POLONIA: La maledizione di Katyn

L’Armata Rossa, dopo l’invasione nel 1939 della Polonia orientale, fece migliaia di prigionieri e li deportò “in nome dell’interesse supremo dello Stato”. Così Stalin diede l’ordine di ucciderne 22 mila, tutti ufficiali. Il massacro avvenne a Katyn nell’aprile 1940 Un colpo alla nuca per ognuno. Solo nel 1990 l’allora presidente sovietico Mikhail Gorbaciov ammise la reponsabilità sovietica, fino ad allora l’Urss attribuì il massacro ai nazisti che invece lo avevano scoperto nel 1943 durante l’invasione dell’Unione Sovietica. Negli infiniti ed esponenziali massacri totalitari del ventesimo secolo quello di Katyn, è impressionante per il numero – ventiduemila vittime trucidate in un paio di giorni – e per la programmata intenzione di decapitare un’intera nazione, l’odiosa Polonia, sterminandone il meglio della classe dirigente.

Oggi che la classe dirigente polacca, diretta a Katyn proprio per celebrare quel massacro, è morta in un incidente aereo, si assiste a un’ agghiacciante coincidenza della Storia. La maledizione di Katyn colpisce ancora la Polonia. La maledizione o qualcos’altro?

I rapporti, sempre tesi, tra Varsavia e Mosca sembravano giunti al disgelo dato che, a margine della commemorazione, Putin e Tusk (il primo ministro polacco) hanno siglato un importante accordo energetico. Gazprom fornirà gas alla Polonia fino al 2037, come riporta un’Ansa del 7 aprile. Tanto che forse era la commemorazione a essere a margine dell’accordo. Varsavia temeva l’aggiramento energetico russo rappresentato dal North Stream e per guadagnarsi un peso geopolitico si era detta disposta ad ospitare l’ormai noto “scudo spaziale” di Bush figlio, messo lì come deterrente nei confronti di Mosca. Rapporti tesi, anche dopo che il progetto missilistico è stato accantonato, ma non tali da giustificare un nuovo “massacro di Katyn”.

Certo la politica estera russa è aggressiva: la guerra in Cecenia, poi la guerra del Caucaso e la guerra con la Georgia lo testimoniano. Ci sono poi le continue “intromissioni” nella politica dei Paesi limitrofi: Ucraina e Kirghizistan sono le ultime in ordine di tempo. La Polonia però è membro Nato e dell’Unione Europea, apparentemente lontano dalle intenzioni russe. Certo la coincidenza di certi fatti alimenta dubbi ma proprio la coincidenza li rende meno plausibili. Che i russi abbattano l’aereo presidenziale polacco proprio mentre è diretto a Katyn per commemorare un altro eccidio russo, sembra altamente improbabile. E’ fin troppo facile questa dietrologia. L’analisi della scatola nera, rinvenuta sul luogo dell’incidente, darà presto maggiori indizi.

Foto AP

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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