La rotta balcanica dei profughi siriani si sposta: nella giornata di mercoledì 16 settembre, secondo i dati del governo croato, sono stati più di 5.650 le persone che hanno attraversato il posto-frontiera di Tovarnik, sul Danubio, entrando in territorio UE (ma non Schengen) in Croazia.
E’ il risultato della stretta repressiva dell’Ungheria di Viktor Orban, che oltre ad aver messo definitivamente in funzione il suo muro di filo spinato al confine serbo ha fatto entrare in vigore il 15 settembre una legislazione draconiana che punisce fino a tre anni di prigione l’ingresso irregolare nel paese – senza tener conto delle clausole del diritto internazionale sulla protezione delle persone in fuga.
E vi sono stati momenti tesi al post-frontiera di Horgos, dove la polizia e l’esercito ungherese hanno respinto i tentativi dei profughi di entrare nel paese magiaro a colpi di idranti, lacrimogeni e manganelli – con scene raccapriccianti di profughi picchiati a sangue nel cuore dell’Europa. Il ministro degli esteri serbo Ivica Dacic ha inviato un comunicato con “la più forte protesta” alle autorità ungheresi, denunciando anche lo sconfinamento delle forze dell’ordine magiare e domandando garanzie che tali eventi non abbiano a ripetersi su suolo serbo.
A seguito di ciò, i bus che trasportano i profughi dalla frontiera sud ai confini nord della Serbia hanno iniziato a cambiare rotta e a convergere verso i posti-frontiera di Tovarnik, Ilok e Batina. Ugualmente, i profughi che non sono riusciti a passare in Ungheria si sono incamminati nei campi verso ovest, in direzione del confine croato a Sid. “La strada per l’Ungheria è bloccata, ma la Croazia è aperta. Dobbiamo pensare e agire velocemente, prima che il confine si chiuda anche lì,” afferma Mohammed Zirk, giovane e determinata guida di un gruppo di una ventina di profughi siriani, sentito da Al Jazeera. “Conosciamo questa strada attraverso l’Ungheria, ci è passato mio fratello qualche mese fa e ora ci aspetta in Germania. Quest’altra nuova strada non la conosciamo, sarà difficile essere i primi,” riflette Mohammed Manle, trentanovenne di Aleppo in viaggio con la madre malata di cancro, la moglie incinta e un bambino piccolo.
Il ministero croato degli interni ha predisposto il trasferimento di diverse centinaia di loro verso i posti di raccolta in diverse località attorno a Zagabria, in collaborazione con la Croce Rossa. Secondo il ministero, la situazione di sicurezza è soddisfacente, e l’identificazione delle persone che attraversano il confine viene portata avanti secondo le procedure standard, in linea con il diritto internazionale ed europeo. L’account del governo ha perfino twittato alcune foto di poliziotti croati che aiutano bambini profughi a salire sui treni verso ovest. Il ministro degli interni Ostojic ha confermato che la Croazia registrerà le persone in arrivo e, se necessario, coopererà con la vicina Slovenia per stabilire corridoi speciali di transito: “i profughi saranno al sicuro in Croazia, se hanno diritto alla protezione internazionale.”
L’assistenza delle autorità croate dovrà permettere ai rifugiati di evitare i pericoli relativi alla zona della Slavonia orientale, ancora purtroppo disseminata di residuati bellici e mine antiuomo dal tempo delle guerre jugoslave. Anche la società civile croata si è subito attivata, con gruppi di mobilitazione e informazioni per i rifugiati sulla situazione nel paese
Il premier croato, il socialdemocratico Zoran Milanovic, è intervenuto ieri in Parlamento sulla questione, dicendo che “la risposta alla questione sui rifugiati è che siamo pronti. Siamo pronti a ricevere queste persone, a prescindere dalla loro religione o dal colore della loro pelle, e ad accompagnarli verso la loro destinazione. Tutto il resto in questo momento è secondario.” Non è mancato l’affondo contro l’Ungheria di Orban e l’egoismo degli altri paesi d’Europa centro-orientale: “Centocinquanta rifugiati sono entrati in Croazia martedì notte. E noi non fermeremo queste persone con muri o filo spinato. Siamo umani, e cristiani. Molti in Europa che pretendono di vivere secondo i valori cristiani si comportano poi in maniera opposta.” “Ritengo che la politica di Budapest, di costruire muri, sia pericolosa e crudele. Le barriere di filo spinato, nell’Europa del ventunesimo secolo, non sono una soluzione ma una minaccia.”
Nel frattempo, continua il viaggio di molti altri profughi lungo la rotta balcanica. Ottomila persone sono arrivate solo ieri in Baviera. Le autorità della Macedonia hanno comunicato che più di 2.100 persone provenienti dal Vicino Oriente hanno attraversato il confine proveniendo dalla Grecia nelle ultime ventiquattro ore, e che altre 5-7.000 persone sono attese nei prossimi giorni. La situazione dei profughi in Macedonia sta migliorando ma non è ancora soddisfacente. Resta da vedere poi quale sarà la reazione della Slovenia, primo stato Schengen di arrivo per i rifugiati siriani che hanno deciso di passare dalla Croazia. Il primo ministro sloveno Miro Cerar ha affermato che se il numero di rifugiati in Croazia dovesse aumentare, la Slovenia non permetterà loro di entrare nel paese. Proseguono intanto i colloqui diplomatici tra i vertici di Croazia, Slovenia, ed Austria per trovare una soluzione comune alla questione, in mancanza di una soluzione europea dopo il sostanziale fallimento del Consiglio UE del 14 luglio.
Foto: Julia Druelle. Infografica: The Independent
Sul mio sito/blog http://www.nonsolocarnia.info ho pubblicato ieri un articolo dal titolo: ” Migration. Europa: un gigante dai piedi di argilla”, anche alla luce della mia esperienza al rientro dalla Germania, nella sera – notte e mattina fra il 17 settembre ed il 18, con confine fra Baviera e Salisburghese quasi blindato da ambedue le parti, treni internazionali serali soppressi (gli altri non so), piano alternativo di viaggio con un locale delle ferrovie tedesche sino a Fierlassing e poi proseguimento previsto sul mio piano di viaggio, ma non su quello di altri, con un autobus, atteso per un po’ invano. Confine attraversato con un taxi, insieme a due ragazzi di Udine ed ad una giovane di Salisburgo che ha pensato a contattare il taxista e permesso di condividere la corsa, attesa nella blindata stazione di Salisburgo, polizia austriaca che parlava di rotta di migranti ipotizzata dalla Slovenia verso l’ Italia. Io credo comunque che si debba pensare alle cause di queste recenti migrazioni, che non paiono proprio ignote, e che hanno, secondo me, la loro origine nella seconda guerra del golfo e negli interessi verso il petrolio oltre che verso il potere. E ho riportato una vecchia intervista, oggi quasi profetica, a Mubarak, del 9 settembre 2003, pubblicata sul Corriere della Sera. Inoltre io credo che manchino ai politici idee e un adeguato studio del fenomeno dei migranti, e ciò porta a mancanza di scelte adeguate. E l ‘Europa sembra un gigante dai piedi di argilla, per non dire una torre di Babele. Grazie per i vostri aggiornamenti sulla situazione e per i vostri contributi. Vi ho citato più volte. Mi piacerebbe qualcuno leggesse questo mio articolo e se lo ritiene commentasse. Laura Matelda Puppini