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UCRAINA: Ma non si chiamava democrazia?

La Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, ha approvato il 16 gennaio scorso una serie di provvedimenti che rivedono sensibilmente la legislazione sulle libertà fondamentali care a chiunque abbia a cuore, come EastJournal, la democrazia.

Le opposizioni, che in questi mesi hanno tentato di cavalcare le proteste più che guidarle, hanno cercato di impedire l’adozione di queste norme occupando gli scranni della Presidenza del Parlamento ma ciò non ha impedito al Partito delle Regioni, lo schieramento del Presidente Yanukovich, di far passare il testo con 235 voti favorevoli: nove in più della maggioranza assoluta. Non è stata seguita la prassi consolidata di votazione con il supporto elettronico, ma si è proceduto con la votazione per alzata di mano senza neanche lasciare il tempo del conteggio. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e probabilmente la procedura del tutto originale si è resa necessaria per non permettere defezioni nel Partito di maggioranza dove alcuni non erano favorevoli.

Queste 11 leggi approvate sono un miscuglio disomogeneo che mostrano come i loro estensori, Vadym Kolesnychenko e Volodymyr Olynyk, abbiano dovuto fare in fretta nella stesura, senza neanche passare per le Commissioni parlamentari.
Le misure adottate sono una chiara contromisura rispetto alle proteste che negli ultimi due mesi hanno avuto luogo a Kiev e – in misura minore – nelle altre città ucraine. Vengono vietate le installazioni di tende, palchi ed amplificatori in luoghi pubblici prevedendo multe fino a 640$ o 15 giorni di detenzione; multe fino a 1275$ o 10 giorni di galera per coloro i quali forniranno a manifestanti non autorizzati qualsiasi mezzo si rendesse loro utile; divieto di utilizzare maschere durante gli assembramenti; divieto – e siamo al comico – di accostamento di 5 o più auto finalizzate a bloccare strade o spostamenti.

Brutte notizie per i mezzi di informazione ed i media in generale: viene reinserito nel codice penale il reato di diffamazione, abolito nel 2001 durante la Presidenza Kuchma, e diventa obbligatoria per i media online la registrazione. Nel contempo viene bandita, con pene fino a 3 anni di prigione, la ricerca di informazioni su ufficiali di polizia e giudici rendendo impossibile il giornalismo d’inchiesta che si è sviluppato negli ultimi anni e che ha permesso di portare alle cronache numerose inchieste sulla corruzione in tutte le sfere statali (se ne occupava, per esempio, Tetyana Chornovol). In casi non ben specificati sarà possibile da parte del Governo la sospensione dell’accesso ad internet… non si sa come, ma il mezzo lo si troverà.

Memori dell’esempio russo i legislatori ucraini non hanno voluto trascurare le ONG che ricevono soldi da donatori stranieri: dovranno d’ora in poi registrarsi (nella legge vengono definite “agenti stranieri”), e pagare le tasse su queste “rimesse”.

Ultimo, ma altrettanto criticabile, la modifica delle procedure per la rimozione dell’immunità parlamentare. In passato era necessario che una Commissione ad hoc svolgesse un’inchiesta e che votasse prima di passare all’aula la questione. Aggirando l’articolo 80 della Costituzione, l’immunità parlamentare sarà d’ora in poi in mano alla maggioranza parlamentare che con una votazione palese potrà rimuoverla.

Gli Stati Uniti hanno espresso reprimende, confermando la minaccia di bandire tra 10 e 20 personaggi di spicco della compagine governativa. L’OSCE ha condannato l’adozione delle nuove norme. In Unione Europea ognuno va per conto suo: i Paesi baltici e la Polonia gridano allo scandalo e minacciano azioni, il Ministro degli esteri svedese Carl Bildt si dichiara seriamente preoccupato e dice che al prossimo Consiglio Europeo del 20 gennaio l’argomento sarà in agenda; l’Alto Rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton, si affretta ad emettere un comunicato di biasimo senza parlare di azioni concrete da intraprendere: sa bene di avere poca voce in capitolo; alcune cancellerie sembrano neanche accorgersi di ciò che avviene a Kiev e restano in silenzio. Tanto fumo e poco arrosto, ma si sa che la politica estera europea è ancora competenza degli Stati; possono magari essere tutti d’accordo nel criticare, ma non sanno trovare misure concrete da prendere.

