ALBANIA: Viaggio nel paese dell'aquila a due teste

Un viaggio in Albania ha inizio dal momento in cui si manifesta l’idea di andare nel paese dell’aquila a due teste: ma perchè in Albania? Che ci vai a fare? Cosa c’è da vedere? Non è pericoloso?

Stupore, sarcasmo, ironia, facce stupite e preoccupate, manco si comunicasse di voler partire per la Siria flagellata dalla guerra, o di voler andare in vacanza nella discarica più grande d’Europa, a Malagrotta.

Niente di strano e di anormale. Per un popolo come il nostro che purtroppo vive e si ciba per lo più di stereotipi, l’Albania, pur trovandosi a due passi dall’Italia, è ancora oggi un paese quasi del tutto sconosciuto e nell’immaginario collettivo degli italiani vuol dire essenzialmente, e stupidamente, tre cose: criminalità, povertà e disperati che arrivano sulle nostre coste con gommoni. Più o meno come se si riducesse la storia del nostro paese e l’identità culturale italiana a mafia, spaghetti, pizza e mandolino.

Rarissimi sono i nostri connazionali che, seppur a un tiro di schioppo dall’Italia e visitabile a prezzi veramente ridicoli per i nostri standard, la prendono in considerazione per una vacanza o per un viaggio alla scoperta del paese e della sua cultura. Non sia mai. Lo stereotipo è comodo, ed è quasi sempre una montagna troppo alta, impervia e faticosa da scalare.

Chiunque viaggi con curiosità e abbia voglia di mettersi in gioco sa bene quanto la stragrande maggioranza degli stereotipi sia destinata a crollare miseramente. Dietro ai facili preconcetti e alle banali generalizzazioni, assai utili per alimentare le paure e l’ignoranza della gente a fini politici, economici o di potere, quasi sempre si nascondono piacevoli sorprese, a maggior ragione nei paesi che hanno una cattiva reputazione. L’Albania è uno di questi, e non fa eccezione.

Gli albanesi ti accolgono e ti trattano come un re, sono caldi, simpatici e ospitali. E se si pensa  all’idea che si ha di loro in Italia e soprattutto come da noi, in media, siano stati accolti e trattati, il senso di colpa e di vergogna è grande. Molto spesso capita che ti parlino in italiano o che lo comprendano, grazie alla vicinanza geografica, al fatto che le tv e le radio italiane per anni sono state captate e ascoltate in Albania, e ai numerosi albanesi immigrati per ragioni di lavoro nel nostro paese, che oggi  stanno iniziando a tornare nella loro terra, dove le prospettive di lavoro e di vita sono per loro ormai migliori che nella nostra. I tempi cambiano, seppur non sia tutto oro quello che luccica e grandi siano ancora i problemi da risolvere le condizioni economiche del paese sono decisamente migliorate. I tempi bui dell’era comunista e delle drammatiche crisi economiche sono alle spalle, nel paese si respira un’energia positiva e viva è la speranza per un futuro migliore.

L’Albania è un paese ricco di storia, arte, cultura, con una popolazione straordinariamente ospitale ed una serie infinita di “stranezze”. Un vero e proprio eden per qualsiasi persona dotata di curiosità .

Le città Patrimonio Mondiale dell’Umanità: Berat, “la città dalle mille finestre”, con le sue casette abbarbicate sulla collina, il suo castello ed il museo dedicato al celebre pittore albanese del XVI secolo Onufri e Gjrokastra, città che diede i natali al dittatore Enver Hoxha, con l’affascinante dedalo di strette viuzze e di storici edifici della città vecchia.

La Capitale Tirana, con il suo quartiere di Blloku, in epoca comunista inaccessibile alla popolazione in quanto riservato alla dimora del dittatore e all’elitè del partito ed oggi, come per nemesi storica, divenuto il fulcro, con i suoi locali trendy e alla moda, del divertimento e della movida notturna; le singolari case colorate lungo il fiume Lana, fatte dipingere durante il suo mandato dall’ex sindaco della capitale Edi Rama, un ex pittore capace di battere Sali Berisha alle elezioni politiche del 2013, divenendo Primo Ministro del paese.

