatto di successi ottenuti attraverso una pianificazione forse lenta, ma certamente tra le più efficaci nel panorama calcistico nazionale.

Foto: Damian Dada (Flickr)

Chi è Matteo Marchello

Nato a Lecce, vive a Londra. Scrive di calcio per Trappoladelfuorigioco.it ed East Journal.

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