Yanukovich è partito al contrattacco puntando a rimuovere gli oppositori il prima possibile per poi iniziare la sua personale lotta per la rielezione. La Rivoluzione Arancione del 2004 ha eretto alcuni limiti che in questi dieci anni non sono mai stati oltrepassati. Yanukovich, firmando questa legge, è il primo a provarci: sicuro che il popolo ucraino resterà a guardare?

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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9 commenti

  1. Queste norme “liberticide” sono perfettamente uguali a quelle di qualunque paese europeo, e molto meno repressive di quelle americane.

  2. Girello Destrorsi

    Dunque, vediamo un po’…. Partiamo dall’inizio:

    “Vengono vietate le installazioni di tende, palchi ed amplificatori in luoghi pubblici prevedendo multe fino a 640$ o 15 giorni di detenzione”. —-> Questa terribile “legge liberticida” in Italia si chiama “manifestazione non autorizzata” e “occupazione di suolo pubblico”, reati che vengono puniti un po’ in tutto il mondo.

    “multe fino a 1275$ o 10 giorni di galera per coloro i quali forniranno a manifestanti non autorizzati qualsiasi mezzo si rendesse loro utile” —-> in Italia si chiama “favoreggiamento” ed è altrettanto punito dal codice penale.

    “divieto di utilizzare maschere durante gli assembramenti” —-> Anche in Italia è vietato portare indumenti (copricapi, veli o maschere) che coprano il viso. E non solo nelle manifestazioni, ma SEMPRE. Il motivo è semplice: bisogna essere sempre riconoscibile quando si è in pubblico.

    “divieto – e siamo al comico – di accostamento di 5 o più auto finalizzate a bloccare strade o spostamenti” —-> Vedete, è quel “finalizzate” che fa la differenza. In Italia fare una cosa del genere provocherebbe una mole di reati che nemmeno mi vengono in mente tutti. E pure se la giurisprudenza non è chiara al proposito, è molto facile che si sfoci nel penale. “Blocco del traffico”, “interruzione di pubblico servizio”, “sosta vietata”, solo per citarne alcuni. In certi frangenti si potrebbe sfociare anche nel “sequestro di persona”. C’è casistica anche al proposito.

    In pratica, finora di “comico” io intravedo solo il maldestro intento fazioso e denigratorio dell’articolista. Ma continuiamo.

    “Brutte notizie per i mezzi di informazione ed i media in generale: viene reinserito nel codice penale il reato di diffamazione, abolito nel 2001 durante la Presidenza Kuchma, e diventa obbligatoria per i media online la registrazione” —-> il reato di diffamazione a mezzo stampa è stato penale in Italia per decenni. Solo recentemente è stato tolto il carcere (ma rimane la sanzione civile). E comunque ce ne sarebbe da dire… Per quanto riguarda invece la registrazione dei media online, be’, mi sembra solo un passo avanti nella legislazione. L’articolista sa che anche questo giornale online per cui scrive è una testata registrata?

    “Nel contempo viene bandita, con pene fino a 3 anni di prigione, la ricerca di informazioni su ufficiali di polizia e giudici rendendo impossibile il giornalismo d’inchiesta che si è sviluppato negli ultimi anni e che ha permesso di portare alle cronache numerose inchieste sulla corruzione in tutte le sfere statali (se ne occupava, per esempio, Tetyana Chornovol). In casi non ben specificati sarà possibile da parte del Governo la sospensione dell’accesso ad internet… non si sa come, ma il mezzo lo si troverà” —-> Ecco, siamo arrivati alla fine al vero nocciolo della questione. Dopo tanta fuffa, finalmente si denuncia una legge veramente criticabile e che mette a rischio seriamente la libertà di stampa e dei giornalisti.
    Mi domando: non si poteva partire direttamente da qui per imbastire il pezzo, eliminando faziosità e futilità? Il giornalismo anglosassone di solito insegna: le opinioni separate dalle informazioni.