La meravigliosa costa ionica, con piccoli incantevoli borghi come Himara e Vuno, che si affacciano sul mare o si nascondono tra i secolari ulivi e la macchia mediterranea.

Le spiagge in stile Rimini di Durazzo e di Saranda, dove tra allegre famiglie in vacanza, bambini vocianti, secchielli, palette, castelli di sabbia, venditori con carretti colmi di dolci e di frutta, può capitare di svegliarsi da un pisolino sotto all’ombrellone con un serpente avvinghiato attorno al collo, per una rilassante foto ricordo, o di trovarsi a tu per tu con un orso a passeggio al guinzaglio con il suo padrone sulla spiaggia, manco fosse un barboncino. Allucinazioni dovute ad un colpo di sole? Vedere le foto per credere.

La meravigliosa strada panoramica che, dopo un bellissimo viaggio di sei-sette ore, da Gjirokastra ti conduce a Korca, antica ed un tempo prospera città mercato, importante crocevia commerciale al confine tra Albania, Grecia e Macedonia; una cittadina oggi in piena crisi economica, dominata da edifici fatiscenti e da spettrali scheletri di vecchie fabbriche, abitata da una popolazione albanese, macedone e di etnia rom. Una decadenza dal fascino magnetico che alla fine del mio viaggio in Albania, prima di attraversare il confine con la Macedonia in direzione del lago Ohrid, mi ha letteralmente stregato, regalandomi, senza ombra di dubbio, le più grandi emozioni  e le migliori fotografie del mio soggiorno in Albania.

Nel paese sono ancora ben aperte e visibili le ferite inferte dal passato: la triste ma interessante storia del novecento albanese ha visto le folli gesta del dittatore comunista Henver Hoxha, il cui regime dal dopoguerra fino all’anno della sua morte, nel 1985, ha vessato e terrorizzato la popolazione. Con l’ausilio della Sigurimi, la famigerata polizia segreta che controllava e si intrometteva in ogni aspetto della vita personale, Hoxha negò agli albanesi libertà di espressione, di religione e di movimento.

Il dittatore albanese fu un grande ammiratore di Stalin, da cui apprese alla perfezione “l’arte della purga”, e di Mao Tse Tung,  da cui apprese l’arte del culto della personalità” affinandola fino al punto di  arrivare ad autoproclamarsi nel 1979 ”Compagno- Chairman-Primo Ministro-Ministro degli Esteri-Ministro della Guerra-Comandante in Capo dell’Esercito Popolare”, un titolo che, se non ci fosse da piangere per le nefandezze compiute dal personaggio in questione, sarebbe degno del “Mega Presidente Galattico “Duca Conte- Lup mann- Gran Ladr.- Farabut.-Multinaz. -Figl. Di putt.” di fantozziana memoria.

Strenuo difensore dello stalinismo, ruppe con l’Urss nel 1961, accusata ormai, dopo la morte del dittatore georgiano, di adottare una politica troppo soft, e con la Cina, per identico motivo, dopo la morte di Mao, per isolarsi, schiavo del proprio delirio, in una personale via di un comunismo in salsa albanese.

I lasciti della follia di Hoxha sono ancora ben presenti, disseminati e visibili sul territorio in forma di migliaia di bunker, costruiti tra il 1950 e il 1985 per scongiurare il rischio di una invasione straniera. La leggenda narra che il fortunato ingegnere a capo del progetto fu costretto a mettersi dentro il prototipo della sua creatura e fu solo quando, dopo ripetuti e pesanti bombardamenti, ne uscì vivo che il pretenzioso dittatore si convinse della bontà e della solidità del suo bunker: è così che Hoxha, soddisfatto, ne fece costruire un numero più o meno pari a quello delle sue paranoie mentali: circa settecentomila!

