ECONOMIA: Il futuro della portualità nell’Alto Adriatico

di Federico Resler


Cooperare nell’Adriatico? Si può. Dopo gli anni della “guerra fredda”, della guerra civile jugoslava e degli attriti tra Italia e Croazia riguardo la zona esclusiva di pesca, negli ultimi tempi stiamo assistendo ad una rinnovata partnership tra le due sponde.

Uno dei settori maggiormente coinvolti è senza dubbio la portualità. Tale tematica interessa in maniera principale l’Alto Adriatico, caratterizzato da una particolare conformazione a golfo e da un susseguirsi di numerosi porti entro poche miglia marittime. Troviamo infatti, nel braccio di mare che va dalla Romagna all’Istria, le realtà di Ravenna, Porto Levante, Chioggia, Venezia, Monfalcone, Trieste, Capodistria e Fiume.

Una sequenza di scali senza pari, capace se messa in rete di fare concorrenza ai maggiori porti europei (Rotterdam, Amburgo, Amsterdam).

A quanto pare la direzione in cui si sta andando è davvero quella di fare sistema: Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia ed ex sindaco della città lagunare, ha avanzato l’idea della creazione del North Adriatic Port Association (NAPA), una vera e propria alleanza portuale transfrontaliera. Il progetto NAPA vede coinvolti i porti di Ravenna, Venezia, Trieste e Capodistria, ognuno di essi con specifiche mansioni. Ad esempio, Venezia è specializzata nella ricezione di container e Capodistria come terminal auto.

Sulla carta i risultati sarebbero notevoli: il NAPA si porrebbe come un hub strategico di rilevanza europea e diventerebbe un polo d’attrazione per le navi che percorrono la rotta Estremo Oriente – Stretto di Suez – Europa. La posizione dei porti NAPA è infatti all’intersezione del corridoio Adriatico-Baltico (Bologna-Danzica), del corridoio V (Venezia-Kiev) e del corridoio X (Salisburgo- Salonicco): questa centralità favorirebbe l’arrivo delle merci ad un bacino di oltre 500 milioni di persone e rapidi collegamenti con città come Vienna, Monaco e Milano.

Il business della portualità nell’Alto Adriatico sta interessando anche Unicredit: la banca aveva già disposto uno stanziamento di fondi per attività nei porti di Trieste e Monfalcone, ma all’ultimo momento ha congelato tutto. Voci di corridoio dicono che Capodistria sia entrata nella trattativa ed abbia posto condizioni di investimento più allettanti per Unicredit.

Si attendono sviluppi.

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3 commenti

  1. Superporto quale futuro per la Portualità dell’Alto Adriatico???

    Il tema Superporto sta animando il chiassoso pollaio della Portualità Italiana, pollaio disturbato dall’anomala iniziativa “di un Finanziatore e di un Armatore” che vorrebbero realizzare in questo nostro mare una moderna infrastruttura portuale, che sia in grado di materializzare quella che è anche una nostra più o meno velata ambizione “riuscire a spostare un po’ più a Sud verso il Tirreno e l’Alto Adriatico il baricentro del Sistema Trasportistico Comunitario”.

    Al pollaio “animato com’è da provinciali e deleteri campanilismi” forse sfugge il fatto che la scelta del Sito ideale in cui eventualmente realizzare il nuovo moderno Terminal Contenitori, sarà determinata essenzialmente dalle particolari caratteristiche del Territorio “posizione strategica ampie aree retroportuali qualità/potenzialità dei collegamenti Gomma/rotaia disponibili”, unitamente a quanto Politici ed Amministratoti sapranno supportare e facilitare il percorso che dovrebbe portare alla realizzazione dell’infrastruttura.

    La citata irrazionale animazione del pollaio mi sembra un po’ fuori luogo, poiché rischia soltanto di scoraggiare la cordata Unicredit Logistica/Maersk e far si che questo progetto possa approdare in altri Lidi ( Slovenia o Croazia ) e si dissolva quindi per noi come una bolla di sapone.

