Da BUDAPEST – Il quotidiano economico Napi Gazdaság scrive che, secondo uno studio del governo, potrebbe essere deciso il monopolio sulle vendite al dettaglio di prodotti alcolici da assegnare alla già esistente rete delle tabaccherie. Il fatturato annuo dei prodotti alcolici e del tabacco arriva insieme a 4 mila miliardi di fiorini e costituisce il 20% del fatturato totale del commercio al dettaglio dei generi alimentari, sottolinea il quotidiano. Se la vendita dell’alcool fosse monopolizzata, i piccoli negozi al dettaglio potrebbero perdere il 15-20% del loro fatturato. A giudizio del Napi Gazdaság una strategia bilanciata sarebbe quella di monopolizzare solo la rivendita degli superalcolici, concedendo le licenze di vendita alle grandi catene e non alle tabaccherie.
Il governo ungherese ha messo in agenda la creazione di un sistema di tariffe unificato per le tariffe dell’acqua. L’attuale regolamentazione è stata adottata nel 2011 già con l’intenzione di gettare le basi di un consolidamento per quanto riguarda il servizio di distribuzione dell’acqua. Un ulteriore progresso sarebbe necessario, scrive il governo, per “ridurre le tariffe”. Le compagnie fornitrici sono già state ridotte radicalmente, da 400 a 40 secondo il Budapest Business Journal, e il contenimento è previsto andare avanti. Tra gli scopi dichiarati dall’esecutivo appena rieletto quello di introdurre una tariffa parificata, avviare lavori di manutenzione e assicurare l’accesso ai fondi europei necessari all’ammodernamento della rete idrica.
La Corte Costituzionale boccia l’obbligo di dichiarare la gravidanza al datore di lavoro
La Corte Costituzionale ungherese ha deciso di eliminare dal codice del lavoro nazionale le disposizioni relative all’informazione dello stato di gravidanza al datore di lavoro perché ritenute lesive della privacy e per ragioni di tutela delle gestanti. La Corte ha valutato anticostituzionale il passaggio che proibisce il licenziamento delle donne incinta nel caso in cui abbiano messo al corrente il loro datore di lavoro. La gravidanza, ha argomentato la Corte Costituzionale, fa parte della sfera più intima della privacy di un individuo e rendere obbligatorio per i dipendenti la condivisione di informazioni simili con chiunque altro all’interno del posto di lavoro interferisce e viola la sfera personale. La procedura è stata esaminata su richiesta dell’ombudsman.