Tonnellate di aiuti umanitari mai arrivati al campo profughi di Tindouf. Milioni di euro sborsati dall’Ue spariti nel nulla. Autorità algerine, Mezzaluna Rossa locale e dirigenti del Fronte Polisario che trasformano Orano in un “porto delle nebbie”, rivendendo gli aiuti nei mercati del sud dell’Algeria e del Mali. Lo rivela l’Afp pubblicando alcuni passi di un rapporto dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf).
Un rapporto circondato dal mistero: redatto nel 2007 a partire da un’indagine condotta nel 2003, non è mai stato reso pubblico. Diversi eurodeputati negli anni hanno chiesto che venisse divulgato, scontrandosi con il niet di Bruxelles. Così i rifugiati saharawi si sono visti sottrarre per quasi un decennio gran parte di quei 10 milioni di euro di aiuti che l’Ue spedisce ogni anno verso i campi attorno a Tindouf, nel sud-ovest dell’Algeria. Che avvenisse qualcosa del genere è un segreto di Pulcinella, sui media trapelano indiscrezioni simili almeno dal 2008. Ma il rapporto dell’Olaf contiene un elemento essenziale: le prove, i nomi e i cognomi dei responsabili.
Gli interessi sul campo di Tindouf
Perché il rapporto non è mai stato pubblicato? Interrogata in merito, la commissaria europea al bilancio Kristalina Georgieva sostiene laconicamente che Bruxelles non aveva ritenuto doveroso interrompere l’invio di aiuti. Eppure qualche decisione in merito era stata presa. Nel 2005 l’Ue aveva tarato al ribasso la stima dei rifugiati di Tindouf, portandola a 90mila. Perché è proprio sul numero dei beneficiari che qualcuno ha potuto lucrare. Le autorità algerine parlavano di 165mila profughi, mentre il Marocco non andava oltre i 50mila. La cifra Ue è stata determinata grazie a foto satellitari, visto che l’accesso al campo è sempre stato negato.
Se la gestione del campo è poco trasparente, è perché Tindouf si trova al centro di interessi politici e economici rilevanti. Tutto nasce nel 1975 con l’occupazione del Sahara occidentale, ex colonia spagnola ricchissima di fosfati, da parte del Marocco durante la Marcia Verde. Da allora Algeri combatte contro Rabat una guerra per procura appoggiando la lotta armata degli indipendentisti saharawi, organizzati nel Fronte Polisario. Tindouf diventa capitale del popolo saharawi, ospitato in diversi campi per rifugiati attorno alla città. Campi gestiti appunto dal Polisario che lì ha il suo quartier generale, ma non sembra in grado (o interessato) di garantire condizioni di vita decorose agli abitanti. Di recente la situazione è peggiorata anche sotto il profilo della sicurezza. Gruppi legati ad al-Qa’ida nel Maghreb hanno accesso a quei campi, come ha dimostrato il rapimento della cooperante italiana Rossella Urru nel 2011.
I nomi dei responsabili
L’immobilità dell’Ue è ancora più lampante considerato che altri particolari circostanziati emergevano già da un documento dell’European strategic intelligence and security center (Esisc) datato 2010, che si basa proprio sul rapporto “confidenziale” dell’Olaf. Gli aiuti impiegano circa 48 giorni per arrivare a Tindouf dal porto di Orano, un’enormità. Che succede nel frattempo? Avviene la spartizione. La Mezzaluna Rossa se ne accaparrerebbe la fetta più grande, seguita dal Polisario. I dirigenti del Fronte utilizzerebbero i proventi per acquistare armi ma soprattutto ville per sé e la propria famiglia alle Canarie e nel sud della Spagna. Il rapporto avrebbe anche individuato la localizzazione esatta dei depositi di armi, oltre ai membri di Polisario coinvolti. Le autorità algerine trarrebbero profitto applicando tasse non dovute agli aiuti comprati direttamente in loco.
L’Esisc abbozza anche una spiegazione per la segretezza del report: minerebbe i rapporti fra Algeria e Ue, mettendo a rischio le forniture di petrolio e gas. E probabilmente la situazione è destinata a non cambiare di molto finché non salteranno fuori i nomi e i cognomi di tutti i responsabili.
Foto: ECHO
Visto che si parla di segreti di Pulcinella: le ville sul lungomare di Gaza e i “risparmi/eredità miliardari” di Arafat?
Certe volte gli aiuti umanitari promossi e mediati da preconcetti ideologici rasentano l’imbecillità prima che la sconsideratezza.