    Per facilitare il percorso bisognerebbe essere in grado di rivedere alcune nostre farraginose normative che di fatto hanno impedito e attualmente impediscono che anche dalle nostra parti si possano realizzare in tempi certi che non siano bibblici e a costi contenuti e quantificabili quelle opere di cui il nostro frammentato e fragile sistema Portuale ha assoluto bisogno, normative che siano essenzialmente in linea con gli attuali Standard Comunitari che stanno di fatto consentendo a Scali come, – Rotterdam – Amburgo – Brema – Wilhelmshaven – Portsmouth – Anversa – Le Havre – Algeciras – Fos – ecc., d’incrementare le loro potenzialità creando quelle mega infrastrutture che ora sono sia il loro orgoglio che un valido supporto all’occupazione ed alle economie del territorio.

    Scali Comunitari che per aver in passato favorito alcune coraggiosa scelte strategiche ora possono vantare significativi successi, scali che quando si sono accorti che le esigenze di alcuni Comparti Merceologici tra i quali anche le Merci Containerizzate crescevano a dismisura e non potevano più essere adeguatamente gestiti nei Porti Storici collocati all’interno delle Aree Urbane, si sono guardati un po’ in giro e con invidiabile lungimiranza hanno individuato nel raggio di 20/30 Km dei Siti idonei e meno congestionati, in cui poter creare quelle mega infrastrutture che ora sono sia il loro orgoglio che un valido supporto all’occupazione ed alle economie del territorio.

    Sarebbe da irresponsabili se per personalismi gelosie e miopi campanilismi o scarso impegno di Politici ed Amministratori, si possa rischiare che su quell’opulento treno targato Unicredit Logistica/Maersk attualmente in transito dalle nostre parti non ci sia in futuro un posto a sedere anche per noi.

    Deleteri comportamenti che in passato hanno impedito quei radicali ammodernamenti che avrebbero consentito ai nostri Sistemi Portuali di poter assecondare quelle che erano le crescenti e mutate esigenze del mercato, ed eliminare quindi anche quella patina museale che molto spesso purtroppo aleggia sui nostri Comprensori Portuali.

    Brunello Zanitti Giuliano

  2. Regione F.V.G.
    riflessioni sulla possibile realizzazione di un superporto.

    Penso sia ragionevolmente e razionalmente auspicabile che questo progetto possa un giorno realmente concretizzarsi sui litorali della nostra Regione, ma il percorso non sarà certamente facile poiché bisognerà superare le deleterie contrapposizioni ed i pregiudiziali fumosi sospetti che purtroppo in passato non ci hanno consentito di poter guardare oltre le ombre dei nostri campanili, per lasciar spazio alla razionalità, poiché penso sarà proprio il mare in tutte le sue variegate attività uno dei fulcri su cui poter fondare il rilancio economico della Venezia Giulia.
    Razionalità che porti all’aggregazione delle varie anime sostanzialmente omogenee per storia, tradizioni, lingua, e comuni interessi, presenti nella Venezia Giulia, anime che se riunite ed opportunamente conglobate istituzionalmente raggiungerebbero una significativa massa critica per far fronte comune ed aumentare quindi il loro peso/visibilità, per contare di più sia a livello Regionale e Nazionale che Internazionale e creare quindi le condizioni ideali per generare nuovi stimoli e interessi nei nostri confronti da parte degl’Investitori e dell’Armamento, per far si che in futuro progetti di questo tipo possano realmente concretizzarsi anche sui nostri litorali.
    Un primo passo di questo non facile percorso potrebbe essere la creazione in Regione di un’unica Autorità Portuale per far si che al più presto si possa anche individuare sui nostri litorali un sito ideale in cui si possa consentire la realizzazione di un moderno Terminal Contenitori, che per potenzialità e consistenza delle aree retroportuali e le caratteristiche dei collegamenti gomma/rotaia a sua disposizione, sia realmente in grado di movimentare e smaltire annualmente diversi milioni di contenitori.
    La nuova infrastruttura dovrebbe finalmente consentire la concretizzazione di quella che è sempre stata una nostra comprensibile e giustificata ambizione “spostare in futuro un po’ più a Sud verso l’Alto Adriatico il baricentro del sistema trasportistico Comunitario” ma per raggiungere questo risultato dovremo inevitabilmente metter mano anche ad alcune farraginose normative che attualmente sono fonte d’interminabili contenziosi e che di fatto stanno notevolmente condizionando in termini di costi e tempi la pianificazione e la realizzazione delle grandi opere di cui il nostro Paese avrebbe assoluto bisogno, normative che attualmente regolano:
    • La discarica di materiali inerti.
    • Le bonifiche ed il recupero dei Siti inquinati.
    • L’esecuzione dei dragaggi e la gestione dei relativi fanghi.
    • L’impatto ambientale delle grandi opere.
    Chiaramente questa situazione non sta generando significativi stimoli nei nostri confronti da parte dei potenziali Investitori e dell’Armamento, e quindi se non interveniamo in tempo per modificarle e renderle razionali, stabili nel tempo, e soprattutto chiare per non essere facilmente opinabili, difficilmente anche dalle nostre parti come peraltro succede in Europa ed in giro per il mondo si potranno realizzare nuove e moderne Infrastrutture sia Viarie che Portuali.

