POLONIA: La storia dei gemelli Kaczynski

Il presidente Lech Kaczynski è stato uno degli uomini politici più controversi della Polonia da quando il Paese ha ritrovato la libertà in seguito alla caduta dell’Impero sovietico. Eletto Presidente della Repubblica nel 2005, tra il 2006 e il 2007 il suo partito “Legge e Giustizia” vince le elezioni politiche e Lech nomina come primo ministro il fratello gemello Jaroslaw, che con lui aveva fondato il partito.  Di qui nasce la polemica definizione della Polonia come “repubblica monozigote“. I gemelli Kaczynski, prima piccole star cinematografiche (a tredici anni interpretano in coppia un film per ragazzi), poi veterani delle lotte contro il regime comunista devoto a Mosca e importanti esponenti di Solidarnosc, sono fin dai primi anni Novanta tra i protagonisti della rinata democrazia polacca. Lech è un consigliere dell’ex leader di Solidarnosc Lech Walesa, Jaroslaw guida un partito democristiano, il Prozumienie Centrum.

Ma soltanto con la fondazione del partito di destra Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc) i gemelli Kaczinski pongono le basi per la scalata alle massime cariche istituzionali. Capaci di raccogliere vasto consenso, nei due anni in cui occupano i due posti più importanti, la presidenza e la premiership, Lech e Jaroslaw divengono molto noti anche all’estero per le loro posizioni politiche intransigenti. Populismo, cattolicesimo radicale, antieuropeismo e alleanze politiche con partiti accusati antisemiti, li rendono noti in tutta Europa. Persino il Vaticano censura il loro estremismo. Già durante il suo mandato come sindaco di Varsavia, Lech Kaczynski proibisce la sfilata del Gay Pride prevista nella capitale polacca, scatenando violente polemiche con la comunità omosessuale e una condanna da parte della Corte europea dei Diritti umani. E anche in seguito, così come il fratello, ripete affermazioni che si sono prestate all’accusa di omofobia.

Altra iniziativa dei Kaczynski, altro scandalo: decisi a concludere, forse un po’ fuori tempo massimo, la loro battaglia contro il regime comunista, nel 2007 Lech e Jaroslaw cavalcano la cosiddetta “lustracja“: 700 mila polacchi, tra professori, giornalisti, avvocati, politici hanno l’obbligo di rispondere a un formulario riguardo a loro eventuali collaborazioni con il regime. E’ il tentativo, in parte riuscito, di colpire l’opposizione. Il giornalista Rysziard Kapuscinski è una delle vittime più note di quelle “liste di proscrizione” volute dai gemelli, ma non la sola. Anche il famoso storico Bronislaw Geremek, tra le prime lame di Solidarnosc, poi ministro degli Esteri ed eurodeputato. La Lustratja trova anche oppositori “interni” ed è fortemente criticata da  Gazeta Wyborcza, prestigioso quotidiano diretto da Adam Michnik, uno dei più noti dissidenti anticomunisti.

Anche all’estero il presidente Kaczynski, coadiuvato da Jaroslaw oppure da solo, non abbandona il piglio sicuro e provocatorio. Coltivatore di una vena di legittimo nazionalismo nella memoria storica polacca, Lech Kaczynski ha ulteriormente rinsaldato i legami con gli Stati Uniti già stretti dal suo predecessore, il postcomunista Aleksander Kwasniewski (anch’egli vittima dell’incidente aereo) ma soprattutto è entrato in reiterate frizioni con due grandi vicini: la Germania e la Russia. Nel Novecento entrambi i paesi si sono macchiati di gravi colpe agli occhi della Polonia e quindi non è difficile trovare il consenso della popolazione riattizzando rancori mai del tutto sopiti.

L’era Kaczynski tragicamente e bruscamente interrotta dall’incidente aereo che ha ucciso Lech Kaczynski, la moglie, e altri esponenti dell’establishment polacco, ha visto il richiudersi della Polonia in un orgoglio nazionale di sapore un po’ isolazionistico, ma anche un’iniezione di fierezza identitaria, capace di travalicare bon ton diplomatici e lungimiranze da Realpolitik.

Fonte: Il Sole24 ore

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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4 commenti

  1. un esempio di antisemitismo polacco ” i gemelli sono ebrei, loro non lo dicono.
    parole di jurek, operaio in fonderia. bielsko biala.
    a onor del vero dette senza malanimo ma in un periodo nero per la polonia. ripensandoci: ecco perchè andava tutto male, il presidente era ebreo!
    fuori di testa.

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