Oggi questi piccoli funghi, troppo costosi e difficili da rimuovere, sono rimasti a testimonianza della storia del paese. A giudicare dall’olezzo che si sente in alcuni di essi, c’è il vago sospetto che la loro funzione storica sia decisamente cambiata, pur rimanendo di fondamentale importanza: sono oggi indistruttibili toilettes, dei cessi inespugnabili. Perfume de merde permettendo, vengono altresì utilizzati dai ragazzi locali come singolari camere, gratuite e alcune addirittura vista mare, per eccitanti avventure erotiche. La leggenda sussurra che un buon numero di albanesi abbia perso la verginità in questi piccoli funghetti di cemento armato: quel che si dice un amore sicuro, protetto e decisamente a prova di bomba!

A Tirana si possono ammirare alcune “perle architettoniche” di un grande architetto, tanto famoso in patria quanto ingiustamente ignorato all’estero: Pranvera Hoxha, la figlia del dittatore, il cui contributo nell’abbellimento della capitale albanese fu di basilare importanza: il palazzo della Piramide, un delirio architettonico forse pari ai deliri politici del padre, ne è una imperdibile testimonianza.

Alcune curiosità hanno radici che affondano in antiche tradizioni culturali: il codice Kanun, creato nel XV secolo dal potente capo Lekë Dukagjini. Soppresso durante gli anni della dittatura, vide una rinascita in epoca post-comunista sebbene limitata ad alcuni villaggi di aree rurali e montane del nord del paese o a sporadici casi nelle aree urbane. Il codice è costituito da 1262 articoli che regolano lavoro, matrimonio, famiglia, proprietà, ospitalità, economia ed ogni altro aspetto della vita quotidiana.

Secondo questo codice l’onore e l’ospitalità sono sacri: se un membro di una famiglia viene ucciso, i maschi della stessa hanno l’obbligo di vendicarlo uccidendo un maschio della famiglia dell’assassino, dando vita ad una interminabile spirale di vendette e uccisioni che finisce quando tutti i membri maschi della famiglia sono morti, o nei casi fortunati, ad una lunga e faticosa riconciliazione condotta dagli anziani del villaggio. L’ospitalità è così importante che l’ospite assume quasi  uno “status da divinità”. Ci sono 38 articoli del codice che danno istruzioni su come trattare un ospite, che ha perennemente a disposizione cibo in abbondanza, bevande e comfort di ogni genere. E’ anche compito del padrone di casa vendicare l’ospite nel malaugurato caso in cui gli succedesse qualcosa di spiacevole durante il soggiorno.

Sempre al codice Kanun si deve la tradizione della burrnesha, vale a dire della “maschia”. Nelle famiglie in cui veniva a mancare l’uomo di casa, si sceglieva una donna che andava a sostituire la figura maschile. In tutto e per tutto. La donna prescelta si vestiva da maschio, partecipava alle attività degli uomini del villaggio, in casa viveva nei locali d’uso degli uomini della famiglia dove accoglieva gli ospiti maschi. Non si sposava, naturalmente, né poteva avere figli. Perché una casa senza maschio, in una cultura strettamente patriarcale, non è una casa.

Retaggi culturali del passato ormai quasi del tutto caduti in disuso, che è giusto ed interessante raccontare ma da cui è anche bene staccarsi, prendendoli  con le molle nella loro veste di casi ormai rarissimi ed eccezionali, per non ricadere nel rischio di fomentare stereotipi nel descrivere la cultura di un paese che, suo malgrado, ne è già fin troppo vittima.

Con  il calore, l’ospitalità, la genuina e sincera semplicità della sua gente, le sue tradizioni culturali, le città storiche, i paesaggi costituiti da aspre montagne e da una affascinante costa che si affaccia sullo Ionio, con l’energia tipica dei paesi usciti da un duro passato e le sue curiose e bizzarre “stravaganze”, l’Albania piano piano ti entra sottopelle, ti seduce e ti conquista il cuore.