    Dovremo essere ben coscienti che il nuovo Hub per le merci containerizzate realizzabile sui nostri litorali, potrebbe diventare considerate le sue potenzialità uno dei fulcri della Portualità Comunitaria e nel contempo essere anche in grado di fare da volano per lo sviluppo nell’Alto Adriatico sia degl’altri Comparti Merceologici che delle variegate ed innumerevoli attività legate al mare incrementando economia e lavoro nei nostri territori, quindi mi sembra abbastanza condivisibile l’affermazione che la Portualità della nostra Regione e dell’Alto Adriatico potrà recuperare un significativo ruolo sulle scene dei Traffici Internazionali ed anche affrontare serenamente le sfide del terzo millennio, soltanto se avremo il coraggio e la lungimiranza di pianificare opere fortemente caratterizzate per dimensioni e potenzialità “che ci consentano finalmente di ritornare a correre” se invece saremo in grado di realizzare “come sembra” soltanto infrastrutture sottodimensionate che non ci permettano di sfruttare tutte le nostre peculiarità, non usciremo mai dalla mediocrità e saremo purtroppo vocati ad una lenta ma inesorabile agonia “poiché con le scarpe strette si può soltanto zoppicare”.
    Si spera che il fattivo operato dei nostri Amministratori unitamente a quello dei vari soggetti coinvolti nell’operazione, possa un domani far si che su quell’opulento treno in transito dalle nostre parti targato “Superporto Unicredit Maersk” ci sia un domani un posto a sedere anche per noi.
    Brunello Zanitti Giuliano.

  3. Corridoio Baltico e futuro della Portualità dell’Alto Adriatico.

    E chiaramente apprezzabile che la Regione F.V.G. sia intervenuta per definire la legge che “Disciplina le competenze regionali in fatto di Portualità” documento che dovrebbe regolare l’organizzazione ed il funzionamento dei nostri sbocchi al mare e portare possibilmente anche alla creazione di un’unica Autorità Portuale, nuova disciplina che dovrebbe favorire lo svolgimento dei servizi funzionali all’organizzazione la realizzazione delle infrastrutture relative alla piattaforma logistica regionale, per essere in grado di supportare con porti retroporti e collegamenti i traffici dei corridoi transnazionali promossi dall’Unione Europea.

    Ma speriamo che questa volta si passi realmente dalle parole ai fatti concreti, poiché considerate le nostre gravi carenze infrastrutturale non penso siano sufficienti le pur apprezzabili nuove regole, ma bisogna assolutamente pianificare e realizzare nuove opere e banchinamenti portuali “ed eliminare pure i colli di bottiglia che attualmente condizionano lo sfruttamento del Corridoio Baltico” sul quale penso dovremmo concentrare le nostre attenzioni, poiché sul Corridoio N° 5 sembra ci siano ancora molte incertezze sia economiche che di cantierizzazione.

