SERBIA: Accusata di corruzione. La vedova di Arkan e il business

di Matteo Zola

Svetlana Veličković è il nome da nubile di Ceca Raznatovic, già moglie del defunto Zeljko Raznatovic meglio noto alle cronache come “la tigre Arkan“. Ceca è una cantante pop serba, molto nota in tutti i Balcani non solo per il suo matrimonio criminale. Sopravvissuta alla caduta di Milosevic, è oggi un’icona sexy del turbo folk ma le attitudini delinquenziali apprese negli anni del regime la costringono ora a difendersi dalle accuse della procura di Belgrado. Accuse gravi, come traffico di armi e corruzione. E se il primo reato è imputabile al periodo del matrimonio con Arkan, il secondo è invece da riferirsi a quando la signora Raznatovic era presidente dell’Obilic, squadra calcistica di Belgrado. La corruzione riguarderebbe infatti la compravendita illecita di alcuni giocatori. Il semplice fatto che la procura belgradese abbia potuto avviare un’indagine di questo tipo, che forse si risolverà con un nulla di fatto, testimonia la volontà di Belgrado di rompere con il passato regime e con le connivenze con il crimine organizzato. Alla vedova di Arkan, infatti, non sono bastate le entrature e gli appoggi politici per evitare di essere indagata.

Svetlana nel pallone

I legami tra mondo del calcio, criminalità organizzata e regime, sono stati forti in Serbia almeno fino al 1999. Oggi, che il regime di Milosevic è caduto, la criminalità continua a fare affari con nuovi referenti politici ed economici. Il mondo del calcio è tra i più corrotti. Esiste un “doppio cartellino” per ogni giocatore: alla cifra di acquisto dichiarata è da aggiungerne un’altra, indefinita. Quello è il prezzo da pagare alla mafia serba che gestisce il calciomercato. In un simile contesto non stupisce che emergano casi di corruzione.

Ceca Raznatovic è diventata presidente dell’Obilic quando, nel 1998, la Uefa minacciò di non far partecipare la squadra alle competizioni internazionali a causa delle connessioni criminali che vedevano coinvolto il suo presidente, Zeljko “Arkan” Raznatovic, che acquistò il team nel 1996. Arkan intestò tutto alla moglie, restandone proprietario di fatto. Questa manovra bastò alla Uefa, che ammise il club alla Champion’s League del 1998/99.

Il matrimonio con Arkan

Zeljko Raznatovic conobbe Svetlana Veličković l’11 ottobre 1993 ad Erdut dove le aveva chiesto di esibirsi in onore dei tre anni di fondazione del suo gruppo paramilitare delle Tigri. Iniziò quindi una relazione tra i due che portò Arkan al divorzio dalla seconda moglie Natalija nel 1994 ed al matrimonio con Ceca il 19 febbraio 1995 a Belgrado. Il giorno del matrimonio un corteo di cinquanta jeep con alla testa Arkan si recò a Žitorađa, paese natale di Ceca: Ražnatović si presentò in costume tradizionale serbo e dovette colpire con un fucile una mela penzolante da una specie di canna da pesca posta sulla casa della sposa, tentativo che riuscì dopo sei colpi a vuoto. Successivamente il corteo ripartì per Belgrado ove i due si sposarono nella chiesa dell’ Arcangelo Gabriele: Arkan in tenuta da generale della prima guerra mondiale, Ceca in abito di seta bianca. L’unione fu inoltre ufficialmente “benedetta” da Slobodan Milošević. Al ricevimento del matrimonio, presso l’hotel Intercontinental, parteciparono circa 700 invitati, tra i quali esponenti dei servizi segreti serbi, troupe della BBC, Reuters ed Associated Press; il video del matrimonio vendette circa 100.000 copie. Dal matrimonio, Arkan e Ceca ebbero due figli: Veljko ed Anastasia.

La seconda vita di Ceca

Nel 2002, dopo sette anni di assenza, Ceca torna sul palco in un mega concerto a Belgrado. Circa centomila persone vanno a sentire il turbo folk della vedova di Arkan: il più grande concerto nella storia della Serbia. Il ritorno al successo di Ceca è dovuto sia al clima nostalgico che si è andato diffondendo in Serbia dopo la caduta di Milosevic, sia al nuovo personaggio che Svetlana ha deciso di incarnare: una vera e propria bomba sexy, un tantino triviale, dai costumi opulenti e con grandi seni siliconati. Nel 2006, in occasione del capodanno ortodosso, partecipa a una giornata di celebrazioni organizzata dal Partito Democratico Serbo, all’epoca guidato da Kostunica. Così Ceca sceglie la sua parte politica: con il (poco) democratico Kostunica, con il fondamentalismo del clero ortodosso, con il mito nazional-popolare della “grande Serbia”. There is no business like show business.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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