LETTONIA: "Il Latgale non sarà un’altra Crimea," afferma il ministro della difesa

Mentre i rapporti fra Nato e Cremlino sono sempre più tesi e i paesi baltici si sentono al centro della crisi internazionale, il ministro della difesa lettone Raimonds Vējonis affronta in una lunga intervista a Diena i temi principali legati all’appartenenza della Lettonia alla Nato e ai timori che il Latgale, la regione dove più forte è la comunità russofona in Lettonia, possa trasformarsi in un altro terreno fertile per le mire del Cremlino. Senza dimenticare le elezioni politiche che il prossimo 4 ottobre rinnoveranno il parlamento lettone.

Pubblichiamo qui di seguito un estratto dell’intervista di Vējonis a Diena.

Lei è sicuro che in caso di attacco della Russia i paesi partners della Nato saranno pronti a difendere la Lettonia?
Ne sono assolutamente convinto. Se qualche volta l’articolo 5 non venisse attuato, come prevede il trattato di Washington, questo significherebbe la fine della Nato. L’alleanza atlantica è basata sul principio di difesa collettiva, che prevede di venire in aiuto in situazioni di crisi. Se questo non accade, si può dire che la più grande alleanza militare nel mondo cessa di esistere.

Ma ci sono delle questioni relative al meccanismo di funzionamento dell’articolo 5. Nel caso dell’Ucraina, vediamo che la Russia non ha ufficialmente dichiarato guerra all’Ucraina. Sono apparsi i “soldatini verdi” (
L’Ucraina si trova in una situazione diversa, perché non fa parte della Nato, né dell’Unione Europea. In Crimea c’era già una base militare russa, che ha aperto la strada a diverse manipolazioni. Per quel che riguarda i “soldatini verdi”, i nostri servizi sono pronti per situazioni del genere. Nelle esercitazioni, che si svolgono in territorio russo, si affrontano diversi scenari.

E’ chiaro che per la sicurezza della Lettonia, dobbiamo pensarci innanzi tutto noi stessi. Ma noi non possiamo ancora rispettare in pieno i nostri doveri, ovvero destinare il 2% del PIL al budget della difesa. Perché?
Noi difendiamo la Lettonia prima di tutto rafforzando le capacità di autodifesa. In questo settore forse non tutte le cose si sono sviluppate così rapidamente, come sarebbe stato necessario. Dobbiamo considerare che dopo la riconquista dell’indipendenza le forze militari lettoni sono partite da zero, a differenza di Polonia, Rep. Ceca e gli altri paesi dell’Europa orientale che avevano già un proprio esercito.
L’Europa dopo la seconda guerra mondiale ha vissuto relativamente in pace e ha fatto affidamento sulla convinzione che non ci sarebbe stato bisogno più di alcuna guerra. Per questo anche la politica non ha trovato la voglia di assicurare il 2% al settore della difesa. Ma questo è il dovere che noi dobbiamo rispettare. Io vorrei che la soglia del 2% del Pil per la difesa sia raggiunto prima del 2020. E’ tempo di ripagare le forze militari lettoni, perché possano assicurare la nostra piena autodifesa.

Non è un segreto che nell’esercito lettone prestino servizio anche molti russofoni. In caso di conflitto con la Russia, non tremerà forse loro la mano se dovessero sparare su soldati dello stessa nazionalità?
Noi drammatizziamo troppo questa situazione. Se una persona ha una nazionalità diversa, subito si mette in dubbio la sua lealtà nei confronti dello stato lettone. A volte gli stessi lettoni sono più sleali dei cittadini di altre nazionalità. Tutti i militari che prestano servizio nell’esercito lettone, rispondono a criteri ben definiti. Se sorgono dei dubbi sulla lealtà di qualcuno, vengono prese le misure adeguate.

Negli ultimi tempi ci sono stati tentativi di alzare la temperatura in Latgale (la regione della Lettonia dove più numerosa è la comunità russofona ndt), spingendo idee separatiste. Secondo lei, il Latgale può essere un terreno fertile per l’attecchimento di tali idee?
A mio avviso questo è il risultato della propaganda russa. La Russia cerca di farci pensare che il Latgale sia la regione in cui sia più facile per loro estendere la loro influenza, in cui i “soldatini verdi” o qualcun altro potrebbe prendere facilmente il potere. Io ritengo invece che gli abitanti del Latgale spesso sono i più grandi patrioti, anche rispetto ad altre regioni del paese. Non bisogna concentrarsi solo sul fatto che in Latgale ci sono più persone che parlano russo.

Con quale partito ZZS sarà pronta a formare una coalizione di governo dopo le elezioni per il rinnovo della Saeima (il prossimo ottobre ndt)? La priorità sarà quella di mantenere la coalizione esistente o è possibile anche un accordo con Saskaņa (il partito russofono ndt)?
Prima di tutto dobbiamo attendere i risultati delle elezioni. In ogni caso prevedo che l’attuale coalizione ha la possibilità di continuare a lavorare anche nella prossima legislatura. Già varie volte ho affermato che una collaborazione con Saskaņa non è possibile.

Perché non è possibile?
Innanzi tutto perché in una questione come quella in Ucraina non si può restare neutrali. Devi per forza avere un’opinione, ma Saskaņa non l’ha espressa. Restano neutrali. Poi non mi piace che loro abbiano un accordo con il partito di Putin “Russia Unita”, che mostra tutta la sua aggressività nell’attuare i propri interessi geopolitici nei territori dell’ex Urss. Inoltre sono anche abbastanza coinvolti nella macchina della propaganda russa, e contribuiscono a portare la disinformazione di Mosca nella società lettone. Diversi politici sono diventati troll di Mosca. Io mi candido in Latgale alle prossime elezioni, e non accetto che i candidati di Saskaņa dicano alla gente di non votare per Vējonis e ZZS perché loro con il 2% del Pil che vogliono destinare alla difesa, tolgono denaro all’istruzione, alla sanità, ai pensionati. Questo è un comportamento deliberato che cerca di dividere la società lettone.

Materiale tratto da Diena.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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3 commenti

    • E in letgallo è “Latgola”.
      Moltissimi termini geografici locali hanno un corrispondente italiano, la maggior parte dei quali è di uso raro. Tranne che nei casi di uso più comune, preferiamo mantenere il termine in lingua originale.

  1. La Crimea è un caso particolare: si tratta di fatto di un territorio russo che si trovava in territorio ucraino, e in più ospita delle importanti basi militari che consentono alla Russia una proiezione mediterranea. La Latgallia (io uso il termine italiano) non risponde a nessuno di questi requisiti. Inoltre gli abitanti della Latgallia, seppure per la maggior parte russi, difficilmente sarebbero disposti ad affrontare i costi di un “passaggio di mano”, e allo stesso Putin conviene che i Russi della Lettonia rimangano cittadini (quando lo sono) della Lettonia. Dopotutto possono sempre tornare molto utili per influenzare la politica del Paese e sviluppare i rapporti commerciali ed economici tra la Lettonia – e quindi l’Europa – e la Federazione Russa. Un pò come i Cinesi del Sud-Est Asiatico.

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