    • Ottima risposta! Da far leggere a chi dice che Yanukovich è un dittatore servo di quel cattivone di Putin…

  3. Da far leggere a tutti, altrochè !!!
    ….Ma lo sappiamo bene …”Ad Est vi sono Dittature e CATTIVONI” !!!
    Ad Ovest invece ci sono solo: “BENEFATTORI ed ISOLE dei BEATI !…Eh si !

  4. Ringrazio tutti per i commenti che possono fare solamente bene. Non vorrei tediarvi oltre con discorsi “faziosi e denigratori”. Tuttavia mi sembra opportuno una precisazione. Ringrazio Girello Destrorsi per l’analisi – punto per punto – di ciò che ho scritto. Un’unica domanda: dove vede critiche alle leggi dove si identificano fattispecie criminali che sostiene essere (cito) “punite un po’ in tutto il mondo”?! sia chiaro, non sono d’accordo su alcune norme, pur trovandole “accettabili giuridicamente”, e non sono d’accordo su altre poiché comiche, come già le definisco, o perchè assolutamente non democratiche; tuttavia il fatto di descrivere l’impianto normativo non mi sembra né denigratorio né di critica. La domanda è: quello che scrivo sulle leggi è falso? non è stata forse approvata una normativa che vieta le istallazioni di tende, palchi ecc. in seguito alle manifestazioni di queste ultime settimane? non è stato vietato fornire mezzi ai manifestanti? non sono stati forse proibiti i caroselli di mezzi di trasporto? Dice che il giornalismo anglosassone insegna…nulla di più vero! avrà di certo allora visto che il giornalismo anglosassone ci sta andando giù molto pesante. Il mio intento era puramente descrittivo… e gli unici commenti soggettivi che ho espresso, tralasciando il titolo che è per sviluppare una discussione critica (ci sono riuscito a quanto pare!), sono stati: 1) la violazione della procedura che – a mio avviso – è stata voluta 2) “queste 11 leggi sono un miscuglio disomogeneo”… basti pensare che sono state inserite nella discussione parlamentare sul budget! 3) “siamo al comico” riguardo alle 5 e più auto. Con questo criterio paradossalmente anche qualsiasi automobilista in coda fermo al semaforo nelle zone limitrofe di una manifestazione potrebbe essere bloccato dalla polizia 4) la critica all’Unione Europea. Tutto il resto è descrizione. Mi dispiace che per voi l’articolista abbia scritto tutt’altro.

    • Girello Destrorsi

      Gentile Rizzi,
      la ringrazio intanto per la risposta ferma ma garbata. Nonostante sia stato attaccato il suo lavoro, non si è lasciato andare ad insulti e questo le fa onore. Ciò premesso, cercherò di risponderle punto per punto garbatamente, ma altrettanto fermamente.

      “Il mio intento era puramente descrittivo… e gli unici commenti soggettivi che ho espresso, tralasciando il titolo che è per sviluppare una discussione critica” —-> E no: io non ho criticato il titolo, ma ho fatto appunti sul pezzo in maniera circostanziata. Dice di averlo fatto descrittivo? Non mi pare proprio, quando sin dal principio leggo: “il Parlamento ucraino, ha approvato una serie di provvedimenti che rivedono sensibilmente la legislazione sulle libertà fondamentali care a chiunque abbia a cuore la democrazia”. Mi pare un’introduzione già abbastanza schierata e per nulla descrittiva. Se lei parla di “una serie di provvedimenti”, devo poi supporre – da lettore – che si riferisce a TUTTE quelle poi da lei menzionate. Altrimenti doveva specificare meglio e non generalizzare. Inoltre, la sua opinione personale traspare palesemente dal tono con cui scrive ogni riga dell’articolo. Se altri le hanno fatto la stessa critica, forse la mia impressione non è campata in aria. Ci pensi, da lettore esterno.

      “3) “siamo al comico” riguardo alle 5 e più auto. Con questo criterio paradossalmente anche qualsiasi automobilista in coda fermo al semaforo nelle zone limitrofe di una manifestazione potrebbe essere bloccato dalla polizia” —-> Le continua a sfuggire quel “finalizzate”. Eppure è stato lei a scrivere l’articolo! Una cosa è stare in coda al semaforo, una cosa è ammucchiare 5 autovetture con l’intento di bloccare il traffico e creare disagio alla popolazione. Per quanto riguarda i reati che in Italia un’azione del genere comporterebbe, rimando al mio commento di sopra.