Benvenuti nel paese dell’aquila a due teste: qui il reportage fotografico

 

Chi è Luca Vasconi

Nato a Torino il 24 marzo 1973, fotografo freelance dal 2012. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Torino, dopo alcuni anni di vita d’ufficio piuttosto deprimenti decide di mettersi in gioco e abbandonare lavoro. Negli anni successivi viaggerà per il mondo alla ricerca dell'umanità variopinta che lo compone.

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4 commenti

  1. Complimenti per le foto però non mi aspettavo di trovare su East Journal un articolo folcloristico, pieno di banalità e luoghi comuni che non si leggono più neppure sulle riviste che vendono viaggi per sposi in luna di miele. Conosco l’Albania da più di 15 anni. Ci vado per lavoro, come giornalista e come cooperante. Ho lavorato al restauro della città di Berat e alla richiesta perché diventasse patrimonio dell’umanità. L’Albania è un paese complesso ove vige una corruzione fortissima, dove il presidente del Parlamento Ilir Meta è sospettato di essere il mandate di un tentato omicidio. Dietro al quartiere Blloku di Tirana, con i locali alla moda e lo sfoggio del lusso esagerato dei nuovi ricchi, ci sono periferie immondezzaio.Il codice Kanun non ha solo antiche radici culturali e non è una curiosità come il rogo delle streghe che si fa in Lombardia l’ultimo giovedì di gennaio, ma un dramma, specie nella zona di Scutari nel nord del paese ove molti bambini non escono di casa per la paura che vengano uccisi dalla famiglia rivale. L’Onu, tramite molte ong, sta spendendo soldi per intervenire su questa piaga culturale. La spiaggia di Durazzo pittorescamente descritta, vede spesso affrontarsi bande rivali appartenenti alla mafia locale e a quella kosovara che si contendono il controllo del territorio. Un’urbanizzazione senza criteri presenta superstrade che finiscono nello sterrato. E mi fermo qui.
    Andate in Albania, è vero che è un paese abbastanza tranquillo per uno straniero, nella media degli altri paesi non a rischio. Ma andateci informandovi meglio prima. E dimenticate il mito del buon selvaggio.

  2. Vivo in Albania da 7 anni.
    Vero, l’articolo eccede di ottimismo (come accade da un anno a questa parte), ma credo serva un po’ di sano mkt per distruggere stereotipi eccessivamente negativi sul paese.
    Negli aeroporti italiani si vedono pubblicita’ sulla Calabria che rasentano il paradisiaco, laddove chiunque ci sia stato sa benissimo che lo scenario reale e’ molto più vicino a quello di “Qualunquemente” che non a quello che cercano di vendere.
    E’ un paese corrotto l’Albania? si, lo e’, ma non di meno del nostro… Non mi sembra che quello che si dice di Meta sia diverso dal MOSE o dagli scandali dell’EXPO o delle cooperative rosse… etc etc etc…
    Quindi davvero non capisco questo accanimento…

  3. Non ho messo in competizione Italia e Albania, o qualunque altro paese. Ho solo detto che mi pare un articolo pieno di stereotipi. E gli stereotipi non fanno bene mai, in nessun caso. Un articolo forse un po’ ingenuo ma la realtà dell’Albania è più complessa. Nel bene come nel male.

  4. Sinceramente tra l’articolo e i commenti è pieno di luoghi comuni. Persino io che sono albanese ma del sud non so cosa sia il codice Kanun se non per aver sentito parlare in tv. Quindi questa cultura radicata profondamente tra gli albanesi non l’ho mai vissuta. Ok per la corruzione che è largamente diffusa in ogni istituzione, l’urbanizzazione selvaggia e la povertà come in ogni paese dell’est europa il resto sono solo chiacchiere da bar. Ora sembra che la situazione stia gradualmente migliorando e speriamo di continuare così e anche accelerando un po’. Viaggiate senza paura anche se la prudenza non è mai troppa ovunque si vada

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