Ungheria e Romania, tensioni sulla questione delle minoranze

Le relazioni diplomatiche fra Ungheria e Romania non sono mai state semplici. Certo  si sono stabilizzateda quando, dopo il 1989, i due paesi hanno intrapreso la strada dell’adesione alla UE. Fu proprio l’Ungheria guidata dal governo di centro-sinistra a sostenere l’adesione della Romania. Oggi però l’Ungheria è guidata dal Fidesz, e i governi di Orbán sono stati spesso caratterizzati da una politica estera conflittuale.

Il primo governo Orbán, 1998-2002, inaugurò anni di tensione con i paesi confinanti e soprattutto con la Russia. Dal 2010, anno della rielezioni di Orbán, la politica estera ungherese è cambiata, c’è stato un riavvicinamento verso questi paesi, nonostante qualche tensione sulla legge per la doppia cittadinanza. I rapporti fra Ungheria, Slovacchia e Serbia sono buoni, ottimi quelli con la Russia. Non riescono invece a decollare quelli con la Romania.

Il 7 maggio a Budapest si sono incontrati i due Ministri degli Esteri, Péter Szijjártó per l’Ungheria e Bogdan Aurescu per la Romania. L’incontro sarebbe dovuto essere occasione per la firma di un importante Memorandum per il consolidamento dei diritti delle rispettive minoranze nazionali (in Romania abitano 1.227.000 ungheresi, in Ungheria 35.000 romeni). Così però non è stato.

Il sito ungherese vs.hu riporta come le delegazioni avessero lavorato duramente per la stesura del documento, una firma data quasi per certa, ma alla fine tutto è saltato. Sono emersi nuovi punti di frattura, insieme a vecchie incomprensioni. Szijjártó ha dichiarato: “c’è ancora molto da lavorare” e “il governo ungherese non intende firmare documenti che penalizzino la comunità ungherese di Romania”, mentre Aurescu ha ribadito la contrarietà della Romania a qualsiasi forma di autonomia territoriale per le regioni seclere.

Fra di due paesi negli ultimi mesi non corre infatti buon sangue. Diversi i motivi di attrito, tanto che ormai era diversi anni che i due Ministri degli Esteri non si incontravano ufficialmente. Come è dal 2011 che non si riunisce la Commissione mista ungherese-romena sui problemi delle minoranze.

A rendere pesanti le relazioni vi sono diversi motivi. L’interferenza orbaniana nella vita politica della minoranza ungherese di Romania, l’amicizia che legava Orbán a Basescu, la posizione nei confronti della Russia e di Washington. Se l’Ungheria non disdegna le aperture filorusse, la Romania si caratterizza per un atteggiamento antirusso accentuato. Nella stessa ottica mentre il governo magiaro è stato diverse volte ai ferri corti con gli Usa, Bucarest è diventata una dei capisaldi della politica americana nell’area.

Nelle ultime settimane è emerso un altro fattore di attrito, legato a un politico del RMDSZ (partito degli ungheresi di Romania) di nome Attila Markó . Markó è accusato di corruzione da Bucarest ed è sotto mandato di arresto dell’Interpol. Ora è momentaneamente “rifugiato” a Budapest da dove accusa la DNA (Polizia anticorruzione romena) di aver intentato la causa contro di lui per ragioni “etniche”. Alla richiesta di delucidazioni da parte del ministro romeno, Szijjártó ha risposto che non è tema di competenza del Ministro degli Affari Esteri. La questione pare tutto tranne che risolta, anche perchè le ultime operazioni della DNA in Romania stanno facendo discutere. Appena una settimana fa le forze di polizia speciali romene hanno effettuato una gigantesca operazione anti-corruzione a Miercurea Ciuc (uno dei principali capoluoghi ungheresi) che ha impressionato gli stessi abitanti della città. Uomini armati hanno fatto irruzione in diverse sedi istituzionali, dal Municipio all’Università, sequestrando numerosi documenti ed arrestando sindaco e vicesindaco. Gli arrestati sono stati poi ricondotti ai domiciliari e le accuse contro di loro si sono ridotte, stando almeno alle voci che circolavano nelle prime ore. Lo stesso sindaco ha accusato l’operazione di avere una chiara finalità politica: la cancellazione della classe politica ungherese della città.

A questi elementi si aggiungono polemiche riguardo alla restituzione delle proprietà espropriate durante il comunismo e che dovrebbero essere tornate ai legittimi proprietari.

Al momento  quindi non ci sono stati grandi passi in avanti fra i due paesi. Nonostante ciò però a maggio è stata posta la firma su un accordo minore attraverso il quale verranno aperti nuovi posti di frontiera e verranno collegate le infrastrutture stradali. Un piccolo accordo, frutto probabilmente più della necessità di non poter non concludere niente in un incontro che ha visto protagonisti le più importanti cariche diplomatiche dei due paesi.

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

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