RUSSIA: L'informazione libera emigra all'estero o trasmette da casa

Sono tempi durissimi per la stampa indipendente in Russia. I mezzi di informazione controllati dal Cremlino lavorano incessantemente per influenzare l’opinione pubblica e per costruire una realtà alternativa che non ha nulla a che vedere con quello che accade davvero nel Paese. La maggior parte dei paesi occidentali non crede a Vladimir Putin che continua ad accusare il governo ucraino di essere di stampo nazista e a sostenere che la Crimea sia stata annessa in seguito ad una rivoluzione popolare in favore della liberazione. L’80 per cento dei russi, invece, secondo numerosi sondaggi, appoggia il Cremlino e la sua politica.

Secondo il quotidiano britannico Guardian, gli americani sono molto preoccupati dall’offensiva mediatica dello zar Putin che vedono come una minaccia per la sicurezza dei loro interessi nell’est Europa. Tanto che Washington starebbe pensando di far rivivere i propri strumenti di propaganda presenti in quelle zone, rimasti inattivi dalla fine della guerra fredda. Dal canto suo, il leader del Cremlino cerca di erodere il consenso verso gli Stati Uniti e la Nato in quei Paesi dove vivono forti minoranze russe, quali ad esempio Estonia, Lettonia e Lituania.

La propaganda del Cremlino: la testimonianza di Zygmunt Dzieciolwski

«Ho avuto modo di assistere con i miei occhi alla macchina della propaganda di Mosca. Ero stato invitato in Russia ad una trasmissione di attualità in prima serata, su Ntv Channel (network di proprietà di Gazprom, ndr), in occasione del 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz», racconta Zygmunt Dzieciolowski, giornalista e documentarista polacco, esperto di media russi e tra i fondatori della sezione russa di Open Democracy. «Sapevo che non era una buona idea accettare; gli ospiti del programma erano tutti noti colleghi allineati alla politica di Putin e il canale televisivo Ntv è noto per aver diffuso diversi documentari propagandistici in cui l’opposizione e i mezzi di informazione liberi vengono dipinti come traditori alleati con i nemici della Russia. Alla fine ho comunque deciso di partecipare, convinto della forza delle mie argomentazioni. Mi sbagliavo, sono stato attaccato per tutto il programma dagli altri giornalisti, insultato dal pubblico e spesso ignorato dal presentatore per aver evidenziato come la Russia abbia sì liberato l’est Europa, ma ne abbia poi approfittato per imporre il sistema sovietico contro la volontà del popolo».

I media indipendenti in Russia

Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, i media liberi in Russia ancora esistono e lottano tutti i giorni per difendere la loro indipendenza.

Novaya Gazyeta, fondata nel 1993, non ha mai avuto una vita facile. Da sempre in prima linea per coprire le guerre cecene e gli episodi di corruzione e di repressione politica in Russia, ha pagato il prezzo più alto per il suo giornalismo indipendente. Tre suoi noti giornalisti – Anna Politkovskaya, Yuri Shtchekotchikhin e Igor Domnikov – sono stati barbaramente uccisi. Più recentemente, a seguito dell’omicidio di Boris Nemtsov, Novaya ha rivelato dettagli interessanti sulle lotte politiche tra le fazioni rivali del regime di Putin. Il Cremlino non ha aspettato troppo tempo per reagire. Improvvisamente il costo dell’affitto dell’ufficio che ospitava il giornale è aumentato del 700%. Il miliardario Alexander Lebedev, che per anni ha finanziato Novaya, ha annunciato che non sarà più in grado di continuare poiché le autorità stanno ostacolando i suoi business per vendetta. Il redattore capo Dimitri Muratov ha avvertito a metà marzo che la pubblicazione in versione cartacea è a rischio e che anche il futuro del sito web rimane incerto.