      Ne approfitto poi per concludere la disamina che nel commento precedentemente scritto non ho finito per questioni di tempo.

      “Memori dell’esempio russo i legislatori ucraini non hanno voluto trascurare le ONG che ricevono soldi da donatori stranieri: dovranno d’ora in poi registrarsi (nella legge vengono definite “agenti stranieri”), e pagare le tasse su queste “rimesse”.” —-> Qui lei critica apertamente la nuova disposizione. Tra l’altro lo fa nuovamente in un altro articolo attualmente in home page. La registrazione delle ONG “straniere” avviene anche negli Stati Uniti (http://www.lettera43.it/politica/ong-la-russia-imita-gli-usa_4367558032.htm) ed è a mio avviso (ma questa è un’opinione) un fatto positivo: lo scopo è quello classico della democrazioa americana: la trasparenza. Si fa perché si deve sapere chi finanzia queste associazioni, chi c’è dietro e quale sia lo scopo. Non è un retaggio della guerra fredda: i cittadini devono essere informati sugli attivisti presenti sul territorio, soprattutto se ricevono soldi pubblici e/o privati. Le dirò di più: a me farebbe piacere che una norma del genere fosse applicata anche in Italia. Chissà cosa scopriremmo…. In ogni caso, le domando: anche gli Stati Uniti virano verso la dittatura… da 80 anni?

      “Ultimo, ma altrettanto criticabile, la modifica delle procedure per la rimozione dell’immunità parlamentare. In passato era necessario che una Commissione ad hoc svolgesse un’inchiesta e che votasse prima di passare all’aula la questione. Aggirando l’articolo 80 della Costituzione, l’immunità parlamentare sarà d’ora in poi in mano alla maggioranza parlamentare che con una votazione palese potrà rimuoverla.” —-> E’ esattamente la stessa procedura che si applica in Italia! L’unica differenza (ma potrei sbagliarmi) è che credo che da noi il voto parlamentare possa ANCHE essere segreto. Anche qui, onestamente, non vedo nessuna virata verso la dittatura.

      Parliamoci chiaro: non sono un fan di Yanukovich, non me ne frega assolutamente niente di lui. Il diritto di critica di un giornalista è sacro, purché non sia “sapientemente” mescolato all’informazione. Lei mette nel calderone di un solo articolo leggi assolutamente normali con altre ben più preoccupanti, come quella dell’impossibilità per i giornalisti di indagare su magistrati e ufficiali di polizia. Non voglio insegnarle a fare il suo mestiere, ci mancherebbe: ma a mio avviso se vuole criticare in maniera efficace Yanukovich, dovrebbe tralasciare le critiche pretestuose, e focalizzarsi su ciò che davvero di marcio c’è nel governo ucraino. Diceva Tacito: “Sine ira et studio”.
      Altrimenti si lascia il campo dell’informazione, si entra in quello della polemica politica e si cede facilmente il fianco alle critiche, non facendo altro che il gioco di Yanukovich stesso.

  5. Gentile Rizzi,
    potrebbe allegare un link con la fonte di questa notizia?
    (Un link che riporti il testo ufficiale con le nuove leggi)
    Grazie!

  6. Gentile Erminia,
    Inserisco il link della legge dal sito del Parlamento Ucraino (avevo già aggiunto il link, ma questo è più corretto):
    http://w1.c1.rada.gov.ua/pls/zweb2/webproc4_2?id=&pf3516=3879&skl=8
    il testo in inglese è qui:
    http://kiev1.org/en/zakonoproekt-3879.html
    Gentile Girello Destrorsi, non aggiungerò altro per non tediare lei e gli altri, se non che concordo certamente con le ultime dieci righe di ciò che ha scritto: se ha interpretato così il mio pezzo mi dispiace, certamente non era il mio intento. Come avrà visto su EastJournal ci sono altre campane, altri modi di scrivere, opinioni diverse…. di sicuro le dico anche che non mi permetterò mai di insultare o rispondere sgarbatamente a chi, come lei, giustifica quel che dice anche se mi accusa di faziosità: i commenti, le discussioni e le critiche le accetto quasi con più piacere dei complimenti!

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