    Corridoio Baltico che attualmente è purtroppo una scatola semivuota in quanto da solo non potrà certamente mai fare miracoli, poiché soltanto se sarà adeguatamente supportato da moderne infrastrutture portuali potrebbe in futuro veicolare notevoli volumi di traffico relativi a quei flussi merceologici che per loro natura e destinazione dovrebbero rientrare nei nostri naturali mercati di riferimento e quindi soddisfare quella che è sempre stata una nostra giustificata e comprensibile ambizione “riuscire a spostare un po’ più a sud verso L’Alto Adriatico il baricentro del Sistema Trasportistico Comunitario” per poter beneficiare dei rilevanti e variegati ritorni economici generati dalla logistica di porto e retroporto.

    Nuove infrastrutture che chiaramente dovranno contemplare anche la realizzazione di un nuovo moderno Terminal Contenitori che per dimensioni e potenzialità dovrebbero essere realmente in grado di movimentare annualmente diversi milioni di contenitori, per poter catalizzare e convogliare verso questo nostro mare una consistente quota di quei traffici dell’Oltre Suez destinati a quelli che consideriamo i nostri naturali mercati di riferimento, traffici che purtroppo ora date le nostre gravi carenze infrastrutturali scelgono forzatamente l’alternativa dei Porti del Nord Europa, andando quindi ad allungare ed appesantire in termini di tempi e costi il loro gia lungo percorso.

    Il nuovo Hub per le merci containerizzate realizzabile sui nostri litorali se adeguatamente dimensionato potrebbe diventare uno dei fulcri della Portualità Comunitaria e nel contempo essere anche in grado di fare da volano per lo sviluppo nell’Alto Adriatico sia degl’altri Comparti Merceologici che delle variegate ed innumerevoli attività legate al mare, incrementando economia e lavoro nei nostri territori.

    Quindi mi sembra abbastanza condivisibile l’affermazione che la Portualità della nostra Regione e dell’Alto Adriatico potrà recuperare un significativo ruolo sulle scene dei Traffici Internazionali ed anche affrontare serenamente le sfide del terzo millennio, soltanto se avremo il coraggio e la lungimiranza di pianificare opere fortemente caratterizzate per dimensioni e potenzialità “che ci consentano finalmente di ritornare a correre” se invece saremo in grado di realizzare “come sembra” soltanto infrastrutture sottodimensionate che non ci permettano di sfruttare tutte le nostre peculiarità, non usciremo mai dalla mediocrità e saremo purtroppo vocati ad una lenta ma inesorabile agonia “poiché con le scarpe strette si può soltanto zoppicare”.

    Penso che dovremo essere ben coscienti che il Corridoio Baltico non avrà futuro se non saremo in grado di porre rimedio ai danni provocati sia dal nostro pluri decennale letargo infrastrutturale che dalle nostre farraginose normative che di fatto allungano i tempi di cantierizzazione delle opere, con il reale rischio di renderle tendenzialmente più costose e già obsolete.

    Sarebbe saggio se per superare l’attuale situazione di stallo fossimo in grado di guardarci un po’ attorno, andando a copiare cosa hanno fatto o stanno facendo e che sistemi di cantierizzazione ed attrezzamento stanno adoperando i nostri concorrenti vicini e lontani per realizzare e gestire i moderni Terminal Contenitori, copiare per poter affrontare serenamente le sfide del terzo millennio e consentire un adeguato interfacciamento tra i nostri Scali e quelle che sono le mutevoli e crescenti esigenze operative dei flussi merceologici e dei nuovi vettori che l’Armamento sta mettendo in linea sulle Rotte Intercontinentali.

    Brunello Zanitti Giuliano

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