L’unico canale televisivo indipendente in Russia è Tv Rain. Anche la sua storia è emblematica. Nato cinque anni fa, è sotto costante pressione del Cremlino fin dalla sua fondazione. Due anni fa le autorità hanno oscurato il canale sulla televisione via cavo facendogli perdere milioni di telespettatori. Hanno poi spinto i proprietari dell’ufficio dove aveva sede la redazione a non prorogare il contratto di locazione. Rain Tv, senza tetto, si trasferì allora nell’appartamento privato della sua fondatrice, Natalya Sindeeva. Lo studio provvisorio era troppo piccolo, così le interviste con gli ospiti dovevano essere girate all’esterno. Ma la stazione è rimasta viva, grazie al supporto di migliaia di spettatori che la seguono su internet e la sostengono pagando un canone di abbonamento. «Dobbiamo affrontare una situazione dura, siamo soli», denunciava all’ultimo Festival di giornalismo internazionale di Perugia Maria Makeeva, vice direttrice della tv. «I media che hanno l’approvazione del governo non offrono notizie, fanno un altro lavoro come ai tempi della seconda guerra mondiale, un lavoro di propaganda. Si è addirittura parlato di “ritorno alla Pravda del periodo sovietico”. Ma per fortuna non è proprio come allora. Dopotutto oggi abbiamo internet», conclude Makeeva.

Altra voce indipendente nel panorama dei media russi è quella di Meduza.io. Dopo aver lasciato Lenta.ru, sito messo a tacere dal Cremlino, Galina Timchenko e Ivan Kolpakov hanno fondato un’altra testata sul web. E’ stato un successo immediato. I suoi giornalisti e corrispondenti lavorano in Russia, ma il quartier generale si trova a Riga, in Lettonia, lontano dalla giurisdizione del Cremlino, per questioni di sicurezza. «È uno dei periodi più bui di sempre per i media russi: sono tempi molto complessi, i più complessi di tutto il periodo di Putin al potere», ammette Ivan Kolpkov. «Fino a due anni fa internet in Russia era una delle reti più libere del mondo, ora è una delle più sorvegliate. I direttori sanno che il loro sito potrebbe essere chiuso dall’Amministrazione presidenziale in una o massimo due ore in qualsiasi momento».

Foto di Cvrcak1 (da Flickr)

Chi è Sophie Tavernese

Giornalista professionista, si occupa per East Journal delle aree geopolitiche di Russia e Medio Oriente. Curatrice del travel blog sophienvoyage.it. Ha collaborato con Euronews, La Stampa, Coscienza & Libertà, Gazzetta Matin. Si è specializzata in giornalismo radio-televisivo alla Scuola di Perugia. Nata ad Aosta, vive a Courmayeur. Si è laureata in Archeologia e Storia dell'Arte all'Università Cattolica di Milano.

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Un commento

  1. Claudia Bettiol

    Un pezzo interessante, ricco di fonti e che fa riflettere. Grazie!
    In Russia, purtroppo, la propaganda pro-Cremlino è sempre esistita, oserei dire che non è mai mancata nemmeno durante gli “anni migliori”, sebbene fosse probabilmente meno pronunciata e meno evidente (almeno dall’estero) di quella che oggi ci regala la cricca di Putin. Putin lo sa benissimo, lo ha dimostrato e continua a farlo senza tanto (pre)occuparsi delle critiche che lo bombardano da Ovest. E una buona parte della popolazione russa ne è anch’essa consapevole. Ma che fare? L’informazione russa libera non è purtroppo l’unica a dover emigrare o a nascondersi per potersi esprimere. No?
    Le questioni che mi pongo leggendo queste righe non sono poche.
    Ma, noi occidentali, siamo veramente capaci di poter giudicare il sistema mediatico russo in maniera del tutto innocente? Non viviamo anche noi sotto il giogo di una propaganda nascosta, con la convinzione di essere totalmente liberi di esprimere la nostra opinione solamente perché abbiamo i mezzi per farlo?
    Claudia

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